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A FOST SAU N-A FOST? - 12:08 EAST OF BUCHAREST

Publie le lunedì 12 giugno 2006 par Open-Publishing
1 commento

Dazibao Cinema-video - foto Enrico Campofreda

di Enrico Campofreda

La materia del contendere è: c’è stata o non c’è stata la rivoluzione il 22 dicembre 1989 in tante piazze della Romania ? Se lo chiedono negli studi d’una scalcinata tv locale Virgil Jdrescu, un giornalista che prima di quegli eventi faceva l’ingegnere, Tiberiu Manescu professore dedito all’alcol e nonno Pépé Pisoci, noto a molti per i travestimenti da Babbo Natale.

Nei giorni che precedono le festività natalizie di sedici anni dopo il terzetto si tormenta con questa domanda in una trasmissione apposita e la gira ai telespettatori che al telefono forniscono personali e surreali versioni sull’accaduto.
In molti sostengono che quella mattina nella piazza principale dove s’affaccia anche il municipio non c’era proprio nessuno, tutti uscirono dopo che la televisione diede la notizia che era in atto una rivoluzione.

Viene così confutata la tesi del professor Manescu che sostiene d’essere stato lì in anticipo e si scontra verbalmente con un membro della Securitate tirato in causa e accusato d’averlo malmenato.

Quest’ultimo minaccia querele al professore e al conduttore del programma che taglia corto chiudendo la telefonata. Altri spettatori intervengono dicendo la loro e raccontando piccinerie e miserie private, con la chicca sublime d’una donna che invita i tre a guardare fuori dallo studio perché nevica e a goderne perché domani la coltre immacolata sarà fango. Fine delle trasmissioni.

L’intreccio della storia è semplice ma avvincente, sviluppato con una maestrìa comica fatta di non sensi. L’influsso culturale del teatro dell’assurdo di Ionescu è forte e i richiami macchiettistici riportano alla migliore commedia italiana (Totò) o francese (De Funees). Con tanto di frasi ad effetto, sentite nonno Pisoci: “La rivoluzione è come il riverbero, parte dal centro per poi propagarsi attorno”. Meraviglioso. I fratelli Dardenne che presiedevano a Cannes la giuria hanno premiato il trentunenne regista con la Camera d’oro nella sezione Quinzaine.
E se da una parte si può godere dei personaggi lunari e delle loro battute, dall’altra si può davvero riprodurre la querelle della pseudorivoluzione rumena giocata, come notarono all’epoca i commentatori internazionali, all’interno del regime con la sola eliminazione del satrapo Ceausescu e della “zarina” sua consorte da parte degli stessi amici e alleati d’un tempo.
Quanto davvero le cose siano cambiate da allora lo mostrano le immagini d’una squallida periferia cittadina su cui viaggia la camera di Porumboiu, a testimonianza d’una continuità straordinaria fra l’antico socialismo reale e il moderno capitalismo globale.

I poveri cristi come nonno Pisoci e il professor Manescu continuano a condurre esistenze a dir poco piatte, l’uomo della Securitate chiamato in causa mostra invece e si fa forte del suo nuovo status: oggi ha tre fabbriche e 154 operai. Dunque necessita rispetto.

E’ forse questa la risposta all’inquietante quesito: c’è stata o non c’è stata ?

C’è stata per qualcuno.

Regia: Corneliu Porumboiu
Soggetto e sceneggiatura: Corneliu Porumboiu
Interpreti principali: Mircea Andreescu, Teo Corban, Ion Sapdaru
Produzione: Istituto Luce
Origine: Rom, 2006
Durata: 89’

Messaggi

  • El problema es saber si realmente era tan malo el socialismo real. Seguramente era menos repugnante que el capitalismo global. Y si es asi: que esperan para arrasar con el capitalismo?
    Quizas porque ustedes confunden libertad con hacer lo que quieran: socialismo con bienestar burgues y consumismo...El ejemplo de hombre socialista lo tienen ya en los cubanos que van por el mundo ensenando, curando , solo por solidariedad humana. Pero no hay peor sordo que el que no quiere oir.