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CONTRATTO DEL COMMERCIO - GABBATI I LAVORATORI
Publie le mercoledì 7 luglio 2004 par Open-PublishingFirmato il contratto, pochi soldi e porte aperte a precarietà e flessibilità
di Anais
Il giorno stesso della conclusione della farsa delle dimissioni del Superministro Tremonti, si concludeva un’altra commedia: quella della via crucis del Contratto del Commercio, che riguarderà, dopo 18 mesi di vacanza contrattuale, circa un milione e mezzo di addetti.
Dopo aver sfiorato il ridicolo con la sospensione dello sciopero e della manifestazione del 19 giugno, decisa in assenza di una bozza di accordo dignitosa e con una totale mancanza di trasparenza nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, l’altro ieri si è replicato il teatrino: l’astensione dal lavoro proclamata da Cgil Cisl e Uil per il 3 luglio è stata bloccata per la firma dell’accordo-bidone nella notte tra il 2 e il 3 luglio, tanto in extremis che centinaia di lavoratori del turno di notte hanno fatto uno sciopero che non esisteva più, dopo aver passato la giornata a mettere manifesti in città.
Nella vicenda ha pesato molto l’atteggiamento della grande distribuzione, rappresentata dalla Faid (Federazione Associazioni Imprese Distribuzione), che ha puntato subito allo scontro, chiedendo grosse aperture per il mercato del lavoro, in particolare per...
...il part-time che coinvolge nel commercio più di un terzo degli addetti.
I punti salienti dell’accordo firmato dalle segreterie nazionali di FILCAMS-CGIL FISASCAT-CISL UILTUCS-UIL sono, per quanto riguarda la parte economica:
Aumento medio a regime di 125 euro (per il periodo 2003-2006) erogato in quattro tranche. Di fatto è passata la quadriennalizzazione:
– 35 euro da luglio 2004
– 37 euro da dicembre 2004
– 23 euro da luglio 2005
– 30 euro da settembre 2006
Una tantum complessiva di 400 euro erogata in due tranche:
– 250 euro a luglio 2004
– 150 euro a gennaio 2005.
Ma la parte peggiore dell’accordo riguarda l’aumento della flessibilità e della precarietà. Su contratti a termine, part time e interinali ci sono le seguenti novità :
– il tetto per i contratti a termine passa dal 10% al 20% della forza lavoro
– i contratti interinali potranno essere il 15% della forza lavoro
– il complesso delle due tipologie potrà arrivare al 28% del personale (prima era il 23%)
– le nuove attività potranno assumere nel primo anno tutto il personale utilizzando i contratti a termine. Questa è la parte peggiore in assoluto, ed è la vera vittoria conseguita dalla grande distribuzione
– sono esclusi dal tetto per le assunzioni a termine quelle in sostituzione delle persone che hanno diritto alla conservazione del posto come quelle in malattia o in maternità
– per i part-time flessibilità oraria al 30% della media annua. Questo, di fatto, introduce il lavoro a chiamata, previsto dalla famigerata legge 30. Sarà quindi possibile per le aziende assumere a part time per meno ore di quante hanno bisogno. Il personale avrà quindi bisogno di arrotondare il magro stipendio e si metterà a disposizione dell’azienda; l’azienda quindi lo chiamerà in base ai suoi bisogni con un preavviso minimo
– estensione dell’apprendistato a tutte le categorie e della loro durata: si potrà essere apprendisti, inquadrati due livelli più in basso, per 48 mesi, (4 anni!). Certo, in confronto a quello di 72 mesi che è concesso dalla legge 30, è una grossa conquista… o almeno così tentano di farla passare i sindacati confederali
– prevista un’unica causale che contiene praticamente tutte le tipologie (massima discrezionalità)
Sbloccato l’accordo con Confcommercio, sono stati siglati contratti fotocopia con le Coop e Confesercenti.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un contratto nazionale che peggiora il "patto del 23 luglio", sia sul piano salariale che su quello dei diritti, con falle enormi sulla resistenza alla legge 30. Per non parlare del problema della democrazia sindacale, visto che sono stati contraddetti gli indirizzi programmatici indicati dall’assemblea nazionale di quadri e delegati.
L’area programmatica "Lavoro e Società - cambiare rotta" della sinistra Cgil, giovedì prossimo, giorno in cui terrà il suo coordinamento nazionale, potrebbe far uscire un documento organico riguardo questa vicenda.
La CUB ha bocciato su tutta la linea il contratto del commercio firmato dai sindacati confederali e ha proclamato uno sciopero per il 16 luglio