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Varese, Bologna, Roma: migranti e antirazzisti in piazza Mobilitazioni e presidi per i diritti

Publie le lunedì 27 giugno 2005 par Open-Publishing

di Stefano Galieni

Tre giorni importanti per il movimento antirazzista italiano ed europeo. I fatti di cronaca e le emergenze si mescolano con il tentativo di definire politiche comuni di alternativa in materia di immigrazione. Importante in questo senso la giornata seminariale di domani a Palermo, a Palazzo dei Normanni, dove si incontreranno esperti del settore, militanti di movimento e di forze sociali e politiche, con un gruppo nutrito di parlamentari del Gue (la sinistra europea).

L’incontro, fortemente voluto dai rappresentanti al parlamento Europeo del Prc e in particolare da Giusto Catania, si preannuncia denso di interventi e si carica di significato politico. La domanda che attraverserà l’incontro è semplice ed essenziale: «Quale Europa prospettare per chi arriva chiedendo diritti? Quale risposta dare a chi intende il continente come luogo privilegiato da recintare con il filo spinato?».

Il seminario, diviso in due sezioni, durerà per l’intera giornata e avrà uno strascico il giorno successivo quando 15 europarlamentari si recheranno a Lampedusa, nel Cpt divenuto tristemente noto per le deportazioni in Libia, per il sovraffollamento, per l’assenza di ogni forma di tutela legale. Sono parecchie centinaia le persone ancora trattenute nel centro, molte di loro verranno presto smistate negli altri Cpt meridionali anche se permane il rischio che si proceda a nuove e illegali deportazioni.

La visita sarà importante anche per comprendere cosa stia accadendo in quel cono d’ombra del Mediterraneo: mentre permane il mistero su un presunto naufragio al largo di Malta in cui sarebbero morti 27 migranti, continuano gli sbarchi a Lampedusa e nel ragusano. Tra coloro che sono già stati trasferiti nel centro di identificazione di Isola Capo Rizzuto, nel crotonese, alcuni migranti, che si sono visti respingere la richiesta di asilo politico, proseguono gli scioperi della fame. La prefettura smentisce, ma fonti interne confermano la volontà e la determinazione degli scioperanti che a questo punto dovrebbero essere liberati nel rispetto delle leggi vigenti.

Nel frattempo proseguono le mobilitazioni territoriali. Il presidio antifascista che si è tenuto ieri pomeriggio a Varese, voluto soprattutto dal social forum locale per rispondere alla provocatoria manifestazione indetta in contemporanea da Forza Nuova, è andato bene oltre le previsioni. Dopo la reazione emotiva seguita alla morte del giovane barista, la parte democratica della città si è schierata contro i forcaioli leghisti e xenofobi. Al presidio sono affluiti molti cittadini comuni e i negozi sono rimasti aperti in barba ai pretestuosi allarmi lanciati nei giorni scorsi.

Bologna era già scesa in piazza in mattinata. Oltre 1.500 manifestanti, l’80% immigrati, hanno partecipato ad un corteo a cui hanno aderito 25 comunità straniere e gran parte delle forze antirazziste bolognesi. Una delegazione è stata anche ricevuta in prefettura: due ore di colloqui che hanno portato risultati importanti. Il prefetto accetterà le autocertificazioni per quanto riguarda il domicilio, si è dichiarato disponibile alla trasformazione dei permessi per ragioni umanitarie in permessi di soggiorno (con possibilità quindi di lavorare) e ha assicurato che dal prossimo 1 settembre partiranno le procedure di decentramento per quanto riguarda le pratiche di rinnovo del soggiorno, riducendo lo scandalo delle file. Promesse forse, che però indicano una idea forse più aperta di utilizzo della parola "legalità".

Tensione alta invece a Sassuolo, dopo lo sgombero parziale (13 famiglie) di una palazzina abitata da migranti. Si è tenuto un presidio e un’assemblea con la partecipazione anche di delegati sindacali, preoccupazione per l’arresto di uno dei ragazzi con permesso regolare. Sabato prossimo si terrà una manifestazione di protesta.

Infine, a Roma, sempre ieri pomeriggio, si è svolto un sit in delle comunità albanese e rumena. Vladimir (albanese, da 16 anni in Italia), dell’associazione Iliria, spiega le ragioni dellla presenza in piazza: «Utilizzano i fatti di cronaca per attaccare le nostre comunità che sono composte da tanta brava gente. Vogliono scatenare ancora la caccia all’albanese o al rumeno per non far vedere quanto siamo sfruttati e discriminati tutti i giorni. Anche io, nel mio piccolo, mi ritrovo in una condizione assurda. Mi hanno rinnovato il permesso solo per un anno anche se dichiaro un reddito di 20 mila euro, mentre a mia moglie, che ha un lavoro precario, hanno dato il permesso di due anni. Vogliono anche spaccare la mia famiglia. Stasera (ieri per chi legge, ndr) non siamo molti. Fa caldo, molti lavorano ma molti soprattutto hanno paura. La voce che lanciamo deve essere solo l’inizio».

http://www.liberazione.it/giornale/050626/LB12D6EC.asp