Home > UNA SPERANZA PER IL BANGLADESH
Tutti conoscono Yunus, il banchiere dei poveri che ha inventato il microcredito. Ricordo cosa sia il microcredito citando un vecchio scritto di Iacopo Fo:
“Yunus e’ un economista che 20 anni fa presto’ 27 dollari a una quarantina di donne poverissime che dovevano ricorrere ogni giorno agli strozzini per comperare il bambu’ per costruire uno sgabello che davano allo strozzino la sera. Non restava loro in tasca neppure il denaro sufficiente per mangiare.
Nasce cosi’ la banca del microcredito che oggi concede prestiti individuali di pochi dollari a milioni di persone in 56 paesi del mondo. I clienti, che sono anche i proprietari della banca, in quanto azionisti, sono in massima parte donne poverissime. In Bangladesh le donne sono il 98 % e la cosa e’ veramente incredibile in questo paese mussulmano dove per tradizione le donne non possono toccare il denaro...
L’idea del banchiere dei poveri e’ formidabile: concedere prestiti individuali solo a donne che riescano a trovare altre 4 donne che vogliano chiedere un loro prestito. Cosi’, da subito, si portano le persone piu’ povere a sperimentare la propria capacita’ di far fruttare i rapporti umani e impegnarsi in un progetto che e’ strutturalmente collettivo anche se tutti i finanziamenti vengono dati esclusivamente a singoli individui.
Cioe’ si usa l’individualismo borghese all’interno di una prospettiva di cooperazione socialista...Grazie a queste idee libere da preconcetti e concrete quei pazzi del microcredito sono riusciti a ottenere l’efficienza della banca, con una restituzione del 97% dei soldi, molto superiore a quella di qualsiasi banca tradizionale. E badate che i soldi vengono prestati in modo non caritatevole e paternalistico, le donne piu’ povere del mondo non solo sono in grado di restituire i debiti ma pagano anche ottimi tassi di interesse.
Oggi la prima compagnia di telefoni cellulari del Bangladesh e’ di proprieta’ della banca dei poveri con 36.000 vecchiette pezzenti dotate di telefono cellulare e pannello solare per ricaricarlo (nei villaggi non c’e’ l’elettricita’). Vendono telefonate a 17 lire al minuto, nelle ore di punta. Quello che hanno inventato in Bangladesh e’ insomma una via intelligente e potenzialmente inarrestabile a una rivoluzione del consumo e dell’impresa che lasciando intatta la forma del capitalismo ne stravolge il senso.”
L’articolo era di 5 anni fa ma oggi Iacopo lo riprende:
“Il 2005 e’ stato dichiarato dall’ONU Anno internazionale del microcredito e oggi la microfinanza aiuta piu’ di 80 milioni di persone nei paesi in via di sviluppo. Si potrebbe dire che e’ proprio grazie al microcredito che questi paesi si possono definire "in via di sviluppo. Attualmente nel mondo operano 2.931 programmi di microfinanza, che raggiungono appunto 80 milioni di persone (lo ripetiamo perche’ e’ un dato mostruoso).
L’82,5% di questi sono donne che grazie a microprestiti riescono ad avviare piccole imprese commerciali, togliendosi così dalla morsa mortale della fame.
Il microcredito e’ dunque uno strumento di sviluppo economico che permette alle persone povere di accedere ai servizi di prestiti bancari. Una cosa non da poco se si tiene conto che secondo i dati dell’UNDP - United Nations Development Program, il 20% piu’ ricco della popolazione mondiale ottiene il 95% del credito complessivamente erogato nel mondo. Come ha dichiarato anni fa Muhammad Yunus, presidente e fondatore della Graamen Bank, la prima banca per microcredito del mondo (Bangladesh) "il microcredito permette ai poveri e agli scalzi di accedere a una opportunita’ che di solito e’ esclusivo appannaggio dei ricchi.".
Aggiunge l’economista peruviano Hernando de Soto "il microcredito non e’ micro nei suoi effetti, e’ macro".
In Bangladesh ci sono oggi 600 istituti di credito che erogano prestiti superagevolati ai poveri.
Ovviamente non esiste che un fattore da solo sollevi un paese miserrimo e lo faccia diventare il settimo paese del mondo. Il microcredito e’ una buona cosa ma non puo’ essere l’unica leva dello sviluppo. Ci sono calamita’ che sono difficili da sanare e tuttavia di un paese ci incoraggia il trend e quello del Bangladesh e’ tutto in salita grazie a questo e ad altri fattori, fermo restando che le sue difficolta’ sono enormi.
Vediamo meglio questo disgraziato paese.
Bangladesh, la terra dai settemila fiumi (tra cui Gange e Brahmaputra), sempre a rischio di inondazione e per di piu’ con una fascia costiera da cui provengono maree catastrofiche e soggetto a uragani, il paese piu’ popolato del mondo, 150 milioni di abitanti su una superficie meno della meta’ dell’Italia (144.000 kmq, noi siamo 300.000 kmq). Un terreno fertilissimo che da’ anche tre raccolti all’anno, il 67% dei lavoratori sono contadini, ma il paese e’ devastato continuamente da terrificanti alluvioni che coprono i tetti delle case.
Nel ’91 una tempesta simile a Katrina fece 130.000 morti e milioni di senza tetto. Nel 2000 tre quarti del paese furono allagati. Le acque in genere sono infette e producono gravi malattie, gran parte della popolazione beve acqua stagnante con batteri e parassiti, per di piu’ molte falde acquifere utilizzate per bere contengono arsenico.
In Bangladesh le donne appartengono alla fascia piu’ povera della popolazione a causa della scarsa scolarizzazione e della tradizione islamica integralista. Centinaia di ragazze vengono sfigurate con l’acido ogni anno se rifiutano lo sposo scelto dalla famiglia o per futili disubbidienze o anche per capriccio. Meta’ degli assassini del paese sono mogli uccise dai mariti come se cio’ fosse un loro diritto.
L’88% dei cittadini sono musulmani ma proliferano le sette integraliste che lottano per imporre una forma di duro confessionalismo di tipo afgano.
La miseria e’ endemica. La prostituzione molto diffusa. Nel villaggio-bordello presso Dhaka ci sono 3000 prostitute.
L’Unicef denuncia milioni di bambini che lavorano per pochi centesimi, il 30,12 % dei bambini compresi tra i 10 e i 14 anni, impiegati soprattutto nel tessile, con lavori pericolosi per la salute fisica e psichica e spesso violentati o picchiati con danni alla crescita e all’equilibrio.
Migliaia di europei vanno ogni anno in Bangladesh per praticare la pedofilia. Si pensa che vi siano 10.000 bambini tra i 12 e i 16 anni schiavi del turismo sessuale, per quanto il governo vieti formalmente la pedofilia e per quanto le condizioni igieniche siano inimmaginabili. Ci sono addirittura bordelli di bambini.
In Bangladesh lavorano molte organizzazioni di volontari e Amnesty denunzia continue uccisioni di operatori umanitari. La vita di chi difende i diritti umani qui e’ al massimo rischio. “Il rapporto di Amnesty del 2005 denuncia gli arresti arbitrari, la tortura e le accuse immotivate che colpiscono chi osa prendere la parola sulle violazioni dei diritti umani nel paese. Queste persone subiscono regolarmente minacce di morte e aggressioni e talvolta vengono assassinate. I responsabili sono singoli o gruppi solitamente legati a bande criminali o partiti politici, così come sicari al soldo di politici locali.”
http://www.amnesty.it/pressroom/comunicati/CS98-2005.html
Il paese e’ stravolto dall’odio tra musulmani e induisti in una vera guerra civile, nel 2003 in una rivolta di tre giorni contro i musulmani morirono 2.500 persone.
Contro chi opera per emancipare la popolazione da una miseria endemica infierisce anche l’Occidente capitalista che delocalizza le fabbriche delle grandi marche sfruttando la popolazione con paghe da fame e trattamenti schiavistici.
La violenza politica e’ altissima e produce 600 assassini l’anno, mescolata alla violenza religiosa (il terrorismo islamico e’ arrivato a far esplodere 500 bombe in un’ora).
I principali partiti del paese sono due in mano a due donne.
Malgrado questa catastrofica base, il governo si e’ prefissato di raggiungere il 100% di scolarita’ entro il 2015. Il governo da’ ad ogni famiglia 15 kg di farina al mese se manda un figlio a scuola. Dal ’90 a oggi la mortalita’ infantile e’ stata dimezzata. Nel ’90 il 59% della popolazione era sotto la soglia di poverta’, ora lo e’ il 50%, non e’ molto, ma e’ qualcosa. La media di vita era di 44 anni, ora e’ di 62. Il reddito pro capite e’ raddoppiato. La crescita economica degli ultimi anni e’ stata del 5,6%.
Insomma non e’ molto ma qualcuno comincia a sperare.




