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Un ricordo di Giuliani

Publie le venerdì 9 settembre 2005 par Open-Publishing

di Renato Bettinzioli

Caro direttore, il G8 di Genova aveva lasciato un segno profondo. Un morto, moltissimi feriti, la devastazione della città. Le istituzioni traballarono, l’opinione pubblica era sconcertata, le forze dell’ordine apparivano in preda al più completo marasma. Il profilo dell’Italia, a livello internazionale, si adombrava di un tragico velo d’incompetenza, pressappochismo, violenza.

Il movimento No-global appariva in bilico tra le istanze di critica alla globalizzazione e la guerriglia, distruttiva e qualunquista, di numerose frange. Davanti a questo scenario complesso, il governo impostava e vedeva fallire una propria politica di ordine pubblico. Una politica ossessionata dalla protezione degli 8 grandi, rinchiusi in sterili riunioni nella zona rossa, e dall’accettazione di chi sembrava voler essere predestinato allo scontro diretto nelle piazze.

Sugli avvenimenti, centrodestra e centrosinistra si scambiarono allora accuse roventi, dando vita ad un livello di rissosità che lasciava però aperti non pochi spazi ambigui. Trasparenza e responsabilità latitavano e sembravano essere chimere anche nei giorni della resa dei conti. Una resa dei conti che si sostanziava davanti a due organismi: la procura di Genova e il comitato di indagine parlamentare sul G8.

Purtroppo il quarto anniversario di quei tragici fatti del luglio 2001 è stato praticamente dimenticato da tutti. Solo Rai3 ci ha fatto rivivere, ricordare e meditare ancora una volta su quei tragici fatti. Raitre infatti ci ha fatto rivedere più volte nel filmato quell’immagine che ha consegnato alla storia il corpo senza vita del giovane Carlo Giuliani, 23 anni, freddato con un colpo di arma da fuoco il 20 luglio a Genova, che allora in poche ore fece il giro del mondo.

È un’immagine drammatica di fronte alla quale l’Italia impietrita dallo stupore e dal dolore è insorta con un grido di sdegno e di rivolta civile e morale. È una terribile macchia di sangue che pesa sulla coscienza del Paese. Ma perchè in un Paese civile la cui vita è resa sacra dalla Costituzione si deve morire in questo modo? Perchè tanta brutale violenza fascista che ci ricorda il Cile di Pinochet?

Perchè per una riunione di otto persone, per grandi e potenti che siano, si deve assediare militarmente una città? Perchè non si vuole che sia l’Onu a governare il gigantesco processo della globalizzazione? E che dire del ragazzo in divisa che spaventato ha bruciato la vita del suo coetaneo Carlo Giuliani?

Anche se dovesse godere del diritto di legittima difesa chi lo libererà da quel peso sulla coscienza? Può sembrare un paradosso ma il povero Carlo Giuliani e il giovane in divisa sono vittime dello stesso dramma. E allora, al di là delle responsabilità del ministro degli interni, che sono grandi, chi ha ucciso Carlo Giuliani?

Lo ha ucciso un mondo maledetto, marcio, pieno di rughe e di prepotenze, nel quale da una parte regna la vergogna della più sfacciata opulenza e dall’altra la più spaventosa miseria. È questo mondo maledetto che deve essere cambiato profondamente. Il G8 di Genova si è reso conto dei drammi del mondo?

Temo proprio di no. In ogni caso, solo con una globalizzazione che assicura pane, acqua, medicine e istruzione per tutti, l’umanità potrà salvarsi da nuovi grandi disastri. C’è chi dice che Carlo Giuliani era un violento, c’è chi sostiene che era un bravo ragazzo che lottava contro le peggiori ingiustizie.

Ai partigiani, che conoscono bene il prezzo della libertà, piace ricordarlo, con dolore e commozione, come uno di quelli che, come noi, vogliono cambiare il mondo. Brescia