Home > Berlusconi : trucco scoperto
di VALENTINO PARLATO
Questa, come titolava l’editoriale del manifesto di ieri è una crisi «Senza uscite». L’uscita (o l’espulsione) di Tremonti dall’attuale governo ha un peso incomparabilmente diverso dall’uscita del ministro degli Esteri Renato Ruggiero agli inizi del governo Berlusconi. Tremonti era l’anima vera, e nera, di questo governo: l’ultima frase della sua conferenza stampa è stata una coltellata per il Cavaliere: «Volevo ridurre le tasse, non mi è stato possibile». Le recenti elezioni europee e amministrative hanno liquidato la forza immaginario-carismatica di Berlusconi e la fuoriuscita di Tremonti segna il dissolvimento della sua forza reazionaria: meno tasse ai ricchi. E’ una crisi seria e anche pericolosa. L’apparato industriale italiano è in perdita di competitività e in crisi (Fiat docet) e come dicono i romani, «non c’è trippa per gatti».
Le chiacchiere di Berlusconi non incantano più nessuno. Anche i tradizionali poteri forti non sono più così forti. Anche se sono stati determinanti nella caduta del duo Tremonti -Berlusconi. Tuttavia per quanti sforzi verbali possa fare Montezemolo, non sono in grado di assicurare alcun rilancio, possono solo agire per contrastare una protesta sociale che appare inevitabile. Il fascino della politica dei redditi è assai pericoloso e può indurre le opposizioni a un disastroso governo di salute pubblica. Siamo in una crisi capitalistica assai seria e in Italia, come altre volte nel suo passato storico, manca un impulso di reattività: c’è abbastanza ricchezza per i potenti e quindi scarsi stimoli a muoversi.
E’ la prima vera crisi della cosiddetta seconda repubblica, ma assai più grave e pericolosa delle tante crisi della prima repubblica. Il sistema maggioritario è di ostacolo agli aggiustamenti che il proporzionale rendeva possibili: è un sistema più rigido, più disposto alle fratture che agli aggiustamenti.
Ma ci sono ancora tre condizioni nuove e assai pesanti: 1) con l’euro non è più percorribile la strada delle svalutazioni competitive, che ridavano fiato e slancio alle esportazioni; 2) con Maastricht la politica del deficit di bilancio (e il debito pubblico è pesantissimo) non è più possibile: qui lo sbarramento al programma delle grandi opere ripetutamente annunciato da Berlusconi e Lunardi; 3) c’è una pesante stagnazione che investe tutto l’occidente capitalistico e che in Italia è ancora più grave.
In questo quadro, che non induce certo all’ottimismo, manca anche una opposizione di proposta, domina anzi l’illusione di poter passivamente rinascere sulla crisi del berlusconismo, che è anche crisi del sistema Italia e che, pertanto, richiede proposte forti di rilancio e, aggiungo, di intervento pubblico, senza del quale l’Italia non è mai cresciuta. In questa situazione di grave crisi politica, economica e istituzionale (la Costituzione è sotto attacco) il pericolo forte è che le forze attualmente di opposizione cadano nella pur generosa illusione di un governo di salute pubblica o di solidarietà nazionale: sarebbe autocondannarsi a fare il lavoro sporco che Berlusconi non è riuscito compiutamente a realizzare.
IL MANIFESTO