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Sansonetti da sdoganatore dei fascisti a protettore dei mafiosi

Publie le lunedì 8 novembre 2010 par Open-Publishing

Lucio Musolino, un cronista minacciato dalla ’ndrangheta e poi licenziato

Lucio Musolino è un giornalista di quelli di un tempo, un giornalista di ’frontiera’. Di quelli che scrivono articoli di un certo peso senza fermarsi. E lui non si è fermato neanche di fronte alla minaccia di morte arrivata a casa sua sotto forma di bottiglia di benzina. Non l’ha fermato la ’ndrina ma l’ha fermato il direttore del suo ex giornale, Calabria Ora, Pietro Sansonetti. Una settimana fa è stato, infatti, licenziato; licenziato per ’giusta causa’, licenziato perché scriveva della ’ndrina, dell’inchiesta ’Meta’ e del collegamento tra la malavita calabrese e la politica locale o meglio i politici, quelli dai nomi importanti come ad esempio Giuseppe Scopelliti, l’ex sindaco di Reggio Calabria adesso Governatore della Regione.

Nuovasocietà ha intervistato Lucio per dare voce alla sua storia ed a quel meccanismo di eliminazione che vige in Calabria, un meccanismo contorto, difficile da digerire se si vuole fare della libera informazione.

Fino ad una settimana fa, sabato 16 ottobre, eri un giornalista di ’Calabria Ora’, ora invece sei disoccupato, cosa è successo?

Io ero in ferie da qualche giorno ed ho ricevuto un fax in redazione in cui l’amministratore del giornale mi comunicava che ero stato licenziato, secondo loro, per ’giusta causa’, principalmente per tre motivi: perché era venuto meno il rapporto di fiducia tra me ed il direttore, Pietro Sansonetti, perché non avrei risposto ad una diffida (che non mi è mai arrivata prima del lunedì dopo il licenziamento) a collaborare con ’Il Fatto Quotidiano’ che tra l’altro non è un giornale concorrente e perchè avevo confermato all’Ansa la notizia di un mio trasferimento dopo la mia prima partecipazione alla prima puntata di Annozero del 7 ottobre scorso.

Pietro Sansonetti è lo stesso direttore che ti ha poi definito ’forcaiolo’ ...

Si, praticamente la storia bisogna farla partire da luglio. Dopo le dimissioni del mio ex direttore, Paolo Pollichieni, era arrivato in redazione il direttore Sansonetti. Io mi sono sempre occupato di nera e di giudiziaria e avevo deciso di continuare a lavorare come ho sempre fatto nonostante il cambio di direzione. Pochi giorni dopo l’arrivo di Sansonetti, precisamente la notte del primo agosto, rientrando a casa ho trovato sul tavolo della veranda una bottiglia di benzina con un biglietto di minacce con cui qualcuno mi invitava a "smetterla con la ’ndrangheta" e a seguire il mio ex direttore Paolo Pollichieni che si era dimesso assieme ad altri 8 colleghi. La benzina sarebbe stata per me e non per la mia auto. In quei giorni di agosto io ero in ferie, rientrato però in redazione ho constatato subito che gli articoli che scrivevo venivano modificati o censurati.

In particolare veniva quasi sempre censurato il riferimento a Giuseppe Scopelliti, prima sindaco di Reggio Calabria e adesso Presidente della Regione Calabria...

Alcuni pezzi non sono passati e riguardavano i rapporti tra ’ndragheta e politica e sono quegli stessi articoli che trattavano argomenti che io seguivo da mesi e che adesso invece venivano modificati, censurati, chiedevo spiegazioni ma nessuno mi sapeva giustificare il motivo per il quale venivano censurati. Nelle settimane successive, il direttore ha poi proposto per ben due volte il mio trasferimento, prima a Lamezia Terme e poi a Catanzaro. Sul trasferimento abbiamo avuto anche una discussione che si è interrotta con una telefonata chiusa in faccia da parte sua perché io cercavo di spiegare il mio rifiuto al trasferimento, decisione tra l’altro che poche settimane prima della puntata di Annozero sembrava sospesa e che invece dopo la puntata non è stata rispettata. Infatti dopo Annozero è arrivata la piattaforma redazionale con il mio trasferimento questa volta a Catanzaro e nella stessa giornata della puntata è stata pubblicata, sul mio giornale, un’intervista al governatore Scopelliti in cui mi tacciava per giustizialista, in seguito il Governatore ha anche annunciato una querela nei miei confronti, io pensavo di avere il sostegno del mio giornale che invece ha fatto una campagna stampa in cui sono stato descritto come giustizialista e forcaiolo e tutti quei miei colleghi che hanno firmato un comunicato di solidarietà nei mie confronti sono stati etichettati come tali.

Perché ti sei opposto al trasferimento?

Mi sono opposto al trasferimento perché io ormai lavoro da anni a Reggio Calabria occupandomi di nera e di giudiziaria. Consideravo quel trasferimento, un atto punitivo per cui non lo reputavo giusto, non vedevo il motivo per il quale dovevo essere trasferito a Catanzaro nell’ambito di un riassetto di tutte le redazioni calabresi in cui doveva essere rinforzata anche quella di Reggio, ora, se tu vuoi rafforzare anche la redazione di Reggio non dovresti trasferire chi da anni si occupa di nera e giudiziaria e mandare al suo posto dei colleghi da fuori che, sicuramente sono validi, però non hanno mai vissuto la realtà reggina per cui non vedo quale sarebbe stato il rinforzo.

In quella famosa puntata di Annozero, la prima, c’era anche l’Onorevole Angela Napoli che ha detto che a Reggio si sta vivendo lo stesso clima che si viveva a Palermo prima delle stragi del’92..che cosa voleva dire con questa frase..?

Da gennaio a questa parte a Reggio si vive la cosiddetta strategia della tensione che vede sotto assedio i rappresentanti delle forze dell’ordine, l’autorità giudiziaria, ed anche altri colleghi giornalisti che hanno subito delle intimidazioni. Più che altro c’è un attacco violento allo Stato dimostrato con la bomba alla procura generale il 3 gennaio scorso, il rinvenimento delle armi, del 21 gennaio lungo il corteo del presidente Napolitano, numerose minacce a magistrati sia della procura generale che della procura distrettuale e l’esplosione delle bomba sotto casa del procuratore generale Di Landro ed il rinvenimento di un bazooka che una telefonata anonima indicava come arma destinata al procuratore Pignatone.

Da qui la famosa frase dell’onore Angela Napoli, sempre diretta all’onorevole Santachè, ’non stanno volando ciocche di capelli qua stanno volando bazooka’...

Esatto, perché in tutto questo si parla tanto di sostegno all’autorità giudiziaria, ma non dimentichiamoci che questa direzione distrettuale antimafia è la stessa distrettuale antimafia che ha arrestato numerosi latitanti e che ha eseguito numerosi arresti nell’ambito di operazioni antimafia e gli arresti le fanno le forze dell’ordine e la magistratura non il governo.

Tu ti stavi occupando dell’inchiesta ’Meta’ del sostituto procuratore Lombardo, un’inchiesta che studiava i rapporti tra la ’ndrangheta e la politica, in particolare nell’inchiesta si fa riferimento ad un pranzo dei fratelli Barbieri, in onore dell’anniversario di matrimonio dei propri genitori, nel periodo in cui Scopelliti era ancora sindaco di Reggio Calabria...

Si, si fa riferimento ad un pranzo organizzato dagli imprenditori Barbieri in occasione dell’anniversario dei loro genitori, fratelli Barbieri indagati per mafia uno dei quali arrestato nell’ambito della stessa operazione Meta..

In quel famoso pranzo erano presenti Scopelliti ed altri personaggi...

Si, c’era Scopelliti e numerosi consiglieri comunali di maggioranza ed era presente anche il boss Cosimo Alvaro. Per quanto riguarda quel pranzo il Ros ha evidenziato semplicemente la presenza sia del boss Alvaro che di Scopelliti, ma sempre nella stessa inchiesta ci sono numerose intercettazioni tra due consiglieri comunali e soggetti legati alla criminalità organizzata in cui discutono di tessere (in queste intercettazioni si fa riferimento anche al boss Alvaro e all’imprenditore Barbieri) di Forza Italia, di posti di lavoro e di voti. In più sempre nella stessa inchiesta emerge un’intercettazione tra i due imprenditori che discutono sul perché uno dei due non riesce ad accaparrarsi degli appalti con l’amministrazione comunale e gli viene consigliato di rivolgersi all’entourage del sindaco in particolare al fratello dell’ex sindaco, Tino Scopelliti. Ma non sono solo questi i rapporti che riguardano la ’ndragheta con l’amministrazione comunale. Io faccio riferimento anche ad una informativa inserita in una fascicolo della procura distrettuale di Milano in cui è emerso che l’ex sindaco, oggi governatore, Scopelliti si è recato a Milano e si è incontrato con il pregiudicato Paolo Martino, un nome che certamente a Reggio è abbastanza conosciuto in quanto è il referente del clan De Stefano in Lombardia.

E questa era l’inchiesta di cui tu ti stavi occupando prima della minaccia di agosto giusto?

Si io ed altri colleghi che si sono dimessi..

Quello che tu hai sempre detto è che ti stavi solo limitando a riportare quelle che sono delle inchieste..

Il problema è che certamente fa comodo tacciare per giustizialista o tacciare un’inchiesta giornalista per aggressione politica, a me non interessa fare politica, non mi interessa niente, io volevo solo riportare alcune informative e questa non è politica è giudiziaria, per il resto non spetta a me stabilire se Scopelliti è o meno colpevole rispetto ai fatti, lo stabilirà la giudiziaria, lo stabilirà un processo se ci sarà, certamente dovrebbe rispondere dal punto di vista morale e politico.

Hai più sentito Sansonetti dopo il licenziamento?

No, dopo il licenziamento no, più che altro l’unico contatto che ho avuto è stato poche ore prima del licenziamento, perché avevo telefonato al tecnico del giornale per chiedere informazioni sul perché non funzionava più il mio indirizzo di posta elettronica e lui mi aveva comunicato che dal giornale gli era stato detto di entrare, bloccare e cancellare tutto.

Avevi dei documenti importanti nella casella di posta elettronica?

Avevo delle email, io sono abituato a non cancellare niente e quindi avevo queste email che evidentemente dovevano rimanere riservate .

Secondo te qualcuno ha messo mano all’interno della tua posta?

Io purtroppo non posso sapere se qualcuno ha messo mano, so che il giorno stesso del licenziamento ho presentato una querela ai carabinieri perché penso che ci sia stata una violazione se qualcuno è entrato all’interno della mia posta elettronica.

Poi sei ritornato ad Annozero, una settimana dopo per raccontare del licenziamento e li Mentana ti ha proposto di lavorare con lui...

Su questo preferisco non parlarne però certamente è una cosa bella.

Tu sei giovane, hai 27 anni. Non hai mai avuto un dubbio, una paura nel trattare argomenti così delicati che in Calabria hanno purtroppo dei costi?

Paura no, perché così mi hanno insegnato a lavorare. Noi abbiamo sempre lavorato così. Io non ho cambiato modo di lavorare, il modo che uso adesso è lo stesso di quattro anni fa che avevo con il mio ex direttore e con i miei colleghi.

Perché Pollichieni si è dimesso?

Io non entro nel merito delle motivazioni, però mi rifaccio ad un suo editoriale in cui lui parla di poteri forti che sono intervenuti e specifica che non si è dimesso ne per motivi di salute ne per motivi di famiglia.

E tu non hai mai pensato di andar via con lui?

Ci ho pensato, però alla fine sono rimasto per continuare a lavorare con la garanzia di poterlo fare con la stessa libertà di prima.
Scopelliti si è difeso dicendo che da sindaco qual’era e da presidente qual ’ è, è normale che sia stato presente a pranzi o eventi mondani in cui la presenza di persone legate al mondo malavitoso può esserci e che questo però non giustifica un suo collegamento diretto con questa gente.
Il sindaco, in quanto tale, fa parte del comitato provinciale per la sicurezza pubblica e quindi siede allo stesso tavolo con il comandante provinciale dei carabinieri, con il questore, col comandante provinciale della guardia di finanzia, con il procuratore e con il prefetto. Fare il sindaco a Reggio certamente non è facile, però le frequentazioni con certi imprenditori (imprenditori ripeto non boss) non sono giustificabili, avrebbe anche potuto chiedere se fosse stato il caso di prendere parte a quel ricevimento ma lui si difende da quell’accusa dicendo che era una delle tante cene di ’anniversari di nonnetti’ alle quali si recava, ma non parla mai delle intercettazioni dei suoi consiglieri comunali di maggioranza in cui si barattavano tessere di Forza Italia con posti di lavoro o con voti (c’è una normativa del Ros su questo inserita proprio nell’inchiesta Meta), non discute mai dei due imprenditori che fanno riferimento all’entourage del sindaco come unica strada per vincere gli appalti e non giustifica neanche l’incontro con Paolo Martino a Milano, o anche questo è una cena di ’nonnetti’?

Hai ricevuto molta solidarietà dalla gente comune, ti sei sentito solo o abbandonato da qualcuno?

Prendo atto che nel momento in cui il governatore della Calabria ha minacciato di querelarmi ho ricevuto la solidarietà dal ’Il Fatto Quotidiano’ per cui collaboro, ma non ho ricevuto quella del mio comitato di redazione..

Hai raccontato sempre che quando ti hanno minacciato con la bottiglia di benzina, qualcuno si è introdotto a casa tua mentre la tua famiglia stava dormendo, i tuoi familiari non hanno mai avuto paura per quello che ti stava succedendo?

Certamente l’obiettivo dell’intimidazione è stato anche raggiunto, cioè quello di avvelenare il clima e creare tensione ai miei genitori. Da quel giorno comunque il questore ha disposto una vigilanza discreta cioè un passaggio di una volante o dei carabinieri, se sono di turno loro, fuori casa mia e quando entro e quando esco di casa viene una volante della polizia per la bonifica.

Stai pagando il peso di voler dire la verità in Calabria, voler fare informazione vera e libera ..ne è valso la pena?

Questo è l’unico modo che io conosco per lavorare, ho sempre fatto così e penso che ne valga sempre la pena perchè il nostro compito è quello di informare. In questa regione il problema non è nel come si danno le notizie, non c’è questo problema, il problema vero è darle le notizie, per cui ne vale sempre la pena, vale la pena fare il proprio lavoro con la schiena dritta.

Vuoi continuare a lavorare in Calabria?

Assolutamente si, non vedo il motivo per il quale non dovrei continuare, poi il futuro ancora non lo so, al momento sto avviando le pratiche di disoccupazione e quelle per impugnare il provvedimento di licenziamento secondo me illegittimo perché punitivo...

Torneresti a lavorare per Sansonetti a Calabria Ora?

Non penso proprio...
http://www.nuovasocieta.it/interviste/8850-lucio-musolino-un-cronista-minacciato-dalla-ndrangheta-e-poi-licenziato.html