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Otto marzo festa della donna a Parigi e Liberazione

Publie le mardi 11 mars 2003 par Open-Publishing

In coda al corteo, quasi per "confermare" -
a chi nutre ancora qualche dubbio - l’identità
di chi ha "orchestrato" questa manifestazione, un
enorme camion da 38 tonnellate, scuro, con una gigantesca
scritta sui fianchi : "sky rock" (una delle più
grandi radio commerciali di Parigi e della Francia).

Davanti al camion delle "cheerleaders" con "pompons"
e magliette con la scritta ... "sky-rock".

Piccoli altoparlanti sul tetto del camion diffondono il
programma radiofonico in diretta - discorsi e musica in
sintonia - musica commerciale del genere più volgare.

Le ventimila persone che partecipano alla manifestazione
tengono migliaia di rettangolini o una manina di cartone
attaccati a un’asticciola di legno : si vede chiaramente
che la piccola associazione "ni putes ni soumises"
non ha potuto "fabbricare" questi minuscoli pannelli,
infatti circola la voce che dietro tutto questo c’e’ la
lunga mano del partito socialista francese (troppi soldi
e troppo lavoro per una semplice associazione).

Alla testa del corteo il servizio d’ordine di "Lutte
Ouvrière", il gruppo trotskista piu’ settario
di Francia, "difende" da eventuali "attacchi
sessisti", tra le altre, Leslie, la "diva"
della trasmissione televisiva "Loft" (una specie
di "grande fratello" alla francese) del sesto
canale televisivo.

Le ragazze della banlieue di Parigi "salvano"
lo spirito della manifestazione : su piccoli camion con amplificazione
e DJ suonano la canzone "ni putes ni soumises"
e si alternano al microfono al ritmo rap seguite da tutte
le altre del corteo.

L’aspetto commerciale di questa manifestazione "stona"
in modo flagrante : sarebbe molto interessante immaginare
cosa avrebbe potuto pensare la ragazza bruciata viva che
ha dato vita al movimento "ni putes ni soumises",
di questo recupero politico- commerciale da parte del partito
socialista/ radio sky rock/TV 6.

La pseudo-corrispondente di Liberazione Clelia Cirvilleri
ancora una volta distorce volontariamente, nel suo articolo
del 9.03.2003 intitolato "Parigi, ultima sfida a Bush",
la realta’. Una descrizione trionfale, la sua, che chiarisce,
per chi aveva ancora dei dubbi, come pensa di informare
i compagni italiani : un’accozzaglia di notizie raccolte
sui diversi articoli dei giornali francesi, una descrizione
della manifestazione tanto approssimativa da dare l’impressione
che forse non era neanche presente in questo corteo (le
bandiere di Rifondazione erano soltanto 3 ed erano immerse
nello spezzone del partito comunista francese...).

Infatti la Cirvilleri e’ l’unica che "conta"
trentamile persone : nessuno si azzarda ad avanzare questa
cifra, qui si parla piuttosto di ventimila (ed é
una stima "politica").

"Ma a Parigi l’otto marzo è stato anche il
giorno della presa di coscienza definitiva della frattura
diplomatica all’Onu con l’asse anglo-americano. Washington
e Parigi non sono mai state così distanti",
continua imperterrita la nostra corrispondente.

Certo c’e da domandarsi se alla festa alla quale ha sicuramente
partecipato la sera ha alzato più che leggermente
il gomito : le parole d’ordine contro la guerra sono state
rarissime in questa manifestazione ed era proprio quello
che mancava : nel corteo si scandivano piuttosto slogan diretti
contro le violenze che subiscono quotidianamente le ragazze
e le donne, soprattutto nella periferia della capitale e
in particolare nel pezzo del corteo piu’ giovane e piu’
combattivo.

Alla testa del corteo dove c’erano tutti e tutte le V.I.P.
della politica e dello spettacolo (compresa la loggia massonica
delle donne, presente nel corteo con un striscione...) non
ci si preoccupava di urlare degli slogan ma piuttosto di
"farsi vedere".

C’e’ veramente da domandarsi se i compagni/e italiani,
simpatizzanti o militanti del PRC, che leggono Liberazione,
hanno veramente bisogno di qualcuno che fa un elenco dei
titoli dei differenti quotidiani francesi e "riesce"
a fare un articolo dove riassume in quattro righe piene
di falsità e omissioni la giornata della donna a
Parigi.

Sul nostro sito, il giorno prima, la compagna Laura e’
riuscita a riassumere il sentimento diffuso che ha dominato
il dopo manifestazione :

"E’ dunque legittimo chiedersi il perché
della perseveranza di una festa della donna che non è
più per la donna. Come sentire propria una festa
che ci fa ancora una volta oggetto invece che soggetto,
in linea con la mercificazione del corpo femminile, così
sfacciatamente esibito nelle riviste e sfruttato per la
vendita di prodotti e servizi ?"

Collettivo Bellaciao
11.03.2003