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Il rebus di Rifondazione

Publie le giovedì 24 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Il rebus di Rifondazione

di Andrea Scarchilli

Giornata d’apertura del settimo congresso del Prc. Ha parlato un rappresentante per ciascuna delle cinque mozioni. I riflettori erano puntati sugli interventi di Vendola e Acerbo, che ha presentato il documento Ferrero - Grassi. Le distanze sono le stesse dei giorni scorsi, il gruppo dell’ex ministro chiede una "gestione unitaria" del partito

Apertura, a Chianciano Terme, del settimo congresso del partito della Rifondazione comunista. La commissione di garanzia (costituita dopo la sconfitta elettorale e le successive dimissioni del segretario Franco Giordano), ha tarato l’inaugurazione dell’assise in base alle condizioni anomale in cui si trova il partito. Per la prima volta nella sua storia Rifondazione si presenta all’appuntamento congressuale senza una leadership. Si è scelto perciò di far intervenire un rappresentante per ciascuna delle cinque mozioni depositate.

La prima porta il titolo di "Rifondazione comunista, in movimento. Rilanciare il partito e costruire l’unità a sinistra". E’ quella nata dalla convergenza tra l’ex ministro Paolo Ferrero e Claudio Grassi. Ha raccolto nei congressi territoriali il 40 per cento circa dei 43.545 votanti complessivi (la metà degli iscritti) ed eletto 262 delegati. Il documento numero due, "Manifesto per la Rifondazione. Il nostro partito e le sfide della sinistra", è l’unica che mette in campo un candidato alla segreteria. Si tratta del governatore della Puglia Nichi Vendola, che può contare sul 47 per cento delle preferenze e 307 delegati.

La giornata di oggi ha confermato è che il futuro del partito, dalla linea politica alla scelta del leader, la decideranno i rappresentanti di questi due documenti. Da una parte, infatti, Vendola non ha la maggioranza assoluta dei delegati e non può assicurarsi l’approvazione autonoma alla sua linea. D’altra, gli interventi che hanno presentato le tre mozioni "minori" hanno sottolineato una volta di più che un avvicinamento tra Vendola e uno dei tre gruppi (quelli che fanno capo all’appello dei cento circoli, tra cui l’Ernesto; Falce e martello; gli ex bertinottiani di Walter De Cesaris e Franco Russo) non è nel novero delle possibilità.

Dopo due ricordi, dedicati al cronista di "Liberazione" Ivan Bonfanti scomparso da pochi giorni e al comandante partigiano Giovanni Pesce, e la lettura dei messaggi di auguri inviati dal Presidente della Repubblica e da quello della Camera (abbondantemente fischiato), ha preso la parola Nichi Vendola. Appello alla riunificazione, dopo le asprezze intestine delle ultime settimane: "Sfibrati dalla pesantezza delle nostre divisioni, dobbiamo trovare il bandolo di quella matassa che si sta ingarbugliando", partendo da un presupposto dimenticato: "La diversità è una ricchezza, dobbiamo imparare a conoscerci col gusto di metterci in gioco", altrimenti il rischio è la "mummificazione". Analisi sulla strategia della destra, quella macchina di "produzione seriale" di "capri espiatori", necessari a distogliere l’attenzione dalle esigenze proletarie per innescare "una guerra tra poveri". Nella partita del congresso, acquista valenza la frase detta sul finire dell’intervento: "Non voglio sciogliere il mio partito ma essere fedele al suo nome, non alla nostalgia e all’identitarismo", piuttosto "rifondare una comunità di popolo curioso e libero dalla boria". L’intervento del governatore della Puglia avrebbe suscitato, nei commenti a margine, la perplessità di Grassi, che ha dichiarato di volere più e più dettagliati elementi sulla linea politica e, nel punto in cui Vendola è sembrato attaccare il governo Prodi parlando di "intemperanze improduttive della sinistra radicale", la reazione di Ferrero: "E’ la prima volta che nel partito senza un attacco da destra a come ho fatto il ministro".

Per la mozione di Ferrero e Grassi ha parlato Maurizio Acerbo. Nella sostanza, a parte i toni, le affinità con quanto detto da Vendola sono apparse visibili. E’ declinata in maniera diversa l’imperativo alla riflessione, all’analisi e al conseguente tentativo di tornare a intercettare le esigenze e il linguaggio della vecchia base sociale. Proprio la parola "sociale" torna di più in Acerbo, perché "se la sinistra non è sociale non è", e questo, secondo Acerbo, va privilegiato, altrimenti si rischia di essere percepiti come subalterni al Partito democratico. Più critiche, poi, sugli errori passati, dalla sinistra arcobaleno fatta di corsa all’accettazione della candidatura di Francesco Rutelli al Campidoglio. Messaggio a Vendola: "Neanche noi abbiamo paura della contaminazione, a piazza Navona ci siamo andati". Conclusione con quelli che Acerbo chiama punti fermi, e che sono in realtà condizioni. La prima: "Rifondazione comunista continua, lo ha detto la maggioranza", perché "abbiamo bisogno di rilanciare Rifondazione comunista proprio per far ripartire la sinistra". Dunque, prima il partito con le esigenze individuate poi, quando sarà il momento, la costituente. Secondo punto, relativo all’organizzazione: è necessaria una "gestione unitaria" del partito. Più collegiale di quella che è seguita al congresso di Venezia del marzo 2005, quando l’area di Fausto Bertinotti con il sessanta per cento delle preferenze ottenne la totalità dei posti in segreteria.

Per gli altri tre documenti, quello dei cento circoli appoggiato dall’Ernesto ha riaffermato la necessità di dar vita a un "partito comunista di massa e anticapitalista", tenendo conto della condizione del mondo globalizzato. Dunque, rifondare il Prc sulla base di queste parole d’ordine e mettere in piedi una proposta chiaramente alternativa a quella del Pd. Claudio Bellotti di "Falce e martello" ha chiesto un’immediata e visibile "svolta a sinistra. Dobbiamo ricordarci il perché abbiamo scelto di essere comunisti". Mercedes Frias ha parlato per la mozione di De Cesaris, nel cui titolo è presente un invito eloquente: "Disarmiamoci". La Frias ha sottolineato che i dieci delegati del suo documento non appoggeranno un gruppo piuttosto che un altro, ma si batteranno per un accordo definito "possibile". Da domani inizia il dibattito sulle mozioni e da quello, ma soprattutto dai prevedibili incontri a margine dei lavori si attende un chiarimento di una situazione ancora in alto mare.

Dalle delegazioni presenti commenti di stampo diverso. Il coordinatore di Sinistra democratica Claudio Fava ha notato un "arretramento netto" di Vendola sul progetto della Costituente di sinistra a cui, in effetti, il candidato alla segreteria non ha fatto cenni espliciti. Rincuorati, invece, i rappresentanti della minoranza del Pdci guidati da Katia Belillo, più fiduciosi sulla possibilità di una "ricomposizione" della sinistra italiana. Goffredo Bettini era ospite per conto del Pd, e ha registrato "accenti diversi" negli interventi principali, quello di Vendola e quello di Acerbo, distinguendo "tra spunti di innovazione e altri più tendenti a serrare le fila", confermando ancora una volta che è sul governatore della Puglia che è indirizzato il tifo democratico.

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