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L’IRAQ FA CROLLARE L’ARRUOLAMENTO NELL’ESERCITO

Publie le venerdì 15 luglio 2005 par Open-Publishing

L’IRAQ FA CROLLARE L’ARRUOLAMENTO NELL’ESERCITO

Il numero di riservisti sceso da 220mila a 138mila

Cercasi urgentemente soldati per l’esercito americano. Sarà l’incertezza della guerra, saranno le quotidiane notizie di morti e feriti che arrivano soprattutto dall’Iraq, sarà la durata delle missioni all’estero, ma il numero

degli arruolamenti per le truppe di riserva e la guardia nazionale americana è drasticamente calato. Da circa 220mila, subito dopo l’invasione dell’Iraq due anni fa, a circa 138mila.

Una diminuzione che secondo gli ufficiali militari potrebbe ulteriormente intensificarsi nei prossimi mesi.

Inevitabilmente, le conseguenze di questo calo degli arruolamenti saranno avvertite sui due fronti più difficili per gli Stati Uniti, l’Afghanistan e soprattutto l’Iraq, dove il numero delle truppe della guardia nazionale e dei riservisti potrebbe passare entro l’anno prossimo dall’attuale 35 al 30 per cento.

Pur riconoscendo le difficoltà del momento, l’Esercito assicura che sarà in grado di far fronte a questo calo degli arruolamenti. "Non è un ostacolo insormontabile" commenta Peter B. Bechtel, responsabile dei piani di guerra dell’esercito. Di altro avviso, il generale Barry McCaffrey, comandante in pensione appena rientrato da Bagdad. "Stiamo toccando il fondo del barile", ammonisce, "dovremo ampliare l’uso della guardia nazionale, come forza portante". Da sei dovrebbero passare a due le brigate di combattimento in Iraq della guardia nazionale: vale a dire da circa 25mila i soldati dovrebbero diventare tra i 6mila e i 10mila.

Per riempire i vuoti lasciati da questo calo di arruolamento, Pentagono ed Esercito stanno attiggendo sempre più dalla Marina e dall’Aereonautica, per fornire autisti e personale di sicurezza, ma sta aumentando anche il ricorso a contractor privati, così come la "riconversione" soprattutto per operazioni di intelligence di migliaia di soldati, essenziali durante la Guerra fredda.

"Saremo costretti a fronteggiare una vera crisi, se nelle prossime due o tre rotazioni resteranno comunque in Iraq ancora 135mila truppe", avverte il generale John Libby, aiutante generale nel Maine. Un’eventualità, che potrebbe costringere il Pentagono, ipotizza il generale, a mobilitare di nuovo unità già utilizzate.

Il dispiegamento della maggior parte delle truppe in Iraq e Afghanistan per un lungo periodo sta oltretutto creando difficoltà ai governatori di alcuni stati costretti a risolvere emergenze, come incendi e uragani, con un esiguo numero di militari. Apcom