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Travaglio e le intercettazioni

Publie le lunedì 12 settembre 2005 par Open-Publishing

Pronto, chi spara? «È finito un incubo», dice il cavalier Bellachioma presentando l’ultima porcata sulle intercettazioni. E, dal suo punto di vista, è difficile dargli torto.

Per chi da trent’anni frequenta delinquenti (da Mangano a Gelli, da Carboni a Craxi), l’idea che nessun delinquente -salvo rare eccezioni - possa essere intercettato per più di tre mesi fa ben sperare, almeno per il futuro.
Incubo finito anche per l’amico Dell’Utri, sorpreso fin dal 1980 a colloquio con il mafioso Mangano per un misterioso affare di "cavalli"; e per l’amico Cuffaro, vero precursore della nuova legge: lui fin dal 2001 avvertiva mafiosi e presunti mafiosi intercettati di non parlare al telefono, e il 10 gennaio 2004 riceveva garanzie sul suo processo dalla viva voce del premier ("Il ministro dell’ Interno dice che è tutto sotto controllo"), ma la telefonata da Watergate fu prontamente infilata dalla Procura di Palermo senz’alcuna indagine su eventuali talpe al governo. Come possa, ora, l’opposizione annunciare "atteggiamenti costruttivi in aula", anziché impegnarsi a radere al suolo questa porcheria, è un mistero. Anche perché, per giustificarla, il premier ha sparato la consueta raffica di balle sesquipedali.

1)"In Italia si intercettano un milione e mezzo di persone all’anno". Falso. I dati ufficiali parlano di 181 mila decreti d’intercettazione ogni 5 anni: 36.200 all’anno. Pari al 0.63 ogni 100 abitanti (contro lo 0.62 dell’Olanda e cifre simili del resto d’Europa). Avendo ogni decreto una media di 2.6 obiettivi, risulterebbero 1.63 italiani intercettati ogni 100 (470 mila in tutto), ma la cifra scende abbondantemente sotto l’1 per cento (meno di 300 mila) visto che i decreti si ripetono a carico della stessa persona.
E nessun altro paese ha 4 regioni in mano alle mafie, né conosce tassi di corruzione pari ai nostri. E poi le intercettazioni, in Italia, possono disporle solo i giudici; negli altri paesi anche e soprattutto le polizie e i servizi segreti (negli Usa persino la Sec), senz’alcun controllo. Da noi nessuna intercettazione sfugge alla statistica, altrove invece il grosso dei controlli rimane clandestino.
Nel 2003 la Corte Federale risulta aver autorizzato in tutti gli Stati Uniti la miseria di 5 intercettazioni per armi, 9 per corruzione, 6 per estorsione...

2) Le intercettazioni "sono una grave violazione della privacy". Altra plateale sciocchezza, visto che la legge sulla privacy prevede una deroga "per fini di giustizia": cioè nei casi in cui il giudice decida che il diritto alla privacy cede il passo al superiore dovere di scoprire gli autori dei reati, dare giustizia alle vittime e tutelare la sicurezza della collettività.
Violazioni della privacy sono invece le intercettazioni prive del controllo di un giudice: tipo quelle autorizzate dalla Presidenza del Consiglio previste, indiscriminatamente e incontrollatamente, all’orribile decreto antiterrorismo varato in estate dal governo.

3) "Questa legge era attesa da una grandissima maggioranza degli italiani". Nel paese della crescita zero, della recessione, degli scandali, della censura, dei treni alle zecche e degli aerei senza carburante, alzi la mano chi ha mai sentito qualcuno preoccupato per le intercettazioni. Salvo,si capisce,i delinquenti. Secondo i dati ufficiali, il 70% delle intercettazioni è per traffico di droga. Per fortuna i narcos non sono ancora la maggioranza della popolazione. Ma che gente frequenta, il nostro premier?.

4) "Io al governo non ho mai intercettato un oppositore, mai mandato la Guardia di Finanza a nessuno, mai messo le mani in tasca a nessuno, mai insultato nessuno". Sull’ultima parte, Martin Schulz, Biagi, Santoro, Luttazzi e tanti altri, giù giù fino alla signora di Rimini apostrofata come "faccia di merda", avrebbero parecchio da obiettare. Quanto al resto, non s’è mai visto un premier che va in tv a vantare, fra i meriti del suo governo, di non aver derubato, spiato o diffamato gli oppositori. Anche perché si potrebbe dedurne che ci aveva pensato, ma poi qualcuno l’ha dissuaso,spiegandogli che sarebbe finito in galera.

5) "Basta violazioni del segreto". Il segreto investigativo non è mai stato violato dalle cronache sul caso Fazio. In compenso c’è qualcuno che da tre anni pretende dai pm Boccassini e Colombo che gli mostrino un fascicolo d’indagine coperto, quello sì, dal segreto. Quel qualcuno si chiama Previti. Il quale, non ottenendo soddisfazione, fa perseguitare dall’ apposito Castelli i due pm con ispezioni, azioni disciplinari, attacchi a mezzo stampa per un delitto gravissimo: rifiutarsi di violare il segreto.

Marco Travaglio