Home > Il Crocifisso e la Democrazia. Seconda parte
Da questo “caso” del “Crocifisso” emerge in modo settario una politica, non solo leghista, incolta, arrogante ed accomodante, pronta a riconoscere per il proprio tornaconto elettorale, l’utilità sociale della Religione.
Deve essere però una Religione che fornisce coesione, forza e motivazioni trascendenti di fronte al “nemico” che arriva o quando addirittura viene creato.
Se ne sente l’urgenza in questa Società così frammentata.
La Chiesa cerca forse applausi e doni in cambio, da questa ipocrita Classe Dominante?
La politica suscita sempre idoli.
La virtù della Vigilanza, della lotta spirituale, del discernimento , deve attuarsi, più che mai nell’attuale contesto in cui la chiesa non è osteggiata, anzi è ascoltata e omaggiata come chiesa che serve, che mostra un’utilità sociale.
La Croce di Gesù tiene aperto il futuro, contro tutte le chiusure e le ghettizzazioni delle frontiere, delle fabbriche, dei partiti, della Scuola pubblica, del servizio civile, degli uffici dei Pubblici Ministeri e dello stesso Parlamento.
La chiesa è davanti ad una drammatica tentazione.
Un povero prete di strada si chiede: può la Chiesa Una,Santa, Cattolica,Apostolica abbandonare la Profezia (cieli nuovi, terre nuove) pur impegnandosi nella “Polis” ed identificarsi con l’Occidente ricco e potente, dove è frequentemente violata la legalità internazionale e continua, nonostante gli appelli del Santo Padre, l’”escalation” verso la violenza fatta di risposte “militari univoche” alle centrali del terrore che non aspettano altro che alzare il tiro e trovare disperati proseliti per la Guerra Santa.
Cito con tanta gioia il monaco Giuseppe Dossetti, uno dei Padri della Costituzione: “Sono aumentati, -dice Dossetti poco prima di morire-, quanti pensano che la fede non possa sostenersi senza l’appoggio dei poteri, senza politiche culturali, senza organicità sociale che la presidi e la “difenda”, senza insomma proclamare la “Civiltà Cristiana”, la religione civile, la religione di Stato."
Da vecchio prete mi ripeto: è questo il futuro del Cristianesimo?
In tutto il mondo, nelle comunità ecclesiali, sono ancora numerose le sentinelle del mattino, sentinelle della libertà, della Pace, della Giustizia, in mezzo a tanti Popoli, oggi veramente “Crocifissi”, che attendono la loro Risurrezione.
E’ possibile recuperare il Crocifisso alla Cultura della Pace?
Alla Pace come frutto del riscatto storico e della giustizia?
E’ possibile vedere, onorare il Crocifisso come frutto della Cultura dei Diritti di tutti? Il Vescovo di Roma, il Papa, ci ha ammonito recentemente: “Bisogna costruire ponti, non muri “...in tutti i sensi.
Vogliamo piuttosto, umilmente, come Cristiani, in ginocchio davanti ai nostri crocifissi delle nostre chiese, fare memoria di quelle e di quelli che nei secoli, “con la croce”, abbiamo condannato, colonizzato, ucciso, martirizzato, esiliato,disprezzato?
Quante volte Papa Woitila ha chiesto perdono?
Senza cambiamento non si da pentimento. Cambiamento di rotta, cambiamento di mentalità, di vita; scoprire il dialogo, l’ascolto, la riconciliazione.
Un appassionato dialogo con l’Uomo che ci stimoli e ci renda capaci di mettere in discussione radicalmente se stessi, pensando la radicale finitezza di ogni esperienza, di ogni interpretazione Umana.
Il Padre del crocifisso non è onnipotente, o meglio lo è, ma nell’onnipotenza dell’Amore che è un’altra cosa di quello che pensano le Donne e gli Uomini che adorano la forza , le imposizioni, le guerre preventive, il mercato selvaggio, le nuove crociate, la retorica del falso Patriottismo.
Da Prete di strada, spero, con l’aiuto di Dio, di incontrare ancora numerosi cattolici, Vescovi, Preti, Monaci ,fratelli cristiani, che mi annuncino la Buona Novella, con coerenza evangelica.
Col Crocefisso di Gesù, Unico Mediatore tra Dio e gli Uomini, Unico Sacerdote, i Cristiani con i loro Pastori devono smascherare le disumanità, con la capacità di destare il salutare “scandalo” dell’Evangelo; devono avere il coraggio della denuncia profetica contro tutte le ingiustizie, con vigilanza e istanza critica, contro i rischi dell’assurgere del potere politico, economico a idolo, con tutte le Donne e gli Uomini che Dio Ama.
“Camminare domandando”, nella via della non violenza, della pace, alla scoperta delle “Cause” della “struttura” oppressiva.
Tutti, credenti e non credenti, possano giungere ad un ritrovamento di un nuovo significato: cercare la verità e sperare sempre nella possibilità di un mondo migliore.
Tutto ciò per i singoli e la stessa convivenza civile.
C’è un ampio “spazio” per credenti di tutte le religioni e per i non credenti per la nostra laicità del villaggio globale. Non si torna indietro.
Vorrei esprimere un augurio per il nuovo anno: “liberarsi dalle paure”.
Il male sta dove manca la speranza del Bene.
Con Papa Giovanni termino gridandovi, con la “Pacem in terris”: “non ascoltate i Profeti di sventura”.