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di Oscar Renè Vargas - Analista economico e politico nicaraguense
Qualcosa non sta funzionando nel Dipartimento di Stato nordamericano e Condoleezza Rice, suo maggiore esponente, lo sa.
La sua équipe per l’America Latina ha commesso alcuni errori negli ultimi mesi e si è complicata la già tortuosa relazione della Casa Bianca con tutto il continente. Il doppio scivolone del Sottosegretario per la regione, Roger Noriega, durante la 35 Assemblea Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), ha rivitalizzato un’altra volta le accuse sulla mancanza di una strategia chiara per comprendere ed abbordare l’America Latina da parte degli Stati Uniti. Le crisi continuano in Bolivia, Haiti, Ecuador, Nicaragua e Perù.
Noriega ha proposto di creare un "meccanismo" per evitare le crisi.
In pratica, per valutare le democrazie nella regione ed intervenire in quelle che sono in pericolo, col consenso o meno del suo governo.
Sono state sufficienti solo poche ore per vedere l’opposizione di Argentina, Brasile e Messico, mentre la delegazione del Venezuela denunciava un’offensiva contro il presidente Hugo Chávez.
Rice ha utilizzato la parola "intervenire" nel suo discorso davanti all’OEA, benché abbia anche detto che la Casa Bianca non pretende "punire" i governi in discussione, bensì "prestare assistenza" a quelle democrazie in difficoltà.
Dopo la chiusura dell’Assemblea della OEA, Noriega si è rifiutato di parlare di "fallimento" per Washington. Il Segretario generale della OEA, José Miguel Insulza, ha invece promesso di promuovere "iniziative di cooperazione", invece dei polemici "meccanismi di monitoraggio" promossi da Rice.
Nei corridoi della Casa Bianca più relazionati con l’America Latina si dice, da mesi, che Noriega è appeso a un filo. L’attuale ambasciatore nordamericano nella OEA, John Maisto, ed il consigliere aggiunto del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Tom Shannon, sembrano i candidati per la successione.
Ma Noriega gode dell’appoggio di alcuni leader della Florida, dove governa Jeb Bush, fratello del presidente George W. Bush.
Lì, altri due fratelli, i legislatori Lincoln e Mario Díaz Balart, figli di un politico vicino al dittatore Fulgencio Batista, concentrano oggi la linea dura dei cubani anticastristi. E dicono che Noriega sta bene dove sta. Rappresenta perfettamente le priorità che Bush ha per l’America Latina. Le priorità sono concentrate su Cuba e Venezuela e molto poco per il resto.
Le politiche per l’America Latina si tracciano con l’apporto di Noriega. Ma Condoleezza Rice sta ascoltando anche Shannon ed il suo secondo nel Dipartimento di Stato, Robert Zoellick, un conoscitore della regione come ex rappresentante commerciale degli Stati Uniti durante il primo mandato di Bush.
Ad ogni modo, solo una parte della relazione dell’Amministrazione nordamericana col continente passa attraverso il Dipartimento di Stato. In certi casi è la stessa Casa Bianca che determina linee molto chiare, come in Colombia.
A sua volta, il Dipartimento del Tesoro è decisivo nel momento di negoziare con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, come è successo ripetute volte con molti paesi latinoamericani.
Negli ultimi mesi, gli Stati Uniti hanno subito alcune sconfitte importanti nell’attuale congiuntura latinoamericana, le più importanti sono:
1 - Candidato frustrato: Il candidato degli Stati Uniti per presiedere la OEA, il salvadoregno Francisco Flores, è rimasto fuori della corsa. E l’uomo su cui alla fine Washington aveva deciso di puntare, il messicano Luis Derbez, è stato anche lui respinto. Per la prima volta nella storia della OEA, un candidato sostenuto dagli Stati Uniti non è riuscito ad insediarsi come Segretario Generale.
2 - La Lettera Democratica: Il Sottosegretario nordamericano per l’America Latina, Roger Noriega, non è nemmeno riuscito a far sì che il Consiglio Permanente della OEA applicasse la Lettera Democratica Interamericana al momento della caduta del presidente dell’Ecuador Lucio Gutiérrez.
3 - Accuse a Chávez: Noriega è stato protagonista di un’accesa discussione che avrebbe potuto portare alla rottura delle relazioni tra Washington e Caracas. Ha accusato il presidente venezuelano, Hugo Chávez, di intervenire nella crisi boliviana in favore dei settori destabilizzanti. Più tardi, i suoi superiori gli hanno ordinato di tacere per non complicare ancora di più le cose.
4 - Iniziativa respinta sul monitoraggio delle democrazie: Noriega ha proposto alla OEA di creare un "meccanismo" per valutare le democrazie nella regione ed intervenire in quelle che sono in pericolo. La proposta è stata respinta da Argentina, Brasile e Messico. Il Venezuela ha denunciato l’offensiva contro i paesi latinoamericani.
5 - La crisi boliviana: In Bolivia la situazione evolve di ora in ora ed attualmente si possono trarre solo conclusioni generali. Lì si affrontano, da un lato, i lavoratori ed i poveri che vivono nella zona andina, ma che sono anche minoranza nell’oriente e dall’altro l’oligarchia cruceña (e tarijeña) più la destra storica boliviana, blocco che ha l’appoggio degli Stati Uniti.
Il fatto che si convochi ad elezioni generali anticipate, ad un’Assemblea Costituente e a un referendum sull’autonomia, mostra che la relazione di forze si inclina dalla parte dei lavoratori, i contadini, le classi subalterne. Tuttavia, niente è ancora deciso in Bolivia perché non è ancora stata approvata la nazionalizzazione degli idrocarburi, né si è risolto il problema della Costituente e delle autonomie.
6 - La seconda sconfitta nella OEA: La sconfitta della candidatura di Ernesto Leal per occupare la carica di Segretario Generale Aggiunto della OEA non ha significato solo una sconfitta per il governo di Bolaños, ma anche per gli Stati Uniti che l’hanno sostenuto a fondo con l’obiettivo di creare un contrappeso al nuovo Segretario Generale. Ora Insulza ha l’opportunità di gestire una OEA con un ruolo maggiormente costruttivo per la regione. Ha più libertà e anche più responsabilità.
7 - La lotta contro il terrorismo: La richiesta venezuelana di estradizione del terrorista Luis Posada Carriles ha messo contro la parete il governo nordamericano perché smaschera il vero fondo della chiamata "guerra contro il terrorismo". Il caso Posada ha permesso a Venezuela e Cuba di mettere in evidenza il pretesto con il quale Washington ha cercato di giustificare le sue guerre "preventive" e le più grossolane violazioni ai diritti umani.




