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"Il sapere è nostro" L’Onda dei 300mila travolge Gelmini

Publie le sabato 15 novembre 2008 par Open-Publishing

«Il sapere è nostro» L’Onda dei 300mila travolge Gelmini

di Castalda Musacchio

Gli ingegneri della Federico II di Napoli hanno cappellini di palloncini colorati. E reggono uno striscione con su scritto: «Almeno i numeri lasciateli dare a noi». Gli studenti e i ricercatori di Pisa promuovono una vera e propria "Resistenza fisica" e sfilano con in mano la lapide con su scritto "la cultura è morta" e, comunque, "La Torre pende dalla nostra parte". E ci sono quelli della facoltà di Economia e i ragazzi, più di quattromila, arrivati da tutti gli atenei e le scuole delle Marche e, ancora, solo a leggerli gli slogan, non si riesce a stargli dietro. «Quello che chiediamo - parla in modo concitato Stefano, facoltà di scienze politiche - è l’abrogazione delle leggi vergogna perché con queste si vogliono dismettere scuola ed università. L’unica riforma? E’ quella che abbiamo cominciato a praticare. E’ il nostro sapere libero».

Il rifiuto è netto: quello di delegare ad altri, che siano anche i sindacati, la decisione sull’università. «Vogliamo - spiegano - un nuovo modello di formazione». E con questa precisa idea sfilano con in mano un cartellone con la forbice i ricercatori di Biologia e gli architetti di valle Giulia con lo slogan: «Gli unici tagli che ci piacciono sono quelli di Luciano Fontana». E dire che di prima mattina già La Sapienza e piazzale Aldo Moro, da cui è partito il primo dei tre cortei che ha invaso Roma, era completamente occupato da migliaia di studenti giunti in treni speciali, in pullman, con le macchine e persino con l’autostop da tutta Italia. «E’ l’Onda» urlano. «E quest’Onda vi travolgerà». E in più di trecento mila, ieri, hanno letteralmente invaso Roma, all’urlo univoco: «Noi la crisi non la paghiamo!» e «stop alla Gelmini».

Federico si ferma e osserva: «Sono un ricercatore di Pisa, un chimico, a stento guadagno 800 euro al mese e come tanti ho deciso di trasferirmi all’estero. Ma a Gelmini voglio dire che non c’è davvero cervello per chi, come accade in Italia, "schiaccia" i suoi cervelli». E dall’istituto di Scienza e teoria della logica, in via San Martino della Battaglia, si srotolano enormi manifesti bianchi con su scritto: «La ricerca precaria non dà futuro». E gli studenti che lo attraversano applaudono, sorridono, un vero fiume in piena. «Siamo uno tsunami» dicono.

Ed un vero tsunami è stato. Ma un’Onda pacifica, allegra è quella che ieri ha manifestato, fortunatamente senza tensioni, per arrivare sin sotto Montecitorio riunendosi agli studenti medi che affollavano piazza della Repubblica, agli altri giunti sino da Ostiense, al corteo dei sindacati partito da Bocca della Verità e arrivato a piazza Navona. E proprio "Onda sale, Roma trema verso lo sciopero generale" è lo striscione verde che ha aperto il corteo degli universitari di Roma tre. E anche qui sono giunti da tutt’Italia, su uno dei tanti slogan srotolati si legge ancora "Onda calabra" e a sentire Tiziana sono due giorni che sono in viaggio per venire a protestare contro la riforma delle università.

Sfilano con i camici i giovani studenti della facoltà di Medicina, e quelli che vengono da Siena urlano "Privatizzate ’sto caos". Da Genova le facoltà in lotta portano in spalla cartelli con su scritto: «Non chiedo soldi ma giustizia». E a spasso, colorata, si porta persino l’onda vera (azzurra, in plastica) della facoltà di chimica. «Gelmini, Brescia si vergogna di te» recita lo striscione esposto dagli universitari della Lombardia e proprio perché Gelmini - dicono - è nata in provincia di Brescia ed è bene che si sappia.

«Siamo in cinquecentomila» urleranno poi i ragazzi appena entrati a piazza Venezia. E proprio qui, mentre a sorpresa si credeva che gli studenti arrivassero a piazza Navona dove si stava concludendo il corteo della Cgil, il serpentone ha deciso di deviare con destinazione Montecitorio. «Piazza Navona?», dirà Francesco della facoltà di matematica di Roma. «E noi che c’entriamo? Lì c’è il corteo dei sindacati non è il nostro. Noi abbiamo scelto di essere autonomi». E la destinazione prevista è stata proprio il parlamento. Fortunatamente, nonostante il cordone di polizia, non vi sono stati scontri, solo qualche fumogeno e tanta voglia di esserci e partecipare. Tra gli altri si sono intravisti anche Paolo Ferrero e lo stesso Fausto Bertinotti in un corteo che - dirà Ferrero - «appartiene a loro».

E agli studenti ieri è appartenuto senza se e senza ma. Nonostante i soliti balletti di cifre - la questura dirà prima che hanno sfilato più o meno in 30mila poi in 100mila - la verità è che, al di là delle cifre, l’Onda ha travolto la città e la città se n’è accorta. Gli studenti hanno reclamato in ogni modo il loro essere «padroni pacifici della città e del movimento». E che, comunque - nonostante la volontà già espressa dalla Gelmini di andare avanti nonostante tutto e tutti - i collettivi sono già all’opera per pianificare i prossimi appuntamenti: il 12 dicembre a fianco della Cgil per lo sciopero dei lavoratori «contro la politica economica del governo».Per oggi e per domani era già prevista l’assemblea pubblica dei collettivi universitari.

Lunedì e, ancora, per tutta la prossima settimana, il movimento continuerà la propria mobilitazione nelle scuole, nelle università e in occasione della giornata internazionale lanciata dal social forum mondiale e confermata da quello europeo di Malmoe. Per tornare a chiedere, ancora, una nuova riforma per lo studio e il libero sapere e proprio "sulla cresta dell’Onda".