Home > GENOVA : MA ORA GIÙ LE FORBICI
CARO monsignor Timossi, chi le scrive, lei lo sa bene, è un suo
parrocchiano. Le chiedo umilmente di concedersi ancora qualche istante a
leggere questa mia, dopo essere stato cosi’ cortese da regalarmi poche,
distratte parole venerdì pomeriggio quando il suo sguardo ha incrociato le
sue cesoie.
GIÀ, in quell’occasione ho parlato più io. Mi scusi, è un mio difetto. A
freddo però credo di essere in grado di articolare meglio il mio pensiero.
Conosco bene la sua posizione sulla vicenda di Carlo. Lei considera le
migliaia di persone convenute a Genova per il G8 come un’unica orda di
barbari. Idea legittima ma non brillante. Almeno quanto quella di lasciar
scivolare la morte di un ragazzo di vent’anni a dieci metri dalla chiesa
come un evento che non riguardasse assolutamente la sua comunità. Nella
chiesa di Nostra Signora del Rimedio il nome di Carlo Giuliani è stato
pronunciato per la prima volta nella primavera del 2003, quando un prete,
con stola multicolore,ha battezzato un bimbo. Lei era al suo fianco. È
stata una riparazione, non uno sgarbo.
A vederla, ieri pomeriggio, armeggiare con due sacchi dell’immondizia, ho
provato soprattutto tristezza. A sentirle dire che la pulizia le era stata
ordinata dall’Asl, addirittura imbarazzo. Avrei preferito una risposta più
dura, che so: che di quello strano altare ne aveva le tasche piene. Tutto,
ma la questione igienica no, per favore. Stia tranquillo, comunque: un
improvviso moto di coraggio non avrebbe cambiato granché. Perché il suo, se
lo lasci dire, sarebbe rimasto quello che era: un gesto violento. Ricordini
e magliette, fossero anche brandelli, gettati In un sacco della spazzatura,
con la muta complicità di una signora, rappresentano un oltraggio, una
dimostrazione di prepotenza al tempo stesso gratuita quanto inutile e,
vedrà, controproducente alla sua causa.
Da sedicente cattolico ho praticato la teoria dei catechismi e ho il
sospetto che, venerdì sera, lei abbia mancato soprattutto di carità. Verso
Carlo, verso í suoi genitori, gli amici, verso tutti quelli che, nei
momenti più impensati, portano ancora un fiore, un’immagine, un pensiero in
piazza Alimonda. Quello sgangherato altare con ringhiera da riparare (me lo
ha fatto notare, temo, a dimostrazione delle inclinazioni inurbane dei
frequentatori), è ormai proprietà comune, simbolica e inoffensiva, di
migliaia di persone.
Vorrei provare a fornirle un paio di buoni motivi per riporre nel fondello
la cesoia. Il primo: qui non si tratta, discussione ormai logora, di
decidere se Carlo Giuliani sia morto da eroe o abbia ottenuto la giusta
punizione che meritava un teppista, ma di permettere il ricordo di un
ventenne morto. Buon peso: di un ventenne morto in una manifestazione di
piazza. Non è vero, non ci ho mai creduto, che i morti siano tutti uguali,
ma identico, e massimo, dev’essere il rispetto nei loro confronti.
Il secondo: si dice che senza senza ricordo non possa esistere giustizia .
In questo caso sembra addirittura che il ricordo sia l’unica forma di
giustizia possibile. Quella che passa per le aule di un tribunale non
arriverà mai, per merito dì un calcinaccio volante che, con tutte le
traiettorie possibili, sceglie proprio di incrociare la pallottola sparata
dalla jeep. C’è chi pensa che quella sarebbe stata l’occasione per
sviscerare altri misteri e qualche coincidenza non proprio limpida di quel
20 luglio. Così è andata. I genitori e gli amici hanno perso una vita e la
speranza di un processo. Darsi da fare per cancellare anche il ricordo
sembra davvero troppo. Un ricordo di cui, ’ caro monsignore, ha bisogno
anche questa città.
Non solo una parte. Il dolore e la vergogna subita da
Genova nei giorni del G8 non può essere cancellato da nessuna cesoia.
Ci ripensi caro parroco, anzi, abate, e tra due settimane provi a
incontrare i ragazzi che si troveranno, ancora una volta, in piazza Alimonda.
Metta in conto, lei, uomo di mondo, qualche impropero. Li capisca, sono
giovani e l’hanno presa male. Poi spieghi come -immagina la sua piazza
ideale. E, per favore, metta via le forbici.