Home > Grandi imbrogli
Grandi imbrogli
ANGELA PASCUCCI
Alle richieste alte e forti di cambiare strada, i G8 hanno risposto ieri con un sussurro, nonostante il fragore delle bombe di Londra. Ci vorranno 40 anni per cancellare il debito dei più poveri al passo deciso in Scozia e i 50 miliardi di dollari di aiuti, metà dei quali riservati all’Africa, arriveranno in comode rate entro il 2010, se arriveranno. Tutto il tempo per stringere ancora la cinghia, ammesso che ci siano ancora buchi. La raccomandazione di Tony Blair ai suoi compagni di forziere di mettere fine ai sussidi dei loro agricoltori privilegiati, per far competere anche i contadini del Sud del mondo, sa di barzelletta consunta sulla bocca di chi si è tenuto stretto il malloppo dei «rimborsi» europei in nome della politica agricola dei 12 ante-allargamento. E comunque, ogni «aiuto» è condizionato: bisognerà meritarselo dimostrando di aver messo fine a guerra, dispotismo e corruzione. In una parola, di essere diventati «democratici». Come chi? E da quale pulpito? Ci si chiede, girando lo sguardo intorno e sfogliando gli ultimi anni di cronache belliche, africane e non solo. Ancor peggio, se possibile, è andata per il pacchetto ambientale. Nel comunicato finale è stato riconosciuto che lo stravolgimento del clima è «una sfida seria e a lungo termine che riguarda potenzialmente ogni parte del pianeta». Agghiaccia quel «lungo termine» che sa di cecità senza rimedio, soprattutto se congiunto alla criminale incapacità di stabilire scadenze per la riduzione delle emissioni inquinanti nonostante si riconosca, e qui siamo all’assurdo, che bisogna agire «con decisione e urgenza». In attesa del cadavere di Kyoto che passerà nel 2012. Ma anche la soddisfazione per la (scettica) ammissione da parte di George Bush che l’attività umana è tra i responsabili dell’effetto serra (ma intanto gli Usa, i più grandi inquinatori, non cambiano strada), ricorda il Titanic.
Un compromesso al ribasso con cui i G8 cercano di guadagnare tempo, anche se le strade sconvolte di Londra segnalano che è ora di decidere perché l’attesa è un lusso che neppure i ricchi possono più permettersi.
«Non direi che è la fine della povertà estrema, ma è l’inizio della fine» ha commentato alla fine Bob Geldof, grande celebrante del Live8. Ma se una ex rock star parafrasa Churchill, i tempi sono davvero grami. Involontariamente spiritosa anche la dichiarazione di Blair sugli africani: «i soli che possono risolvere i problemi dell’Africa». Se solo qualcuno glielo consentisse, lasciandogli il libero uso delle loro preziose ed enormi risorse. La povertà può stare tranquilla: ha ancora tanta storia davanti a sé.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/09-Luglio-2005/art4.html




