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Iraq: le bugie dei fuggiaschi per compiacere Bush, NYT

Publie le domenica 11 luglio 2004 par Open-Publishing

Laboratori biologici mobili, armi di sterminio nascoste in un bunker sotto un ospedale di Baghdad, incontri tra Osama bin Laden ed esponenti del governo di Saddam Hussein: era una fabbrica di bugie la rete di espatriati iracheni che forniva informazioni all’intelligence americano, rivela un articolo pubblicato oggi dal New York Times.

Muhammad Zubaidi, un ex membro dell’Iraqi National Congress (INC), il gruppo di esiliati antiSaddam guidato dal controverso Ahmad Chalabi, ha raccontato al giornale che alcuni dei fuggiaschi iracheni venivano sottoposti a «sessioni di preparazione» prima di incontrare i media o gli agenti dell’intelligence: le loro rivelazioni diventavano improvvisamente molto più interessanti e soprattutto più in linea con i tentativi dell’amministrazione Bush di dimostrare che Saddam era un pericolo per gli Stati Uniti.

Zubaidi, incaricato dall’INC dopo l’attacco dell’11 settembre di raccogliere le informazioni degli espatriati utili per mettere in cattiva luce Saddam, sostiene che alcuni dei fuggitivi hanno chiaramente cambiato le loro storie dopo le «sessioni» con alcuni dirigenti dell’INC.

Un esempio è quello di Adnan Saeed, un ingegnere civile che aveva partecipato alla costruzione di bunker e rifugi in Iraq, fuggito in Siria nel novembre 2001. Zubaidi aveva parlato a lungo con Saeed, il quale era convinto che i bunker fossero collegati ai programmi di creazione delle armi di sterminio. Ma dopo un incontro con due esponenti dell’INC giunti appositamente da Londra le «rivelazioni» di Saeed erano diventate di colpo molto più specifiche ed interessanti. Saeed aveva parlato in particolare, con i giornalisti e con la CIA, della costruzione di un centro di produzione di armi di sterminio costruito sotto un ospedale di Baghdad.

Le informazioni di Saeed erano finite anche nei documenti che accompagnavano alcuni discorsi del presidente George Bush. Ma quando gli ispettori americani, guidati da David Kay, avevano tentato dopo la guerra di rintracciare il centro sotto l’ospedale non avevano trovato la minima traccia.

Zubaidi cita anche il caso del generale iracheno Jamal Ghurairy, fuggito in Libano, che sosteneva che gruppi di terroristi islamici erano stati addestrati in Iraq ad effettuare dirottamenti. Zubaidi non credeva molto al generale, che considerava un «opportunista da due soldi», ma Ghurairy era diventato un beniamino dei dirigenti dell’INC che avevano patrocinato le sue accuse.

Un terzo esempio è quello di Harith Assaf, un maggiore dell’intelligence iracheno, che aveva denunciato l’esistenza di laboratori mobili per la produzione di armi biologiche (all’interno di camion refrigerati). Assaf aveva inoltre parlato, in una serie di interviste, di incontri avvenuti in Afghanistan tra Osama bin Laden e un esponente del governo di Saddam. In tre mesi di colloqui tra Assaf e Zubaidi questi fatti non erano mai emersi, ma i dirigenti dell’INC, giunti da Londra con una equipe televisiva sembravano molto contenti di queste affermazioni e dell’interesse suscitato tra i media.

Zubaidi, che dall’aprile 2003 ha lasciato l’INC per contrasti politici, aveva cercato nello stesso mese di approfittare del vuoto di potere creatosi a Baghdad con la caduta di Saddam creando una amministrazione civile, con lui stesso come leader, ma dopo due settimane era stato arrestato dagli americani che l’avevano tenuto in carcere prima per dodici giorni e quindi per cinque mesi con l’ammonimento a non riprovarci più.

David Kay, incaricato a suo tempo da Bush di trovare le armi di sterminio in Iraq, ha detto al New York Times che alcuni dei fuggiaschi iracheni, sottoposti al rivelatore di bugie (fallendo il test), hanno ammesso di «avere ricevuto consigli dall’INC su cosa dire» e di essere stati inoltre addestrati ai trucchi per superare il test della «macchina della verità».

http://www.swissinfo.org/sit/Swissinfo.html?siteSect=143&sid=5077545