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Indipendentisti sardi invadono la villa di Berlusconi

Publie le sabato 19 marzo 2005 par Open-Publishing
2 commenti

Dazibao Movimenti Governi

Olbia : IRS invade la villa sarda del signor Berlusconi

Gli indipendentisti sardi di IRS Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna invadono pacificamente la residenza sarda del signor Silvio Berlusconi.

Un centinaio di attivisti di "IRS Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna", movimento indipendentista sardo nonviolento, è entrato pacificamente a Villa Certosa, la residenza sarda del signor Silvio Berlusconi protetta da segreto militare, come atto concreto per l’affermazione della sovranità del Popolo sardo su ogni angolo di Sardegna e come atto simbolico in favore dell’inalienabile diritto all’autodeterminazione del Popolo sardo.


Su dogumentu
Il comunicato

Questo nostro atto odierno ha un preciso significato politico in quanto politica è la posta in gioco del nostro agire: esso è affermazione della sovranità dei sardi sulla loro terra.

Siamo noi che ci riappropriamo di ciò che è nostro: il che significa non solo riappropriarsi simbolicamente di un pezzo “fisico” di territorio ma soprattutto riappropriarsi concretamente del potere di determinare la nostra storia e la storia, presente e futura, di questa nostra terra.

Questo atto significa insomma riappropriarsi del coraggio e della volontà.
Ora più che mai, davanti all’arroganza del potere italiano e all’assenza della classe politica autonomista, si impongono gesti capaci di scuotere le coscienze e l’opinione pubblica sarda dal torpore in cui la finta politica odierna continuamente la costringe.

Si tratta inoltre di parlare a tutte le coscienze libere che in Europa e nel Mondo hanno a cuore il destino del pianeta e la pacifica convivenza fra i popoli: coscienze che non possono restare indifferenti davanti al modo in cui poteri politici, economici e militari maltrattano il nostro territorio e calpestano il nostro diritto a vivere in una terra pulita e smilitarizzata, così come ad esercitare il nostro diritto all’autodeterminazione.

Le continue lesioni alla nostra sovranità, a quelli che se fossimo una nazione indipendente sarebbero riconosciuti come nostri semplici e legittimi diritti, confermano la necessità di questo nostro atto: un atto “dovuto” che non è il primo e non sarà l’ultimo, ma che si inserisce nella lotta storica del popolo sardo per la sua libertà e nel cammino di liberazione nazionale in forma non-violenta che iRS sta portando avanti con decisione.

Ieri come oggi iRS non ha mai aspettato che una classe autonomista e unionista connivente con i poteri esterni alla Sardegna risolvesse problemi che non vuole e non può risolvere: questa classe dirigente, che ha come unica funzione e capacità quella di dirigerci verso il baratro o in vicoli ciechi, questa classe dirigente formata apposta per non essere capace di credere nel popolo sardo e nella Nazione sarda, ha ancora una volta lasciato che ogni nostra aspirazione alla giustizia venisse calpestata e derisa. Davanti alla sua impotenza e all’umiliazione inflittagli dallo Stato su qualsiasi questione e richiesta di minima rilevanza ha fatto finta di nulla, come se in fondo la dignità di un popolo e di una terra valesse meno del potere di pochi consiglieri regionali che la storia, fortunatamente, dimenticherà in pochi anni.
Il nostro atto odierno è dunque un atto pienamente legittimo.

È legittimo davanti al nostro popolo e agli impegni che noi abbiamo preso nei suoi confronti ed è legittimo rispetto ai diritti che noi stessi abbiamo sancito precedentemente e che affermiamo di possedere in conformità, ne siamo sicuri, con i diritti fondamentali di ciascun essere umano: diritti che ogni uomo e donna di Sardegna deve vedersi riconosciuti e deve poter esercitare.

Ciò che è illegittimo è che uno Stato come quello italiano da 150 anni occupi, sfrutti, saccheggi, inquini e maltratti il nostro territorio, il territorio della Nazione sarda, il territorio di un popolo che lo abita e lo custodisce da almeno cinquemila anni. Ciò che è illegittimo è che una singola persona che rappresenta questa nazione occupante decida che ciò che egli fa in casa nostra sia non solo da ritenersi legittimo e scontato, ma per di più da mantenere sotto “segreto”, come se quello che egli fa sul nostro territorio non riguardasse la nostra esistenza pubblica e collettiva, come se noi non fossimo minimamente padroni di noi stessi e della nostra stessa casa.

Da nessuna parte è stato scritto che l’ospitalità dei sardi debba essere servilismo e da nessuna parte è scritto che i sardi hanno accettato la resa del loro territorio: sicuramente le donne e gli uomini di iRS non hanno mai accettato che il territorio della Nazione sarda diventasse la portaerei e il campo di addestramento della Nazione italiana, del suo esercito e di tutti gli altri eserciti che con così grande generosità l’Italia ci obbliga ad ospitare.

Con questa nostra azione vogliamo dire anche questo: vogliamo riaffermare la nostra insopprimibile presenza e la nostra totale legittimità a lottare per la nostra esistenza libera. Nessun potere grande o piccolo, armato di soldi o ricco di armi, può pensare di sconfiggere un popolo che pensa e agisce con il suo cuore e la sua testa: un popolo che sente profondo, intimo, il legame con la sua terra.

È tempo dunque per iniziare una vera trattativa che porti alla smilitarizzazione del territorio della Nazione sarda. Noi indipendentisti di iRS siamo pronti a fare ancora una volta la nostra parte e a rappresentare le istanze storiche e politiche del nostro popolo: ciò che auspichiamo è che gli altri contraenti di questa trattativa siano pronti. I rappresentanti dello Stato italiano devono mostrare una volta tanto il loro buon senso oppure se ne devono fare una ragione; i rappresentanti del governo sardo devono finalmente avere il coraggio di parlare a nome della Nazione sarda e agire senza remore.

Rinviare la questione con vari sotterfugi è solo un modo stupido e patetico di allungare i tempi: ciò che è giusto non può che accadere, presto o tardi.

Sardigna, su 19 ’e Martu ’e su 2005 / Sardegna, 19 marzo 2005

Messaggi

  • Complimenti all’amico Gavino Sale. E’ ora che la sovranita’ monetaria venga riconosciuta al popolo sardo e, gia’ che ci siamo, anche a quello italiano.
    Facciamola finita con la truffa del signoraggio privato sulla moneta e con la truffa della riserva frazionaria (Frazione-di-aria).
    Ognuno di noi dovrebbe avere indietro il milione-virgola-due di euro di signoraggio
    presogli dai signori soliti-ignoti (Rothschild-Warburg-Rockefeller...).

    Sovranità per tutti !!!!

    Marco Saba

  • Apprendo con smisurata gioia la notizia dell’azione pacifica degli indipendentisti Sardi dell’IRS. Ho madre sarda, di Sassari, e io stessa sono nata a Sassari, e mio padre è Veneto, e io sento sprizzare l’indipendentismo da tutti i miei pori, materni e paterni.

    Ho sempre dovuto ingoiare come boccone al fiele l’arroganza sabauda ke concettualmente unificava, con diabolico raggiro, i possedimenti continentali dei conquistatori piemontesi alla Nazione Sarda per mezzo dell’inattendibile definizione "regno di Sardegna". Ma quando mai?! Cos’è, quell’ignobile impostura letteraria? Un modo per far sentire padrone lo skiavo della situazione, cioè il Popolo Sardo?

    Provate a kiedere perké i Sardi dovettero escogitare mezzi da "banditi" (come erroneamente li definisce Manlio Brigaglia) per poter godere anke solo della loro acquavite o delle loro querce da sughero. Ai Sardi ke osavano usufruire della propria terra, veniva comminata addirittura la pena di morte, così come accadeva a quei Veneti, ke in Terra di San Marco osavano gridare "W San Marco!" durante l’occupazione del terrorista Buonaparte, "degno" predecessore dell’odierno occupante italiano. Mi meraviglia solo ke i Serenissimi ke liberarono per una notte il Campanile di San Marco, la notte fra l’8 e il 9 Maggio del 1997, non siano stati ghigliottinati. Ma perké uccidere, se bastano televisione e stampa a far fuori le teste "calde"? Con tali potenti (e incruenti) mezzi non ci si deve neanke preoccupare di tagliarle e smaltirle: esse appassiscono fino a scomparire del tutto davanti ai diseducativi programmi televisivi della pornografica propaganda dell’occupante italiano.

    I miei devoti omaggi, dunque, agli Indipendentisti Sardi dell’IRS.

    Mia madre, purtroppo, non mi ha insegnato l’idioma sardo, ma il mio cuore, diviso a metà, ma uniformato nella palpitante e legittima voglia di libertà per le due etnie a cui io appartengo - Sarda e Veneta - dall’occupante italiano, mi scoppia nel petto al solo sentirla esclamare una frase piena di fierezza sarda, ke spero di riportare nella sua giusta grafia:

    "A FORA SOS CONTINENTALES!"

    Viviana delle Rose,
    Segretaria del Congreso de £a Nathion Veneta

    viviana.dellerose@libero.it