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Berlusconi non consegna l’elenco del suo patrimonio

Publie le venerdì 9 settembre 2005 par Open-Publishing

Venerdì 9 settembre 2005

Conflitto d’interessi, il premier vìola la sua legge

Rivelazione dell’Espresso: non ha consegnato l’elenco delle sue attività patrimoniali

da L’Unità

HA IMPIEGATO 1132 giorni del suo governo per riuscire a mettere insieme quella legge sul conflitto d’interessi che pure aveva promesso di approvare nei primi cento giorni d’attività dell’esecutivo: «Farò quello che la sinistra non ha fatto in cinque anni».

Eppure Silvio Berlusconi non ce l’ha fatta a rispettare neanche quelle poche norme soft che ha provveduto a confezionargli su misura l’accorto ministro Frattini. Il premier -rivela “l’Espresso” nel numero in edicola- è riuscito a violare anche l’unico obbligo che gli veniva imposto dalla legge, cioè «consegnare entro 90 giorni dalla nomina l’elenco delle proprie attività patrimoniali e di quelle del coniuge e dei parenti entro il secondo grado, vale a dire genitori, figli e fratelli» e aggiunge che «gli accertamenti della Guardia di Finanza nei confronti del presidente del Consiglio e dei suoi familiari sono stati bloccati alla fine di agosto dal Comando generale».

La legge di cui Berlusconi aveva fatto una delle sue bandiere, non è stata quindi rispettata pur nella frattiniana versione al ribasso. La normativa non prevede alcun obbligo di vendita da parte del premier nè alcuna sanzione pecuniaria o penale. In più, ricorda l’Espresso, «se il ministro o il presidente del Consiglio favorisce i suoi interessi o quelli dei suoi familiari danneggiando contemporaneamente gli interessi pubblici, il suo comportamento disdicevole sarà segnalato al Parlamento». Nient’altro. Tutto tranquillo, dunque. Tanto più che «l’autorità che dovrebbe fischiare il fallo del premier e dei suoi ministri, l’Antitrust, è in buona parte nominata e influenzata dal Cavaliere».

Il primo governo Berlusconi è finito ad obbligo scaduto, peraltro assolto solo da 61 governanti su 97. Il Berlusconi bis ha giurato il 23 aprile, quindi da più di trenta giorni è scaduto il termine ma le dichiarazioni della famiglia Berlusconi non sono state mai recapitate. Di conseguenza è stata avviata una procedura d’ufficio da parte dell’authority che ha a sua disposizione un reparto della Fiamme gialle, il nucleo Tutela Mercati, comandato dal generale Cesare Palmerini. Si partiva con la richiesta di accertamenti anagrafici (tra i nomi anche quello del ministro Alemanno). A questi sarebbe seguito tutto il resto dei controlli. «Ma quando al Comando provinciale di Milano è arrivata la richiesta per i familiari del premier è scoppiato il putiferio» scrive il settimanale che rivela che «dopo un giro di telefonate tra capi di Stato maggiore, colonnelli e alti ufficiali, il Comando generale ha sospeso gli accertamenti anagrafici per tutti i ministri». Il comandante del nucleo che aveva fatto la richiesta per Berlusconi, il generale Castore Palmerini - che in passato ha indagato sulla P2, è stato commissario straordinario per i beni confiscati alla mafia e capo delle unità anticrimine Scico- è stato promosso a dirigere il centro studi della scuola interforza. In attesa di accedere al nuovo incarico (il 14 ottobre) il generale è a disposizione.

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