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La guerra contro Gheddafi e il Diritto internazionale

Publie le domenica 20 marzo 2011 par Open-Publishing
10 commenti

Nei manuali di Diritto internazionale è trattata la questione, molto dibattuta, della sovranità degli Stati e del diritto di ingerenza esterna per scopi umanitari.
Vengono citati i casi dei partiti insurrezionali e dei movimenti di liberazione in paesi con regimi più o meno autoritari. I partiti insurrezionali possono divenire soggetti di Diritto internazionale quando hanno il controllo e la gestione di una determinata porzione di territorio dello Stato contro il quale l’insurrezione è diretta. Se gli insorti non sono stati in grado di realizzare questa organizzazione vengono considerati degli insorti "tout court" e non vengono tutelati sul piano del diritto internazionale (Saulle, 2001). I movimenti di liberazione, invece, non avendo la connotazione di piccola sovranità territoriale localizzata, ma essendo solo mossi da ideali e animati dalla volontà di costruire alternative al sistema di governo, non hanno un riconoscimento giuridico come soggetti di Diritto internazionale. L’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), ad esempio, lo è diventato dal momento della costituzione di un’Autorità palestinese su uno specifico territorio.
Nella crisi libica si evidenzia, anzitutto, quanto sia stato trascurato ogni possibile spazio di intervento e di mediazione da parte dell’Unione Africana, un organismo internazionale dotato di una sua Carta, di una Commissione per i diritti dell’uomo e dei popoli e di una Conferenza dei Capi di Stato e di Governo. Non è un caso che in queste ore la stessa Unione Africana, assieme a Cina Russia e Lega Araba, sta facendo sentire forte il suo dissenso sui raid aerei e sui bombardamenti. Si evidenzia, inoltre, l’approccio diverso della Comunità internazionale con altri regimi dittatoriali che hanno represso o stanno reprimendo nel sangue rivolte pacifiche della popolazione .
Ma riguardo all’ipotesi di un governo che non gode dell’appoggio popolare e si regge solo grazie all’uso della forza, appare utile leggere cosa scriveva nel 2005 Marco Roscini, ricercatore in Diritto Internazionale presso l’Università La Sapienza di Roma, nel suo articolo "Il diritto dei popoli all’autodeterminazione tra mito e realtà":
".. Non c’è in questo caso (insurrezione contro un governo impopolare) una vasta gamma di atti delle Nazioni Unite come nel caso del colonialismo, nè la prassi può dirsi costante. Sicura è solo la tendenza a limitare l’appoggio ai governi impopolari, senza che questo possa però far concludere per una deroga al divieto di assistere gli insorti. Il principio di autodeterminazione è ancora troppo vago per poter arrivare a simili conseguenze: è fin troppo facile prevederne gli abusi con le grandi potenze che intervengono in una guerra civile per sostenere il partito a loro più congeniale, giustificandosi col fatto che quel governo non fosse benvoluto. D’altra parte, specialmente in situazioni di turbolenza interna, come si può capire chi gode dell’appoggio della maggior parte della popolazione?
Gli Stati Uniti hanno invocato la necessità di eliminare le dittature dai paesi centroamericani negli interventi a Grenada (1983) e a Panama (1989). Nel primo caso , una forza congiunta degli Stati Uniti e di altri sei Stati caraibici (con una netta prevalenza dei primi) sbarcò sull’isola nel 1983 dopo il colpo di stato del generale Austin a danno di Maurice Bishop. L’operazione incontrò scarsa resistenza e riportò al potere Eric Gairy, il primo ministro che era stato deposto a sua volta da Bishop. Pur chiamando in causa il principio di autodeterminazione, questo non fu poi compreso tra le giustificazioni giuridiche dell’operazione (che furono invece il consenso del governo legittimo, la protezione di nazionali all’estero e il mantenimento della pace in concerto con l’OECS ) . Anche nel caso Panamense, la volontà di riportare la democrazia e la lotta al narcotraffico furono poste in subordine rispetto alle motivazioni "ufficiali", quasi che non si fosse convintiu della loro legittimità. In ambedue i casi, poi, la condanna dell’ONU e della Comunità internazionale fu netta, malgrado venissero apprezzati i risultati ottenuti (il ritorno del goveerno liberamente eletto a Grenada e la cattura del generale Noriega) . Anche la Francia, confermando la sua lunga tradizione di ingerenza in Africa, è intervenuta nel... LEGGI TUTTO su
http://www.ciardullidomenico.it/ARTICOLI/guerra_a_gheddafi.htm

Messaggi

  • Il "diritto internazionale" semplicemente non esiste ... è un qualcosa basato esclusivamente sui rapporti di forza, politici, economici e militari.

    La Jugoslavia ( ma anche il Kossovo che si diceva di voler proteggere) furono bombardati dalla Nato ... peccato che la Nato sia nata come strumento di difesa tra stati alleati e non come strumento per andare a massacrare uno o più stati che non vi aderivano e meno che mai ne minacciavano i paesi membri.

    In Afghanistan invece c’è stata l’egida Onu con la scusa che vi era rifugiato Bin Laden .... del quale non si sa ancora oggi, a 10 anni di distanza, dove sia, se è vivo e se è mai esistito, in compenso da 10 anni continua una guerra dove le truppe occupanti controllano si e no la capitale ... e della quale non si vede alcuna via d’uscita ...

    In Iraq nè Nato nè Onu ... ci si è inventati i "volenterosi" ... ed anche lì la situazione è insostenibile e non si vede via d’uscita di alcun genere ...

    Sulla Libia la situazione è ancora più confusa .... anche qui l’attacco è stato dei redivivi "volenterosi" anche se formalmente ci sarebbe anche l’egida Onu ... e non è nemmeno escluso sia coinvolta anche la Nato che pure, come per la Jugoslavia, come compiti statutari non c’entrerebbe un tubo ....

    Quindi, di che stiamo parlando ?

    K.

    • Il diritto internazionale permette di smontare le costruzioni artificiose e strumentali. Per esempio la tua osservazione critica sulla Nato nel caso della Serbia ha un fondamento sul diritto internazionale. Quello che tu hai scritto lo ha scritto pari pari anche Augusto Sinagra, magistrato, consigliere di Corte di Appello e, in passato, consigliere giuridico presso il servizio del contenzioso diplomatico del ministero degli esteri.

    • Vero, ma il fatto che nè la guerra alla Jugoslavia nè quella all’Iraq fossero formalmente "legali" non ha cambiato minimamente l’esito di quelle guerre ...

      E se, ancora oggi, in Iraq, gli invasori arrancano ... questo è merito dei resistenti afgani e non del "diritto internazionale" .....

      Ed invece la "santificazione" formale della guerra all’Afghanistan, giuridicamente ineccepibile, non rende certo quella guerra più giusta o minimamente per questo "umanitaria" ...

      K.

    • Beh allora, secondo il tuo ragionamento, dovremmo dire anche che la Costituzione della repubblica Italiana è carta straccia visto che nella nostro paese la situazione reale del lavoro, la giustizia, la salute ecc non sono conformi alla carta

    • Non è propriamente la stessa cosa.

      La Costituzione italiana, così come quelle di altri Stati, ha un suo fondamento giuridico, ha i suoi formali garanti ( Il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale ) anche se pure questa - e i fatti lo dimostrano - è comunque in qualche modo influenzata dai rapporti di forza del momento.

      Ma certamente è qualcosa di più solido, difendibile, esigibile.

      Il cosiddetto "diritto internazionale" è invece molto più una pura astrazione.

      Come dicevo, ci sono state recentemente due guerre profondamente "illegali" rispetto alle norme del diritto internazionale e nessuna delle due è stata per questo impedita.

      A chi mai avrebbero potuto ricorrere Milosevic e Saddam per far valere il "diritto" ?

      K.

    • Si d’accordo ma è tutto da dimostrare che i diritti garantiti dalla Costituzione italiana siano cosi’ esigibili come tu dici visto che la costituzione ha un fondamento solido e dei garanti solidi.

      Credo che il diritto internazionale come le varie dichiarazioni universali dei diritti dell’uomo, il patto sui diritti civili e politici, la convenzione sui diritti dell’infanzia possono apparire enunciazioni vuote ma è su di esse che si fa leva per far evolvere dalla barbarie tante situazioni di sofferenza umana.

    • Non c’è differenza di sostanza giuridica tra la legislazione nazionale e il diritto internazionale. E’ solo che nell’arena internazionale la forza della legge non riesce a imporsi sull’arbitrio del più forte. Ma anche le leggi nazionali hanno attraversato storicamente questa fase e in qualche caso l’attraversano tutt’ora. Il sistema delle relazioni internazionali non è uno stato di diritto, ma può diventarlo. Ci vuole tempo e impegno.

      Franz

    • Il "diritto internazionale" ha retto - anche se non sempre e completamente, basti pensare alla vicenda del Vietnam o alle invasioni sovietiche in vari paesi - solo perchè nel mondo c’era l’equilibrio imposto da due superpotenze con forza politica, militare ed economica abbastanza equivalente.

      Tutto ciò nel 1989, con la caduta del blocco sovietico, è caduto miseramente ....

      Di vera superpotenza ne è rimasta solo una, almeno sul piano militare, e tutti gli equilibri preesistenti sono saltati ...

      E da allora, è inutile negarselo, è stata tutta una guerra .....

      K.

    • Ovviamente la penso come Franz. Il diritto internazionale non può essere automatica traduzione reale ma è il primo tassello per giungere a stadi successivi che possono impiegare molto tempo. Ad esempio la moratoria sulla pena di morte ovviamente non ha fermato le esecuzioni ma ha indotto molti paesi ad adeguarsi e in qualche caso ad abolirla
      M

    • Questo è però un problema contingente che riguarda l’efficacia del diritto internazionale, non la sua validità. Del resto assistiamo a un declino dell’egemonia USA e al sorgere di potenze come il gruppo BRIC. Su questi ultimi ho opinioni e simpatie diverse, ma mi sembrano tutti orientati nel senso di voler cogliere i vantaggi di una migliore certezza del diritto internazionale. Il multipolarismo, da questo punto di vista, potrebbe rappresentare una situazione persino migliore del bipolarismo della guerra fredda, che si basava più che altro su una reciproca deterrenza. Potrebbe esserci una nuova primavera del diritto internazionale.

      Franz