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Il compagno Claudio Rotondi ci ha lasciato

Publie le domenica 28 novembre 2010 par Open-Publishing
14 commenti

Stanotte il compagno Claudio Rotondi è morto.

Le esequie si terranno martedì 30/11 al Cimitero di Canale Monteranno dalle ore 11.

Claudio è morto nell’ospedale di Bracciano, la salma è visitabile c/o la camera mortuaria :

Oggi , ore 10-12 ; Lunedì 29 , ore 8,30 – 18,30 ; Martedì 30 , ore 8,30 – 10,30

Con dolore e rabbia

Hasta la victoria Compagno Claudio

Cobas Confederazione dei Comitati di Base

Messaggi

  • A Claudio Rotondi, volato via troppo presto…

    Sapere che te ne sei andato mi lascia un grande vuoto.

    Sapere che tra poco sarai terra, mi consola e mi fa sorridere.

    Sapere che non litigheremo più mi crea un grande vuoto.

    Ciao antipatico rompicoglioni,

    T’ho sempre voluto tanto bene, ciao compagno nostro.


    Una poesia di Majakovskij che sembra scritta per Claudio ed una bella foto al link :

    http://baruda.net/2010/11/28/a-claudio-rotondi-volato-via-troppo-presto/

    • chi era il compagno Claudio...

      by meletta dom 28 nov, 2010

      Claudio... la sua storia è tutt’uno con quella del movimento antagonista romano, e non solo, sin dagli anni 60...
      dalle lotte, giovanissimo, degli edili che si opponevano alle cariche dei carabinieri di D’Inzeo, alla militanza nell’Autonomia Operaia con il Collettivo Politico Enel, alla costruzione di Radio Onda Rossa per la quale affrontò la galera, alla costruzione e alla militanza nei Cobas... in ogni lotta fino a due anni fa quando iniziarono i suoi problemi di salute....

      http://www.nelvento.net/archivio/68/autonomia/ivolsci/1...5.htm

      Related Link: http://www.cobas.it/

    • all’Etrusco

      by cico - pourlui@même dom 28 nov, 2010

      Ciao Nonno Mitraglia, uomo di coccio, simpatico vecchietto, tombeur de femmes, compagno inquadrato, un ditarculo, amico d’osteria e di sbevazzate, punitore di infami, giardiniere autodidatta, rompicojoni come pochi, capopopolo timido e schivo, operaio modello, archivio vivente, sempre roccia.

      Ricordo ancora quella nottata a P.le Clodio, unico minorenne non ammesso nell’aula lasciato alla mercé delle guardie, che tu mi facesti compagnia coi racconti sulle prime lotte dell’autonomia. Ed io da "studioso" a correggere la tua memoria.

      La tua forza e il tuo coraggio son stati da esempio a molti di noi anche nella difficoltà di comprendere in pieno. Ho il rimpianto della distanza non colmata, dell’ultimo saluto non dato...

    • Te lo vuoi prendere l’impegno? E dai e dai………………..

      Questo è stato per anni il ritornello che Claudio ha ripetuto a generazioni di compagni che hanno animato attraverso iniziative politiche e di lotte il quartiere di Primavalle e di Roma nord

      La sua cocciutaggine sempre protesa verso il raggiungimento dell’obbiettivo, dalle occupazioni delle case degli anni 70, alle autoriduzioni con tanti proletari di Primavalle, il collettivo dell’Enel e i tanti distacchi che non si facevano, perchè sempre Claudio, da tutti conosciuto e rispettato, faceva si che anche gli operai tentennassero nelle scelte antisociali, alle lotte contro la repressione, contro il nucleare, dal comitato Proletario Torrevecchia Primavalle, all’Associazione Che Fare, fino al centro sociale Break Out , e al Collettivo di compagni di Primavalle , dopo la scelta della casa a Canale Monterano quasi quel sogno di tranquillità e di comune, anche li pure se lontano animava nei compagni di Manziana e di Civitavecchia la nascita dei Cobas e dell’antagonismo, la lunga attività fin dai primi esordi nei Cobas, animatore instancabile……in prima linea durante gli anni pesanti dei G8 a Napoli e dopo a Genova. Anche se le distanze ci avevano portato a vivere la politica antagonista in luoghi diversi, Primavalle non lo ha mai dimenticato e mai lo potrà dimenticare perche Maestro di lotta e di politica e di pazienza ha formato decine di compagni compreso suo figlio, Robertino, compagno e fratello di tante stagioni di lotta insieme a tanti altri compagni di questi quartieri della Roma Nord.

      Ciao Claudio compagno del viaggio che più assomiglia ad un sogno, quello rivoluzionario

      con rabbia ti salutiamo

      tanta storia e tante lotte abbiamo fatto..

      e tanta ancora davanti,

      sei stato uno sprono a non fermarsi quando il tempo si faceva buio

      tu come tutti umano e forte,

      testardo e buono,

      ciao Claudio, hasta la Victoria siempre

      Franchino di Primavalle

  • Ciao Claudio, Ciao Etrusco... sempre con quelle bandiere dei Cobas da mollare a qualcuno.
    Ed era impossibile dirti di NO.

    ... sempre affettuoso, capace di discutere le opinioni diverse con calma.
    Fosti il primo contatto all’ENEL, al tempo del comitato politico.
    Non ho fatto in tempo a venirti a trovare, ma almeno ti ricordo in piedi, forte...

    Un abbraccio grande

    Marco Vadilonga

    • Che dire ?

      Sempre con quella Diane celestina me lo ritrovavo sotto casa a chiedermi di prendermi, come dice Franchino, qualche "impegno" ..... soprattutto dopo che con l’intero comitato di Primavalle eravamo usciti dai Comitati Autonomi Operai per aderire ai Comitati Comunisti .... e lui le tentava tutte per recuperare almeno qualcuno di noi ....

      Una volta mi si presenta chiedendomi di andare insieme a lui ad attaccare dei manifesti a Valle Aurelia .... ma mica mi dice di che manifesti si trattava.

      Arrivati a Valle, scopro che si tratta di manifesti in solidarietà con i Nap che erano allora sotto processo a Napoli .... li attacchiamo, io e lui, in tutta tranquillità in pieno giorno ... l’indomani leggo sul giornale che in varie città erano stati arrestati compagni mentre attacchinavano lo stesso manifesto ....

      E poi ricordo quella maledetta notte tra Primavalle e Via dei Volsci .... la notte successiva alla morte di Mario Salvi .... sono pieno di brividi ....

      Hasta siempre, Etrusco e che la terra ti sia lieve ....

      Raf

    • E’ morto un operaio comunista.

      Onore al compagno Claudio Rotondi.

      Non sempre siamo stati d’accordo con il compagno Claudio.

      Lo diciamo con la stessa schiettezza, con la stessa sincerita’, con la stessa umilta’ che lo caratterizzava.

      Operaio dell’Enel, militante dell’autonomia operaia, avanguardia di lotta contro i padroni dell’energia e contro l’energia padrona, fondatore ed instancabile animatore delle prime forme dell’autoorganizzazione politica e sociale, dall’autoriduzione delle bollette ai lavoratori autoorganizzati, ai comitati di base.

      Per questo suo “curriculum” di grande rispetto, e’ stato perennemente attenzionato dalla violenza del potere.

      Per questo suo “curriculum” noi lo riconosciamo come uno dei figli migliori della nostra classe.

      Nella sua umanita’ c’e’ tutta la comune lotta per la futura umanita’.

      COMBAT

    • Ricordo su Radio Onda Rossa

      Vincenzo Miliucci ci racconta chi era Claudio...

      Related Link: http://www.ondarossa.info/newsredazione/ciao-claudio

    • I compagni di Brindisi che lo videro accanto nelle lotte contro le centrali a carbone e nucleari lo salutano con tanto affetto...

    • Ricordare Claudio Rotondi,

      il compagno arrestato quando hanno chiuso Onda Rossa che ho conosciuto personalmente all’uscita da Rebibbia;

      il compagno chiamato "vecchio" (con rispetto) dagli altri del Comitato Proletario Torrevecchia Primavalle;

      il compagno con cui ho condiviso la nascita dell’Associazione Culturale "CHE FARE" quando c’era la minaccia di mettere fuorilegge i Comitati Autonomi Operai e le sue articolazioni territoriali;

      il compagno con cui ho volantinato a piazza Mario Salvi nei giorni più plumbei della repressione;

      il compagno con cui ho avuto condivisioni e dissensi senza perdere mai il rispetto e la stima;

      il compagno che ho continuato ad incontrare per venticique anni alle manifestazioni del movimento, dopo che le nostre strade hanno seguito itinerari ed esperienze diverse;

      il padre di un compagno che ho vissuto e rimarrà sempre come un fratello;

      il compagno che ricordiamo per le sue proverbiali sollecitazioni all’impegno rivolte a tante/i compagne/i;

      un compagno per il quale credo sia appropriato l’appellativo di "IMPRESCINDIBILE".

      Addio Claudio e grazie per alcune cose importanti che mi hai insegnato con il tuo esempio. Non le dimenticherò.

      Gianni Troiani

    • L’immaginario e la realtà: saluto a modo mio al compagno Claudio

      Su qualsiasi evento storico ci sono sempre due piani: quello immaginario che si sedimenta nel ricordo, nostalgico, anche, dei reduci sconfitti e poi c’è la realtà.

      Nel ricordo del compagno Vincenzo per commemorare Claudio quello che mi è piaciuto sopratutto, a parte la commozione trattenuta è stato il richiamo alla realtà.

      La realtà non è teoria: la realtà sono i fatti come accadono.

      I maestri della teoria il più delle volte sono estranei a questi fatti reali: gli servono per le teorie, più delle volte, o per dire qualche frase ad effetto.
      Nelle parole di Vincenzo c’era il vissuto, non solo il politico. Guardate il vissuto: il vissuto vi dirà di quegli anni più di qualsiasi testo teorico. E se c’è da leggere qualcosa, c’è da leggere sopratutto i volantini fatti nei quartieri, nei posti di lavoro, nei comunicati per la preparazione delle assemblee.

      E vedrete la distanza la differenza tra oggi e ieri, non la debbo spiegare io: sta lì, sta in quelle parole scritte, di corsa tra un assalto e l’altro, tra uno scontro e l’altro, tra una lotta e l’altra tra una serata e l’altra di sogni e desideri.

      La realtà non la trovate, lo dice Marx! nei testi dei filosofi, la realtà è: ci siamo tutti? chi manca all’appello? e poi nel cercare chi manca e nel stargli vicino nella disavventura.

      La realtà era la non paura della disavventura.

      Chiaro era il concetto:
      NON ABBIAMO DA PERDERE CHE LE CATENE.

      Gli anni settanta, autonomia operaia, non sono patrimonio di questo o quel nome famoso.

      Sono il patrimonio di chi lottò prima di quegli anni, di chi lottò allora, di chi lotta oggi di chi continuerà a lottare domani.

      Gli anni settanta furono il terreno di scontro di classe nelle fabbriche, nei QUARTIERI!, nei posti di lavoro del proletari senza nome

      vittoria

      L’Avamposto degli Incompatibili

    • Caro Vincenzo, vorrei riporre Claudio in un angolo del mio cuore, purtroppo insieme ai tanti compagni che c’hanno lasciato con una frequenza impressionante. Per riporlo, e quindi averlo dentro di me, voglio ricordare quel 12 marzo ’77, quando in
      quella enorme manifestazione di rabbia e comunismo Claudio portava una bandiera rossa alta più di 4 metri, per essere un punto di riferimento per i compagni di fuori roma: non l’abbandonò mai, neppure nella concitazione degli assalti e delle fughe.

      Voglio ricordare i pomeriggi e le notti da Italo il tipografo, con Giorgio, Marcello per stampare "I Volsci" da portare a Bologna o all’università, centro di iniziative e dibattiti aspri. Voglio ricordare la sua costante presenza operaia nei quartieri delle autoriduzioni; nei tanti gruppi proletari che si riappropriavano del cibo e della merce. Lo voglio ricordare anche nella cosciente dignità del suo dolore nel letto del fatebenefratelli: aveva già chiaro il suo destino, mi accolse come in una visita di cortesia, ma incazzato per non poter rispondere alle mie domande, e io non sempre riuscivo a rispondere pure per lui.

      Lo voglio ricordare perchè con Nando, Marcello, Franco, il dolce Anacleto e tutti gli altri, sono tanta parte della mia vita, la più ricca, uguale alla ricchezza dei compagni che ho la fortuna di frequentare ancora, e spero proprio per tanto tempo a venire.

      Passo spesso dietro piazza Cairoli, non riesco a non andare a rileggere la lapide di Mario-Gufo e, senza andare da nessuna parte, ricordo con rabbia Fabrizio nelle lotte di s. basilio: loro, così giovani, sono stati i primi nostri, nostri per sempre, come Claudio.

      Un abbraccio, Sandro

    • Per Claudio Rotondi, da Oreste e Lucia Scalzone

      …e adesso, anche Claudio. Un’altra vita che si chiude, sta diventando una cadenza, è la cosa più normale del “mondo”, eppure ogni volta diventa un dolore acuto, singolare, come se la persona che si perde fosse un’ eccezione iniqua, per lei/lui e per “io”/nojaltri, e non lo sapessimo da sempre, non vivessimo aspettando[ce]lo e anche artigliati da questa consapevolezza che passa come un’ombra, a tratti più o meno lunghi, sulle nostre giornate.

      Non siamo “soli al mondo”, ed è bene non pensarci né “i migliori” né i più “crudelmente colpiti, bersagliati, proditoriamente usurpati di una pienezza di vit ache ci spetterebbe….”. Epperò, niente da fare : Claudio oggi, riaffiora un’immagine come di “conosciuto da sempre”, anche « familiare » nel senso buono del termine. Le distanze spazio-temporali si appiattiscono, non possiamo identificare un luogo e un momento, una “data di nascita” della nostra amicizia e “compagnità” : riunioni (piene di fumo), cortei, manifestazioni corse scontri…, radio, cortile di prigione e un saluto mandato dal cortile mentre passi, se ricordo bene. Insomma, una vita.

      Alcune cose, sovrappensieri ricorrenti ogni volta, diventano come una sorta di giornale intimo/pubblico, una sorta di epigrafe, quasi un manifesto …

      Un’altra vita (sia detto senza jattanza proprietaria, identitaria : una vita “nostra”, di uno-di-noi, noialtri, gente comune eppure per noi, con un rapporto ulteriore, un po’, come dire….speciale) – ancora una vita che si chiude, altri pezzi del nostro vissuto che vanno disincarnandosi.

      Una sorta di desertificazione, se non ci fosse l’irrompere incessante di un presente, un “ora qui ”, che in continuo si ripopola, con intensità a tratti crescente di irruzioni perentorie, epperciò risulta vitale e al contempo struggente perché finisce per saturare tempi di vita, spazî, territorî esistenziali inesorabilmente distanziando “ère” pregresse che si fanno nostro malgrado come remote, e riaffiorano periodicamente come inquietudine d’inadempienza.

      Così è : di ‘cerimonia degli addìi’ in altra cerimonia altri addìi, è come se anche da noi stessi
      andassimo prendendo congedo. Senza saper veramente come, nell’aggiungersi di lutti e di tentativi d’elaborarli – travail/deuil… Senza per altro, malgrado l’intensificazione della cadenza, abituarvisi mai : ogni volta daccapo, è una sorta di sbigottito sgomento come di, come da, bambini – chi può dire di non averlo conosciuto ? Si gira in tondo – gli opposti non si elidono, non si compensano, vorticosamente si esaltano – tra la percezione della singolarità, dell’unicità di ogni morte, e la vertiginosa astrazione dell’inferita generale ineludibile mortalità ; nonché per il vuoto e la diminuzione che si sente per chi “viene a mancare”, e il presagio del ‘venire a mancare’ noi stessi per gli altri – come nell’effetto di vertigine in cui si vede il nostro proprio corpo precipitare.

      Non so…, tendo a pensare, che tutte le sapienze del mondo non possano pervenire a cancellare davvero il gelo nelle ossa per quello che, nella “filosofia ingenua” di domande infantili, torna e ritorna come concatenamento di enigmi e vertigine, che il discorso non esorcizza o rischiara – in ogni caso, non del tutto.

      ‘Esseri parlanti’, formanti specie detta « specializzata nella parola epperciostesso pericolosa », sportisi fuori dell’essere e riguardatisi, concepitisi, avent’inferito l’altro, la mortalità, affrancata dal governo innato dell’istinto di autoconservazione della specie e lanciata nel logos con tutto quanto ne segue, siamo – mi pare si possa dire – fatti d’altri : ogni sottrazione finisce per introdurre ad una sorta di anticipazione di quell’attimo interminabile finale d’ognuno detto iper-opsìa : in cui, si dice, si rivisita tutta la propria vita.

      Scorrono, ora qui, gli anni dell’ assalto al cielo. Riaffiorano sequenze, situazioni, ‘paesaggi’, quei territorî esistenziali sempre più accanitamente fatti oggetto nell’attuale società (potremmo dire – a viva forza e con violenta majeusi agguerrita nell’esorcismo contro la potenza di vita – da “capitalizzare-statizzare”, funzionalizzare domare ‘macchinizzare’ legalizzare), fatti oggetto – dicevamo – di uno sfiguramento ossessivo, d’un diniego, per dirla così, di ogni ‘storicità’– fatti oggetto di un trattamento della memoria pubblica e forzosamente impartita ad ognuno, assolutamente speciale, teso in qualche modo ad espungere la lunga vicenda di quegli anni dal pensabile, e in definitiva ad espellere, chi l’ha popolata, dall’umano.

      Quando si è indotti dalla vita e dalla morte a ri-porsi ‘in situazione’, risulta particolarmente irrespirabile la tracotanza con cui i sovrastanti, i gerarchi, gli utilizzatori dell’oggi, incarnazione visibile di una ideologia da predatori – e a dirla tutta, da prosseneti e sicofanti – ricominciano sempre il loro sporco lavoro, parlano le loro nov-langue, mettono in scena le loro ‘Pubbliche Moralità’. Vaniloquiano storie scucite e fantasmatiche, fanno girare le ruote della loro miserabile intrapresa di accaparramento del senso e d’arbitrio sui passati – passato che rendono, in continuo, aleatorio, per far spazio alle loro sgangherate narrazioni di futuri, nell’esercizio del ruolo che gli resta, di sceneggiatori dell’incubo, di metteurs en scéne di spettacoli incongrui autocontraddittorî scuciti e assurdi, dentro cui la loro autoreferenzialità tossica e contagiosa, che finge di sapere ed è incapace d’intendere, gioca una lotta mortale contro la potenza della vita – disperata vitalità – che persiste […].>

      Claudio ci manca, manca e mancherà in modo straziante acuto ai suoi prossimi nella quotidianità, dai suoi figli a quelli come Simonetta & Vincenzo, solo per accennare a quelli di cui so la prossimità fino all’ultimo. Claudio Rotondi, “Volscio” di quegli anni, uomo sognante e ribelle di ‘sempre’ : si vorrebbe poter dire, “dormi, vola, riposa : che la terra ti sia lieve” – che importa quante infinite volte è stato detto ? La ripetizione non ne consuma il carattere singolare-comune.

      Un abbraccio ai presenti, Oreste con Lucia e (non c’è il tempo) come se
      “&….C ”

      da Parigi, il 30 novembre 2010