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Il Crocifisso e la Democrazia. Prima parte.

Publie le giovedì 25 marzo 2004 par Open-Publishing

Il movimento universitario leghista ha richiesto al Rettore dell’Universita’ di Bergamo, l’urgente acquisto di Crocifissi da appendere alle pareti delle aule dell’Ateneo statale.

Si strepita con orgoglio padano : “Il crocifisso è simbolo di valori cristiani, ultimo baluardo di fronte al fondamentalismo”. Siamo forse alla vigilia di una guerra di religione? Si parte per la battaglia di Lepanto?

Ma il Crocifisso bisogna portalo nel cuore o appenderlo ai muri di uno “spazio” pubblico, anche quando la sua presenza non esprime un sentimento condiviso? La Fede è salva?

Gesù, umile e mite di cuore, non si è mai imposto a nessuno e noi abbiamo la pretesa di appenderlo sul muro delle classi e degli edifici pubblici.

Mi domando ancora : se in questi luoghi non c’è il crocifisso,un cattolico viene meno alla Sua Fede e forse è esentato dal praticare quotidianamente tra i fratelli, i consigli evangelici? C’è vera relazione tra il Crocifisso “ostentato” magari con sentenza del Magistrato, e la testimonianza cristiana?

Come non si può esultare che i cattolici cerchino una testimonianza.,alla luce della speranza del Vangelo!

Il primato della Parola di Dio esige che la Chiesa sappia far sorgere ambiti comunitari, luoghi di libertà, di presa di parola, di comunicazione fraterna, d’ascolto dell’altro. Tutto quel “starnazzare” è sorto per difendere la Croce del Vangelo? Non credo proprio!

Il Cristiano nel suo impegno sociale e politico non creda di costruire il Regno di Dio sulla terra, tanto meno di edificare la Città di Dio nella città dell’Uomo; significa che il cristiano trarrà dal Regno “veniente”: criteri di relativizzazione nelle realtà quotidiane, la lucidità per il discernimento degli idoli, la distanza critica rispetto all’opera delle proprie mani, l’umiltà di chi si colloca “accanto”agli altri uomini, non in posizioni di Superiorità.

La Repubblica Italiana con la sua Costituzione, è democratica, laica, antifascista (non è un optional)per nessun cittadino.

La decadenza della nostra classe politica (sinistra – centro - -destra) è preoccupante. Se si potranno abrogare brutte leggi, (altre sono in arrivo)chi ci salverà da questa vergognosa decadenza da basso Impero?
Si vuole andare dallo Stato laico, ancora così imperfetto, allo stato pluriteocratico?

Quale Ecumenismo si cerca?

C’è veramente nell’aria uno Stato confessionale “nuovo”?

Non c’è da farsi illusioni: in Europa la Destra funebre vince.

Il Fanatismo del Signor Abel Smith, poteva essere una utile opportunità per una necessaria e profonda riflessione per credenti e non credenti, per cattolici,cristiani e islamici. Non sono certo un iconoclasta!

Aprire una riflessione, un vero approfondimento dei “segni” dei tempi, del nuovo millennio.

I Cristiani, con gli altri Uomini, riconoscendo di non aver nessun titolo che li abiliti più degli altri a tentare di realizzare qualunque progetto sociale,faranno la “fatica” della “riproposizione” non imposizione storica dei valori evangelici . Di tempo in tempo, di luogo in luogo, reinventeranno i segni di comunicazione e i segni di linguaggio culturale, ricercheranno una nuova antropologia in mezzo agli altri, apriranno cammini di giustizia e di pace, interculturali, interreligiosi, e sopra tutto democratici.

La Chiesa non ha bisogno di alleanze strategiche con i Responsabili di una società alla deriva, incapace di governarsi, una società smarrita fondata sulla monopolizzazione della comunicazione. La loro arma principale è la menzogna.

L’obiettivo prioritario, a mio avviso, deve essere la lucida difesa della laicità di tutti, (apparteniamo tutti alla unica Famiglia Umana) la libertà religiosa per tutti e per me, prete Cattolico, impedire che il pernicioso “ fascino” di una “religione civile” abbia il sopravvento.

Che amarezza profonda mi hanno provocato le argomentazioni di chi vuol “ ridurre” il Crocifisso a simbolo ed emblema della cultura nazionale.

Come non rimanere sconcertato dall’intreccio tra Nazione e Religione cattolica per il lutto, la pietà e il dolore, per le nostre vittime in Irak.

Non sappiamo più “dare a Cesare quel che è di Cesare” e lo vogliamo dare a Dio.
Sono queste le prospettive del mio Cristianesimo?

Come prete, ho vissuto con commozione la Primavera del Concilio Vaticano II.
La stagione è finita?

Dove nasce tanto furioso zelo, quando una seria inchiesta sociologica ci dice che
l’80% degli italiani si dichiara cattolico e il 40% afferma di non credere nella Resurrezione di Cristo?

Vorrei con tutto il cuore che la mia amata Chiesa Cattolica, di cui sono presbitero da 45 anni,non volesse mai avere un “posto” “speciale” nella storia. E’ sale, è lievito, è chicco di grano. Non ha nulla da spartire col Potere.

Gesù non ha scelto il Palazzo. E’ un Bambino che nasce a “quota zero” in una mangiatoia.

Vorrei guardare alla gloriosa storia della Chiesa, come ad una Cattedra alta, che accetta la discussione, che apre le braccia a tutti, che accoglie con gioia il confronto.

Una Chiesa che evangelizza sempre.

La Comunità dei Discepoli porta la Buona Novella a tutte le culture, rispettandole, visitandole, rinverdendole.

I tentativi di “presenza” dei Cristiani devono essere portati davanti alla “Croce” per essere giudicati e riconciliati dalla Parola di Colui, che ha tanto amato il mondo da dargli il Suo unico Figlio.

I cristiani, da prete dei poveracci dico, che non devono avere una loro cultura, ma devono “abitare” la cultura degli uomini, conferendo ad essa, semmai quell’orizzonte che solo la fede può fare.

La Croce del Vangelo non ci consegna una cultura, ma si in-cultura, non fa di noi una città, ma abita le case degli Uomini.

Allora né i migranti, né i poveri, né i giovani, né gli operai, né i malriusciti o i soggetti ghettizzati, né il cuore antico della Gente, né la ragione comune laica, si troveranno fuori casa e subiranno scandalo

Non vogliamo, cari fratelli e sorelle in Cristo crocifisso e risorto, per la nostra chiesa una sorta di “corsia preferenziale” sottratta alla verifica di tanti credenti e non credenti, che cercano, con onestà intellettuale, di ordinare il traffico delle idee nella Storia contemporanea, con profondo spirito critico reciproco.

Non mi sembra più possibile continuare a sostenere: “Cristianesimo uguale Occidente”. Ci vuole estrema chiarezza quando si parla di “radici cristiane”.