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Il messaggio che viene dalle piazze

Publie le sabato 27 marzo 2004 par Open-Publishing

C’è un’Italia improvvisamente affollata di manifestazioni e cortei, uno
sciopero generale compatto, con un’adesione molto alta all’appello delle
tre Confederazioni e una sostanziale adesione perfino di un sindacato di
destra come l’Ugl. C’è una piattaforma, questa volta unitaria, che non
parla solo di pensioni, ma anche di sviluppo. C’è il nuovo presidente
della Confindustria Luca Di Montezemolo che non cela la sua
preoccupazione e il presidente della Confcommercio Sergio Billè che
parla di deriva argentina. Le ansie del Governatore della Banca d’Italia
tornano alla ribalta.

E il governo come risponde? Con un atteggiamento di sfida nei confronti
dell’intero Paese.

È quello che ha fatto ieri, commentando lo sciopero generale, il
presidente del Consiglio, accompagnato dai vari ministri. Hanno da una
parte profuso parole lusinghiere sul dialogo, l’incontro, la trattativa
con i sindacati. Hanno ripetuto, dall’altra parte, la volontà di
procedere subito, ad esempio, all’approvazione della loro controriforma
sulle pensioni. Ma allora a che cosa serve il dialogo? Appare come una
pantomima, una presa per i fondelli che dura da mesi e mesi. C’è stato
un momento in cui avevano persino annunciato l’organizzazione di ben
undici tavoli per negoziare, confrontare, scambiare idee. Non se n’è
fatto nulla. Hanno in compenso, così seppellendo la concertazione, fatto
quel che volevano in materia di mercato del lavoro (neanche
interpellando i sindacati, come pure si erano impegnati a fare,
sull’attuazione delle innumerevoli nuove norme in materia di sfrenata
flessibilità). E così per la scuola, così per i numerosi contratti (a
cominciare da quelli per il pubblico impiego) ancora in attesa, così per
i tanti drammi dell’occupazione (1500 crisi aziendali, 200mila
interessati), vere e proprie piaghe aperte in tutto il Paese. Così per i
prezzi. Hanno testimoniato una sollecita sensibilità solo per i problemi
del calcio miliardario.

Sono, del resto, gli stessi uomini che in questi
giorni inondano le strade pubbliche d’enormi cartelloni che annunciano i
miracoli delle tasse, del lavoro, dei prezzi, raccontano un Paese felice
e privo di problemi.

Loro, convinti di stare in un “reality show” organizzato da Mediaset,
non sanno ascoltare la gente viva e vera, come quella vista ieri in
tutte le città. Questa volta, però, Cgil, Cisl e Uil, sono decise a
trasformarsi “da lepri a cacciatori” (per usare le parole di Guglielmo
Epifani), con l’intenzione di stanare la coalizione di centrodestra.
Hanno davvero deciso di adottare la strada della concertazione,
ripudiando le manfrine da finta trattativa? Lo dimostrino nei fatti,
cominciando col rispondere nel merito alla piattaforma sindacale.
È una volontà condivisa dalle cento piazze e dai cento cortei di ieri.
Accanto agli operai, agli impiegati, ai pensionati, anche le folle dei
senza lavoro e i tanti giovani dei lavori intermittenti. Come quelli che
stavano attorno al San Precario beffardamente innalzato a Milano.
C’erano i ricercatori delle università e degli enti pubblici di ricerca,
protagonisti qualche giorno fa di una giornata nazionale di lotta per
diritti e tutele.

Una mobilitazione straordinaria. Una scossa democratica. Un termine,
questo, usato da Carlo Azeglio Ciampi nei giorni scorsi. Il presidente
della Repubblica si riferiva alla necessità di imprimere uno scatto, una
scossa, appunto, al Paese, per uscire dalla stagnazione.
Ma a Palazzo Chigi non ascoltano nemmeno la massima autorità dello
Stato. E adesso che cosa succederà? Un illustre economista come Michele
Salvati ha sostenuto, dalle colonne del “Corriere”, che la “scossa” di
cui ha parlato Ciampi dovrebbe essere interpretata non come una specie
di ricetta miracolosa, bensì come un “protocollo minimo di riparazioni”
da mettere in atto con tecniche da unità nazionale.

Uno schema - a parte i contenuti minimalisti - davvero praticabile oggi,
in tempi d’uninominale e con presenze politiche di maggioranza, non
certo aperte alla dialettica democratica, come testimonia anche lo
scontro sul federalismo? È un problema persino per i sindacati
introdurre correzioni. Una prova l’ha fatta il tenace segretario
generale della Cisl Savino Pezzotta, senza ottenere straordinari
risultati. Eppure, a ragione, Cgil Cisl e Uil, oggi di nuovo insieme,
non demordono.

Altri appuntamenti sono in calendario, a cominciare dalla manifestazione
dei pensionati il tre aprile. Anche il 25 aprile e il Primo Maggio non
saranno solo incontri celebrativi.

È, quella annunciata, una mobilitazione senza tregua, per “stanare” il
governo, appunto.

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=EDITO&TOPIC_TIPO=E&TOPIC_ID=34105