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Agnoletto: denuncerò all’Europarlamento e al Garante Privacy il processo mediatico sul G8 di Genova
Publie le sabato 26 febbraio 2005 par Open-Publishingdi Salamandra
La trasmissione “Punto a capo”,condotta dal vicedirettore di Raidue Giovanni Masotti, ha imbastito ieri sera un ennesimo “processo mediatico” contro i no-global per i fatti di Genova durante il G8, con il “sapiente” intervento del ministro per le comunicazioni, il “prezzemolino” Gasparri.
Sul merito e il metodo della trasmissione è già intervenuto stigmatizzandone la scorrettezza, il capogruppo DS in Commissione di Vigilanza Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. Mentre il Garante per la privacy ha chiesto di visionare la cassetta registrata del programma, per valutare eventuali infrazioni alla legge.
Intanto, l’ascolto della trasmissione è sempre più deludente: ieri sera è stata vista da 1 milione e 444 mila spettatori con uno share da “brivido”, solo il 5,34%.
Abbiamo raccolto in esclusiva una dichiarazione di Vittorio Agnoletto, europarlamentare e leader dei no-global, testimone dei fatti di Genova.
“Avevo deciso di non andare alla trasmissione, quando ho saputo, tornando da Strasburgo, che l’ANSA aveva riportato una comunicazione RAI che annunciava che durante la trasmissione sarebbero stati presentati “gli elementi top secret su cui si fonda l’accusa ai disobbedienti suo fatti Genova”.
In un colloquio telefonico del pomeriggio, Masotti, conduttore della trasmissione, mi ha confermato l’intenzione di mandare in onda due intercettazioni telefoniche, oltre ad altro materiale video. A quel punto, ho inviato una lettera aperta al dottor Masotti, facendogli presente che la legge italiana vieta la diffusione di materiale depositato in sede di indagine, prima che sia giunta a conclusione il processo di appello. Nella lettera ho fatto anche presente che non ho mai accettato l’idea che i processi, prima ancora che in tribunale si svolgano negli studi TV.
Era, inoltre, inaccettabile che di fronte a documenti presentati dall’accusa non fosse stata prevista la presenza in studio degli imputati per un confronto basato almeno sulla par condicio.
Concludevo la lettera dicendo che se non avessi avuto la garanzia che non fossero state rispettate queste condizioni, la non trasmissione delle intercettazioni telefoniche o altro materiale, non avrei potuto partecipare alla puntata.
La cosa che veramente mi ha colpito è che nel giro di un quarto d’ora mi ha richiamato Masotti confermandomi l’intenzione di usare le intercettazioni telefoniche, mostrandosi assolutamente consapevole degli aspetti legali della vicenda, ma rispondendomi che quella era una sua scelta e che io potevo solo decidere se partecipare o meno alla trasmissione.
A quel punto visto l’aut-aut, ho deciso di non parteciparvi e avrei personalmente ritenuto opportuno che nessun rappresentate dell’opposizione con la sua presenza fornisse un alibi, per quanto debole, alla allo svolgimento della puntata.
Con un giudizio a posteriori, avendo visto la trasmissione, credo di aver fatto la scelta giusta. Infatti, quella a cui abbiamo assistito ieri sera, è stato un processo sommario senza la presenza degli imputati né della difesa, e dove il ruolo del pubblico ministero e del giudice erano riassunti in una solo figura, quella del presentatore.
Chiunque sa perfettamente che basta montare spezzoni diversi di filmati in un determinato modo, scegliere un’inquadratura piuttosto che un’altra, censurare dei pezzi e ripeterne più volte altri, trasmettere delle intercettazioni, troncando le frasi a proprio piacimento, per ottenere un forte impatto emotivo a senso unico sul pubblico televisivo, e di fronte al dispiegamento di tali mezzi di comunicazioni a nulla valgono le spiegazioni, le parole pronunciate nello studio.
Quello avvenuto ieri sera è stato l’ennesimo tentativo di riscrivere quanto accaduto nelle giornate genovesi, ignorando completamente quanto ormai documentato e cioè le responsabilità delle forze dell’ordine nelle violenze e nelle aggressioni di piazza, oltre che nelle drammatiche vicende della Diaz e di Bolzaneto.
Se, come purtroppo appare, sembra impossibile ottenere in Italia il rispetto delle leggi, sarà necessario rivolgersi in sede europea. Per questo, presenterò una richiesta alla Corte europea di giustizia, affinché apra un procedimento contro la trasmissione “Punto e a capo”, per violazione dei diritti della difesa e chiederò che nella relazione annuale sullo stato dei diritti nell’Unione europea, attualmente in discussione all’Europarlamento, sia inserito un richiamo formale al governo italiano per intervenire contro l’uso fazioso dei mezzi di comunicazioni e , in particolare, della TV, in riferimento soprattutto ai diritti di privacy di tutti i cittadini.
Nella seduta plenaria dell’Europarlamento, che si terrà a Strasburgo, chiederò alla Commissione europea di rispondere ad una interrogazione su questi fatti: sarà interessante vedere come risponderà il commissario Frattini, titolare della delega sui diritti civili dei cittadini dell’Unione.
Se si rifarà a quanto previsto dalle direttive europee o se, invece, ancora una volta si limiterà a rispondere agli interessi del suo presidente del consiglio, Berlusconi.
Credo che in Italia sia assolutamente necessario un intervento della Commissione di vigilanza sulla RAI, oltre ad un pronunciamento preciso del Garante alla privacy.




