Home > LA SOCIETA’ LIQUIDA
Una societa’ da paura globale.
Il sociologo polacco Zygmunt Bauman ci chiama ‘la societa’ liquida’, la societa’ instabile, o disintegrata.
Paradossalmente stiamo marciando verso un anti-sistema, che, in luogo di essere l’espansione positiva dell’uomo contro i vincoli capziosi dello stato, diventa l’abbandono dell’individuo in mano alla pura forza.
Oggi il cittadino e’ rigettato in forma negativa al suo individuale, al suo privato, alla sua disperata solitudine; non solo non vede davanti a se’ scopi raggiungibili (perdita della speranza), ma disconosce i legami sociali che lo legavano a gruppi di appartenenza (perdita della comunanza), mentre l’unica regola che gli viene rappresentata dai gruppi di potere e’ la deregulation, l’assenza di regole, con una politica attenta ormai solo a fini personalistici, dimentica di progetti, funzioni e scopi pubblici.
La privatizzazione e la mercificazione di ogni aspetto del vivere e la subordinazione della politica alla piu’ bieca legge del profitto danno l’estinzione della sfera pubblica, e questo segna, paradossalmente, la fine della liberta’ umana.
Al posto del governo che dovrebbe garantire diritti e doveri, possibilita’ e limiti, in un sistema equilibrato di poteri-funzioni, abbiamo la coercizione di gruppi economici che usano lo stato solo come strumento per conseguire maggiore potenza.
Dice Bauman:
“Sotto l’impetuosa corrente del capitalismo finanziario, la struttura sociale sembra disfarsi e liquefarsi”.
"La globalizzazione e’ la svalutazione dell’ordine in quanto tale. Questo ha l’effetto di una vera e propria apocalisse culturale, determinando una situazione in cui l’allentamento o la dissoluzione dei legami sociali non favoriscono la crescita della liberta’, ma la diffusione di un sentimento di panico, il quale a sua volta alimenta una ‘economia politica dell’insicurezza’ in cui la mobilita’ o, all’opposto, la sedentarieta’ determinano la posizione occupata nella stratificazione sociale.”
“L’unica liberta’ garantita nella "modernita’ liquida" e’ quella del movimento dei capitali e delle élite globali”.
Per tutti gli altri la minaccia e’ la sedentarieta’ senza sicurezza, in una condizione in cui: “Il futuro e’ percepito come una minaccia”.
“C’e’ un abisso tra l’individualita’ come ‘pratica di autoaffermazione’ e la limitata capacita’ di controllare il contesto sociale in cui l’autodeterminazione del proprio progetto di vita dovrebbe realizzarsi. Cio’ conduce alla condanna a morte della persona”.
“Di fronte alla liberta’ di movimento della élite e alla costrizione alla sedentatarieta’ della moltitudine, la politica si riduce a pura amministrazione dell’esistente, preposta a dimostrare al capitale che e’ libero di andar via quando vuole.” E di fare quello che vuole (guarda la reticenza di un D’Alema a rimettere Fazio al parere del parlamento).
“Il risultato e’ il declino del lavoro, l’ascesa della precarieta’ a sistema della relazioni tra capitale e lavoro, il cui conflitto ha costituito e tutt’ora costituisce la contraddizione sistemica per eccellenza.”
“Le èlite tecnocratiche mirano a una estensione della precarieta’ globale e psichica come sistema di controllo della popolazione planetaria.”
“La promessa del paradiso in terra diventa l’inferno vissuto quotidianamente da uomini e donne, mentre la precarieta’ diventa il piu’ sofisticato e perfetto strumento di sottomissione e controllo che la modernita’ sia riuscita a produrre.”
“La precarieta’ e’ stata elevata a sistema”.
(Fa specie ricordare che in Italia la precarieta’ del lavoro e’ stata introdotta proprio da un governo di centrosinistra.)
Uno strumento di potere del capitalismo moderno nella societa’ avanzata e’ stato finora la creazione del desiderio. Quanto piu’ questo e’ fittizio e fantasmatico, tanto piu’ crea una merce-dipendenza in cui il potere ha buon gioco.
E’ facilmente manipolabile il cittadino che si identifichi in quanto consumatore. Ove al bisogno si sostituisca il desiderio, il consumo diventa un fattore di identita’ che dunque puo’ predisporre scelte e dipendenze, entrando nella tecnica della manipolazione, in un luogo intermedio dove la suggestione politica si confonde con quella economica.
Il desiderio consumistico puo’ surrogare la pulsione spirituale o idealistica o confondersi con essa. Ne deriva che il miglior politico usera’ indifferentemente un linguaggio mercantile o sacerdotale, in un medesimo mercato e con paradigmi similari.
Corollario dell’antiumanita’ del sistema mercificante e’ la progressiva estinzione dello stato sociale che rappresentava la base etica dello stato capitalista. Ovviamente, in tale situazione, gli intellettuali diventano salariati dell’industria culturale, i politici stessi sono a servizio del mercato, diventano portatori non di progetti ma di interessi e si disimpegnano dalla cura di affari pubblici per trend che non hanno piu’ nulla di comunitario o corporativo ma segnano solo risse spartitorie di tipo feudale. Il loro unico progetto politico diventa la difesa del loro personale status anti-precario.
Come Marx, Bauman indica come fattore strutturale del capitalismo la tendenza a sconvolgere le strutture della societa’:
”Uno dei compiti assegnati alla modernita’ fu quello di ‘fondere i corpi solidi’ per costruire una societa’ piu’ stabile e duratura. I primi corpi solidi ad essere liquefatti furono gli obblighi etico-religiosi che caratterizzavano e tenevano unite le societa’ pre-moderne. In questa fase di liquefazione l’unico rapporto sociale che resistette al cambiamento fu il rapporto di classe e dunque un nuovo tipo di razionalita’ prese la guida della societa’; possiamo descrivere questo marxianamente come il primato dell’economia intesa come razionalita’ che governa tutte le altre vicende umane e sociali.”
Se guardiamo alle vicende italiane, fino agli anni ’50 parve che il potere politico fosse in grado di gestire l’economia, aprendo prospettive a piu’ livelli, poi tutto si stravolse e oggi la politica e’ diventata un’appendice strozzata di una economia e ora di una finanza che prevarica ogni cosa, una imposizione che brucia i vecchi schemi dell’economia classica, ormai obsoleti, dove l’unica scientificita’ e’ quella di uno strapotere che rifiuta ogni regola e ogni controllo, come fanno i fuorilegge, per una sopravvivenza rettiliana dello sbando e della rapina. Il governo dell’avidita’. Tutto assoggettato alla finanza, che non e’ nemmeno piu’ economia ma casino’ o bordello. Sodoma e Gomorra.
Il concetto stesso di potere a questo punto diventa monco, ogni potere infatti richiede un contrapposto dovere per autogiustificarsi socialmente, mentre il potere attuale tende parossisticamente all’estinzione di ogni dovere o obbligo, diventando pura sopraffazione, senza piu’ alcuna finalita’ sociale o giustificazione economico-politica.
In Europa dopo la crisi del ’30 e la seconda guerra mondiale, capitalismo, democrazia e istanze sociali realizzarono alcuni compromessi. Lo stato interveniva socialmente, i sindacati garantivano una politica dei redditi, i nuclei familiari medio-bassi osavano sperare in un futuro migliore. Poi il capitalismo si e’ gradatamente globalizzato e finanziarizzato con una degradazione totale, i sindacati hanno perso la partita, i partiti si sono mischiati in una palude omologa, i senza potere sono stati estromessi anche dai diritti naturali e fondamentali, la chiesa reazionaria ha dato il suo piu’ forte appoggio ai potentati e alle loro manovre coloniali, assimilando in pieno il peggiore settarismo fondato sul capitale e sulla forza finanziaria. Gli stessi cattolici sono stati coinvolti in una progressiva mondanizzazione, mentre le segreterie dei partiti si sono sclerale come arcaici dinosauri, impedendo ogni ricambio e osteggiando i movimenti di opinione e le tendenze ideali che venivano dal basso.
In pochi decenni il quadro europeo si e’ degradato, poi la globalizzazione anarchica affidata alla legge del piu’ forte, le corporazioni monopolistiche, la caduta dei piccoli e medi profitti, l’inflazione galoppante e la crisi petrolifera hanno fatto il resto.
Il neoliberismo e’ la propaggine degenerata del capitalismo fordista, la piaga purulenta di una societa’ malata senza piu’ ossature e sostegni trascendenti.
La delocalizzazione, la precarizzazione, l’appiattimento dei salari, l’estinzione dello stato sociale, la corrosione dei diritti del lavoro, l’inapplicazione delle Costituzioni, la finanziarizzazione dei profitti hanno indebolito ogni diritto del cittadino, ogni contrattualismo del lavoratore, riducendo l’uomo a cosa.
Piu’ il capitale si fa mobile e imperioso, piu’ il lavoro diventa svilito e precario. La politica si assottiglia in un orizzonte di impresa evanescente dove solo le rendite fanno da padrone, i doveri economici sono delusi, e i diritti politici sono gabbati, mentre crescono l’ignoranza, la delusione e il plagio.
Il profitto come scopo unico e assoluto dell’agire umano, come aspetto pervertito dell’economia, ha contaminato ogni ideologia, chiesa e impresa, spegnendo il mordente ideologico in una palude disidentificata dove muoiono tutte le antinomie e dove i partiti e le religioni perdono, con l’identita’, l’anima.
In ultima analisi, la mercificazione di ogni settore della vita, peggiore di uno tsunami, sta producendo l’estinzione della specie umana come derivato di una bestialita’ risorgente.
Nell’impresa l’azionista soppianta il manager, la speculazione abbatte la produzione, il profitto immediato scardina lo scopo sociale o il progetto a lungo termine o la costruzione di un’utopia.
Sia Reagan che la Thatchter sono i fautori di questa putrefazione del capitalismo, svincolato da binari nazionali o internazionali per i giochi globalizzati della finanza, e in assenza di meccanismi di controllo o di aggiustamento.
L’antico schema liberista classico prevedeva che i prezzi si aggiustassero secondo la legge della domanda e dell’offerta; se aumentava la richiesta di un bene, il prezzo saliva scoraggiando la richiesta. Ma, se oggi aumenta la richiesta di titoli, aumenta il loro valore, richiamando altra richiesta. Si crea cosi’ un mercato fittizio e dilatato che non risponde piu’ all’economia sottostante. La banche e le autorita’ monetarie che potrebbero intervenire non lo fanno, nella confusione di ruolo tra controllore e percettore. Un aumento dei tassi di interesse scoraggerebbe le richieste, ma le banche cercano anch’esse sempre piu’ profitto e gli stati spingono avanti i cittadini a comprare (vedi Tremonti che incoraggia sciaguratamente a ipotecare la casa) aumentando i deficit nazionali col crollo dei risparmi.
Accade cosi’ che il mercato finanziario diventi mostruoso, svincolato da ogni base produttiva, (vedi la Parmalat o le quotazioni del petrolio), non dipenda piu’ dalla produzione ma possa metterla in crisi anche dove e’ sana o dilatarla la’ dove dovrebbe essere ridotta. Il krack non segue piu’ il mercato o la produzione dei beni bensi’ e’ la conseguenza di immateriali operazioni di speculazione finanziaria che nessun ente sovranazionale intende mettere sotto controllo, anche se gli effetti nocivi possono spazzar via interi popoli.
Ma cos’e’ che permette questo rovesciamento del mondo in cui le operazioni fittizie diventano reali e le fondamenta sostanziali diventano ininfluenti?
Mettiamoci anche la mancanza di conoscenza critica. Il difetto di pensiero diversificato, quell’auspicato, mi si permetta di dirlo, meticciato culturale che esce dal confronto aperto di piu’ menti che pensano in modo proprio.
Il neoliberismo spinge tutti al pensiero unico. Se la gente finisce per credere che la societa’ sia immodificabile, non fara’ opposizione. Il pensiero unico a cui i media ci spingono incessantemente e’ un perverso mezzo di appiattimento delle coscienze, a cui le Chiese danno il loro efficace contributo. Conquistare le reti televisive significa dominare le menti di milioni di persone. Esattamente come realizzare scenografie planetarie per le religioni. Il totalitarismo ha bisogno di palchi da cui mandare suggestioni costanti. E la piazza mediatica e’ il miglior luogo di plagio. E qui troviamo un centrosinistra che ha favorito il colonialismo mentale ‘regalando’ le frequenze alla controparte! E troviamo anche, io credo, quelli che rifiutano nell’altro un pensiero diverso e che sono essi stessi strumenti di totalitarismo. Esso ormai tollera al suo interno la sola diversificazione delle etichette, restando i programmi interni indistinguibili.
Bauman usa questa metafora: Questa casa brucera’. Allora io prendo una tanica di benzina e la verso sulla casa. Le do’ fuoco e cosi’ la casa brucia davvero. Il pensiero unico ti fa credere che non ci sono alternative. Per evitare la guerra porta la guerra. Per difenderti dalla miseria ti butta in miseria. Ti dice che solo la globalizzazione ci salvera’, o che la democrazia e la pace si esportano solo con le armi, o che le regole non possono essere diverse da queste, o che senza i partiti non puoi fare nulla, o che senza profitto non esiste mondo ne’ uomo, o che un mondo alternativo non e’ possibile e chi lo pensa e’ un pazzo o un terrorista. Nello stesso tempo il pensiero unico distrugge tutte le regole del gioco. In questo modo la casa brucera’ davvero, cioe’ si realizzeranno proprio i mostri con cui ci hanno terrorizzato: la fame, la miseria, la guerra, il caos, la violenza, la discriminazione, l’odio razziale.
I vari Bush, Blair, Berlusconi, Sharon, Fallaci, Pera, Ruini... hanno gettato benzina sulla nostra casa dicendo che gli altri l’avrebbero bruciata.
Questa e’ la societa’ liquida, che non ha forma, che non sta insieme, dove non abbiamo piu’ valori solidi di riferimento e dove l’uomo non fa piu’ progetti a lungo termine, perche’ ha perso la fiducia in se stesso.
Tra la societa’ liquida e la struttura rigida puo’ nascere la rete. La rete (anche
internet e’ una rete, anche il pensiero no global e’ una rete) e’ una nuova specie di mobilita’ ideologica, dunque una nuova forza. La rete non ha nessuna intenzione di portare a un pensiero unico, per questo e’ odiata perche’ tutti quelli che sono ingabbiati in uno schema fisso odiano coloro che si permettono maggiore liberta’ e mobilita’. Ma la gente non diventa piu’ matura se pensa in modo coatto e fisso, rigido nel tempo.
Dice Bauman: “La cosa piu’ eccitante, creativa e fiduciosa nell’azione umana e’ precisamente il disaccordo, il confronto, tra diverse opinioni, tra diverse visioni e prospettive.”
Coloro che aggrediscono il diverso ideologico e tentano di cacciarlo mostrano solo un grado piu’ o meno grande di totalitarismo, ma, non possedendone la forza, ne indicano solo la dipendenza.
Ma Bauman ci ricorda: “ Rendere tutti uguali, omologhi, identici, e’ un’idea mortifera”.
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“Ormai e’ come se stessimo al nostro posto in un aereo, con una voce che dalla cabina di pilotaggio ci dice che va tutto bene, ma questa voce e’ registrata e in cabina di pilotaggio non c’e’ nessuno”
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Ma ci ricorda Hanna Arendt:
“L’illuminazione puo’ giungere dall’incerta e flebile luce che alcuni uomini e donne, nella loro vita e con il loro operato, accenderanno pressoche’ in qualsiasi circostanza e difenderanno durante il tempo che e’ stato loro concesso in terra”




