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La coscienza degli obiettori

par Antonio Recanatini

Publie le mercoledì 28 dicembre 2016 par Antonio Recanatini - Open-Publishing

Credo che questo sia il momento migliore per parlarne.
Non dovrebbe essere un segreto, quelli come me non accettano che ci si possa sottrarre dai doveri professionali per motivi religiosi, soprattutto in medicina. La locuzione obiezione di coscienza indica la possibilità di rifiutare, di ottemperare a un dovere, imposto dall’ordinamento giuridico e contrario alle convinzioni di una persona, sia etiche che religiose.
Il diritto all’obiezione di coscienza nella legislazione italiana venne introdotto per la prima volta dalla legge 15 dicembre 1972, n. 772 che riconobbe il diritto all’obiezione contro il servizio militare di leva in Italia per motivi morali, religiosi e filosofici, introducendo quindi la possibilità di rifiutare il servizio militare sostituendolo con un servizio non armato. Tuttavia la legge del 1972 comminava pesanti limitazioni agli obiettori, che saranno poi superate dalla legge 8 luglio 1998, n. 230, che sancì il pieno riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza inteso come diritto della persona: i giovani possono scegliere di difendere la Patria, con il servizio militare o con il servizio sostitutivo civile.
A dire il vero, fa un po’ senso parlare di diritto di obiezione di coscienza sul campo di lavoro, come se un antennista si rifiutasse di salire sul tetto o un autista di guidare, sembra sciocco il paragone, ma “stranamente” il rifiuto di ottemperare ai propri doveri, spesso diventa l’asso nella manica dei privilegiati. L’interruzione di gravidanza è un diritto della donna, un diritto della coppia, quindi l’ostacolo dell’ipocrisia “made in Italy” è il vero noccio della questione. Nel 2013, la Cassazione ha confermato la condanna a un anno di carcere, per omissione di atti d’ufficio, con interdizione dall’esercizio della professione medica una dottoressa di un presidio ospedaliero in provincia di Pordenone, che, come medico di guardia, la sera in cui la paziente ha abortito, si era rifiutata di visitare e assistere la donna, nonostante le richieste di intervento dell’ostetrica che temeva un’emorragia. Il diritto di obiezione di coscienza non esonera il medico dall’intervenire durante l’intero procedimento, in quanto «il diritto dell’obiettore affievolisce, fino a scomparire, di fronte al diritto della donna in imminente pericolo a ricevere le cure per tutelare la propria vita».
Ancor oggi, la discussione prosegue in parlamento, la coscienza degli obiettori non si ferma, l’idea stantia dei cattolici sul diritto alla vita è molto più fuorviante dell’idea di pregare l’inganno storico. La religione è un’armeria, dove i trasgressori possono acquistare espedienti per decidere la sorte dell’umanità, non è un semplice costume, una rilevanza culturale. Lo stato laico dovrebbe garantire a ogni cittadino, il diritto di fare scelte sul proprio futuro. La chiesa si ostina a presentare miracolose invenzioni e suppellettili vari, compreso il diavolo tentatore e l’aborto come peccato mortale. Entrare in merito alla questione è già un passo indietro. Spesso e volentieri, dietro queste obiezioni di coscienza, ci sono le cliniche private che spingono il dottore “coscienzioso” negli ospedali pubblici, a prestar servizio “incosciente” per un pugno di euro in più, magari sottobanco, in privacy. Non è un pregiudizio il mio, la galanteria cattolica non riconosce i disastri, come riconosce le fonti di reddito. Personalmente, fatico molto ad accettare l’aborto come soluzione, sia per l’esperienza vissuta che per la violenza che intravedo. Sono, altresì, convinto che questi miei pregiudizi siano datati, logori, antiquati; quindi è d’obbligo rispettare le scelte altrui e il nuovo disagio che incombe. Alle nostre spalle, la storia ancora parla di feti perduti, nascosti, bruciati sempre in privato, tra le mura amiche dell’ipocrisia, perché l’aborto era vietato al pubblico.
La scelta di abortire porta con sé tutta la sofferenza della donna, il medico obiettore dimostra d’essere un bigotto, insensibile al sentimento, al patema, al disagio. L’unica persona che può decidere di non abortire è la mamma del bambino, i medici facciano il loro dovere, senza pretendere di decidere per altri; oppure trovino altre specializzazioni, o magari, vista l’abnegazione ai canoni religiosi, curino la loro vocazione indossando il saio o la tunica: meglio preti che cattivi medici!
http://www.lavoroesalute.org/…/…/lesseinovembre2016_last.pdf

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