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DESTRA SCATENATA CONTRO IL CORRIERE e LA MAGISTRATURA

Publie le martedì 5 luglio 2005 par Open-Publishing

Il Corriere ha pubblicato l’udienza preliminare del processo Mediaset di Berlusconi.
La maggioranza e il ministro Castelli hanno attaccato vergognosamente la magistratura per aver applicato il codice.Vede vanificata la sua opera di quattro anni di lavaggio del cervello dei cittadini sui processi di Berlusconi che non si devono conoscere o si devono attribuire "alla persecuzione dei giudici"

La maggioranza,tutta,ha protetto con leggi ad hoc il patrimonio criminoso del Premier.
Leggi ad hoc,occupazione della TV pubblica,controriforma della giustizia.Il governo berlusconiano pensa che il suo "ordine " è ormai istituzionalizzato in Italia e che il codice sia ormai carta straccia.
Per questo ancora una volta tenta di sgretolare la magistratura che applica questo codice tuttora in vigore e che per il momento non può cancellare
In quattro anni si è fatto di tutto affinchè l’opinione pubblica fosse tenuta all’oscuro dei processi a Berlusconi.
Anche l’opposizione pensa che parlarne sia controproducente e si rischia di favorire l’imputato eccellente.
Così facendo,anche l’opposizione si rende colpevole di violazione del diritto d’informazione,per calcoli elettorali.
Ci dovrebbero essere dibattiti pubblici su queste vicende e non silenzi di depistaggio da parte della maggioranza e tattici da parte dell’opposizione.
IL pubblico ha il diritto di sapere
Ecco un articolo de La Repubblica sull’ennesimo attacco alla magistratura scatenata dal Ministro della giustizia Castelli e dalla sua armata Brancaleone che si cuce le leggi su misura

""Interrogazione di An. Castelli: i soldi dei cittadini devono essere spesi meglio
Con un’inserzione sul "Corriere" convocata l’udienza del 28 ottobre

Notifica a mezzo stampa
bufera sul giudice di Mediaset

Costate 180 mila euro le 4 pagine per l’atto d’accusa contro Berlusconi
di MARCO MENSURATI

MILANO - Quattro pagine del Corriere della sera, comprate per 180mila euro dal Tribunale di Milano per annunciare il processo a Silvio Berlusconi del prossimo 28 ottobre, scatenano una nuova polemica tra il centrodestra e la magistratura. Il più duro di tutti è il ministro della Giustizia Roberto Castelli, che rimprovera il giudice Fabio Paparella di aver sperperato, con la sua decisione, denaro pubblico: "Visto che si tratta di soldi dei cittadini, occorrerebbe maggior prudenza nella loro gestione. È vero che si tratta di una fattispecie prevista dal codice di procedura penale, ma spetta al magistrato utilizzare questa possibilità in modo oculato. Ci si lamenta sempre della mancanza di risorse per la giustizia, poi si spendono 180mila euro per una notifica. Penso che si tratti di un record".

Pacata l’autodifesa del giudice Paparella che, codice alla mano, spiegare che non poteva fare altro. L’articolo 155 è molto chiaro: "Quando, per il numero dei destinatari o per l’impossibilità di identificarne alcuni, la notificazione risulti difficile, si può disporre che la notificazione sia eseguita mediante pubblici annunci". In questo caso ricorrevano entrambe le condizioni: i destinatari erano numerosi e alcuni di questi (i soci di Mediaset) non erano identificabili. Insomma, il giudice non aveva scelta: o faceva così o mandava all’aria l’intero processo (come del resto era già accaduto, proprio per un problema di notifica alle parti offese, con il "processo madre" All Iberian).

Lo scontro politico-giudiziario era cominciato qualche ora prima delle dichiarazioni del ministro, con un’interrogazione firmata da Daniela Santanché (An): "Quanto è costata la pubblicità che gli organi inquirenti del Tribunale di Milano hanno pagato alla Rizzoli-Corriere della Sera per pubblicare l’atto d’accusa contro Silvio Berlusconi e alcuni dirigenti della Mediaset?". Dopo la Santanché, è stato un diluvio di dichiarazioni. Fra i primi l’europarlamentare di Forza Italia Giuseppe Gargani: "Si tratta di una procedura desueta, astratta, che forse va oltre la normalità e che, conseguentemente, suscita interrogativi". Seguito dal vice coordinatore del partito, Fabrizio Cicchitto: "L’annuncio a mezzo stampa della fissazione dell’udienza preliminare dell’inchiesta Mediaset è una straordinaria conferma che la magistratura di Milano quando si tratta di Berlusconi e delle sue aziende non bada a spese. Un ordine dello Stato, che dovrebbe essere e apparire imparziale, non va tanto per il sottile quando si tratta della gestione mediatica più clamorosa dei procedimenti che a getto continuo sono messi in piedi contro Berlusconi".

L’affondo delle "prime linee" della maggioranza non trova però alcun supporto da parte dei tecnici del diritto. Avvocati e consulenti degli stessi imputati del processo Mediaset glissano. Giorgio Perroni, avvocato di Cesare Previti, ieri in aula a Milano per il processo d’appello Imi Sir, spiega: "Si tratta di una procedura normale che il giudice ha attuato per raggiungere i soci Mediaset che altrimenti sarebbero stati irraggiungibili". Neanche l’onorevole Niccolò Ghedini s’indigna: "Pensavo si potessero individuare i soggetti coinvolti", spiega tranquillo.

Non poche le voci levatesi a difesa di Paparella. Luigi De Ruggero, segretario milanese dell’Associazione magistrati, fa notare come, contrariamente a quanto sostenuto dagli esponenti della maggioranza, quella della "notificazione per pubblici annunzi" è tutt’altro che una pratica desueta. Recentemente è stata in utilizzata più di una volta, anche in casi clamorosi. Come, ad esempio, nel processo a Vanna Marchi e come, a Monza, nel processo per la maxi beffa dei bond Cirio. Ma per quei casi nessuno si era lamentato.

http://www.repubblica.it/2005/g/sezioni/politica/giumed/giumed/giumed.html