Home > Fischi a Fassino
"Contestato Fassino: ma non è la notizia del giorno". Quest’occhiello al nostro titolo di domenica ("Ds in cerca di pace: Senza se e senza ma") non è piaciuto al cronista de Il Corriere della Sera. In altra pagina ragioneremo sulle argomentazioni del direttore Folli che tendono a confondere, se non addirittura identificare, un movimento straordinario, di portata mondiale (la cosiddetta seconda superpotenza del pianeta) con qualche gruppetto di violenti, presenti come si sa da sempre in tutte le grandi manifestazioni nella società di massa.
La notizia del giorno era, infatti, il milione e forse più di giovani e giovanissimi per la prima volta in strada "a fare politica" insieme ad anziani ed anziane che tornavano, sfidando gli acciacchi dell’età, a marciare sotto il simbolo della pace.
Era il mescolio di personali giudizi e slogan affidati a fogli scritti a mano o faxati o addirittura a carta da imballaggio, invenzione e prova della partecipazione personalissima di tanti, magari diversi per fede o per non fede religiosa, per passate appartenenze a partiti oggi scomparsi.
"Senza capi, né coda" abbiamo titolato un altro pezzo della cronaca di quel sabato, proprio perché si avvertiva che non c’era un capo e non c’era neppure la coda, perché i partecipanti s’erano spezzettati in cento cortei per le vie della città, un po’ distratti dagli applausi e dalla folla che via via si inseriva, un po’ cercando per scorciatoie di raggiungere il Circo Massimo dove i comizi erano già iniziati. E tutto senza che vi fosse una scaramuccia, uno spintone, una vetrina rotta, un cestino incendiato, fra ragazzi che ballavano e mamme che seguivano persino con le carrozzine dei piccolissimi. Allora: non era questa la notizia del giorno?
La caccia dei cronisti e delle telecamere di regime che disperatamente cercavano qualche scena di bandiera Usa bruciata, qualche scontro polizia-manifestanti, qualche zuffa alla tifosa (già descritte da Fini a Trieste, ancora prima che la manifestazione cominciasse!) era fallita. Caricature feroci, slogan un po’ calcati ce n’erano sì, ma accolti da risa e battimani e non vissuti come invito alla violenza. E insieme, mescolate, bandiere diessine, rifondarole, acliste, cisline e cigielline, tutte sovrastate da una quantità di bandiere della pace e dell’Arci e da cartelli inneggianti alla pace: il tutto per quattro o cinque ore di sfilata, e non solo fra i punti di partenza e il Circo Massimo, ma per strade non previste.
E in un piccolo angolo, ecco il fatto: Fassino insultato, il suo servizio d’ordine spintona ed è spintonato, volano bottiglie di plastica e lattine vuote gettate sul mucchio, un’azione di qualcuno in cerca di pubblicità. Pochi minuti e tutto sembra risolto, tanto che una breve dichiarazione di Fassino in tv, subito dopo, parla di una grande manifestazione, non intaccata da una decina di violenti.
Poi, il ripensamento, un duro comunicato di attacco agli stessi alleati dell’Ulivo. Arrivato, per quanto mi concerne, del tutto inaspettatamente. Io insisto: non è questa la notizia del giorno! O lo è solo per chi vuole cancellare il significato di una così straordinaria partecipazione. Perché tanta, e non subitanea, acrimonia verso gli alleati dell’Ulivo da parte della dirigenza Ds? Se ne sprecheranno di interpretazioni, ed io non voglio aggiungere la mia. Voglio, invece, dire due parole a Piero Fassino.
So quanto è amaro essere fischiati dalla gente che si ama. Quanto è amaro essere, sia pure da pochi, chiamato traditore. Ne ho fatto esperienza nel Mugello, ma ho più memoria di quelli che mi dicevano «se non ti votiamo è per obbedire al partito» che non di quelli che minacciavano «traditore sarai solo d’ora in avanti». E anche oggi fa male sentirsi definiti in un sito «amico dell’imperialismo o servo della Cia».
Ma forse Piero Fassino è meglio abituato, protetto da una grande forza, all’interno della quale le critiche e gli antagonismi non presuppongono la disistima. Però l’importante è capire. Il non voto sulla missione in Iraq non è stato capito non dai non violenti o dai "settari", ma da tutti o quasi. La fallimentare presenza in piazza del Campidoglio con La Russa e Bondi (perché il Cavaliere ha dato forfait…), senza popolo non è piaciuta ai tuoi prima che agli altri, caro Piero. Invece che arrabbiarti e uscir di misura, dovresti chiederti "ho commesso uno sbaglio" oppure "devo scegliere un’altra linea"?
Vedi, gli sciocchi che spintonavano il tuo servizio d’ordine hanno favorito la gazzarra centrista, ma non si costruisce una politica con le trovate. Ripeto, la notizia era la grandiosa manifestazione, a Roma e in cento altre città del mondo, grazie alla quale la data del 20 marzo passerà alla storia. Il resto è cronaca italiana minore.
Liberazione