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I CIRCOLI VIZIOSI. Rifondazione in Calabria, così si suicida un partito

Publie le venerdì 11 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

I CIRCOLI VIZIOSI. Rifondazione in Calabria, così si suicida un partito

di Francesco Paolillo

C’è chi giura di aver visto votare gente che, fra il primo ed il secondo piatto, si allontanava da un matrimonio per partecipare al congresso di circolo. Chi, invece, è inorridito vedendo compagni portare alle urne infermi quasi barellati. E chi, poi, ammette di aver riconosciuto giovani di An o Udc partecipare alla scelte delle mozioni. Per molti sono semplici illazioni, per altri la prova provata che a Reggio Calabria Rifondazione va rifondata.

Dunque, l’annullamento del congresso di «Reggio centro» è probabilmente solo la punta di un iceberg. Sono tanti i lati oscuri del congresso di Rifondazione comunista nella città dello Stretto. Abbastanza da frantumare un partito già bloccato da anni di commissariamenti e provato da uno scontro che sta velocemente sbriciolando rapporti, amicizie, sentimenti costruiti in anni di militanza. Quello che sta accadendo nella provincia reggina non è soltanto un duro e serrato confronto sulle mozioni «Vendola» e «Grassi-Ferrero-Mantovani». E’ di più. E’ una vera e propria guerra fatta d’ingiurie, ricorsi e carte bollate che ha coinvolto fratelli, sorelle, persone che un tempo dividevano tutto e che adesso si gettano addosso infamie, incubi, fantasmi.

L’orlo del precipizio è vicino, almeno quanto il congresso nazionale di Chianciano, e vista la situazione tanto delicata, Nichi Vendola ha deciso di scendere in città per ben due volte nel giro di pochi giorni. Lo ha fatto qualche settima fa per incontrare la base e parlare del proprio progetto, lo farà fra poche ore partecipando alla festa del lavoro della Cgil Reggio-Locri. Sa bene, infatti, che la Calabria sarà una regione determinate per le sorti del partito. Che vada bene a lui o che la spuntino gli altri, rappresenta comunque un ago della bilancia.

Nel contestatissimo congresso di «Reggio centro», annullato senza possibilità di ripeterlo dalla commissione nazionale, Vendola ha vinto con 345 voti contro i 2 dell’altra area. Voti andati in fumo per la gioia di Grassi, Ferrero e Mantovani. Così, il caos è sovrano. Allora si contano tessere, numeri, sottoscrizioni. Si guarda in faccia il compagno senza riconoscerlo, si cercano infiltrati che con i comunisti non c’entrano nulla ma che votano per fare un favore ad un amico. Indisturbati. Così, si militarizzano intere sezioni per far svolgere i congressi in maniera corretta. Si tenta e basta. Visto che la realtà è già difficile e se si mettono pure le beghe di corrente le cose si complicano. Claudio Grassi parla dell’assemblea di «Reggio centro» come un momento dove «l’unica cosa che interessava era votare. Bisognava votare e farlo al più presto».

Presente, racconterà di trecento compagni «novelli» privi di tessera in una sezione che conta 460 iscritti: «Tutti quelli con cui ho parlato nel corso della votazione, anche dirigenti del circolo stesso, mi hanno confermato che non solo non avevano la tessera, ma non avevano nemmeno versato la quota per poterne venire in possesso». Semplice prassi, secondo il segretario provinciale Antonio La Rosa che dalle colonne di Liberazione spiega come, spesso, si voti anche senza tessera perché verrà sottoscritta in seguito. Lui stesso ricorda il giorno in cui votò per la prima volta in un congresso: «Nel mio circolo partecipai e votai senza avere la tessera in tasca e senza aver pagato alcuna quota d’iscrizione». Quelli sì che erano altri tempi, quelli sì che erano attimi in cui ci si poteva fidare l’uno dell’altro. Ed al buon La Rosa non resta che imprecare perché, oggi, «si è definitivamente rotto ogni vincolo di fiducia, ogni sentimento di solidarietà».

Tuttavia, l’evoluzione dei rifondaroli reggini resta un caso da manuale. Al tracollo delle comunali del 2007, infatti, non è coinciso un flop di adesioni. Se nel 2002 il Prc raccolse il 4,1%, perdendo quasi un punto e mezzo alle elezioni del 2007 (2,8%), dai primi mesi del 2008 il partito supera abbondantemente le tremila adesioni. Per essere più precisi, fra il 2006 ed il 2007, anni in cui il governo Prodi deludeva i militanti e gli elettori del partito, a Reggio ben mille persone decidevano di sottoscrivere la tessera di Rifondazione, facendo schizzare i numeri del tesseramento fino ad allora fermi a 2.756. Roba da antidoping.

I vendoliani si indignano nel sentir parlare di «tesseramento gonfiato», mentre i grassiani e ferreriani gridano allo scandalo. Ed altri casi limite spuntano a Seminara, piccolo centro della Piana di Gioia Tauro, dove alle ultime elezioni politiche tutta la Sinistra Arcobaleno ha raccolto 64 voti alla Camera a fronte di 87 iscritti al circolo del Prc. O a Melicuccà, comune dove i 26 tesserati rifondaroli hanno messo insieme 9 voti per il candidato premier Bertinotti. Oppure al circolo «25 Aprile» proprio a Reggio città dove, solo due anni fa, si contavano quasi 30 tesserati che nel 2008 sono diventati 161. Circolo senza segretario né sede. E da queste parti, i più cattivi già parlano di furbetti, «comunisti del quartierino».

(il Manifesto del 10/07/2008)