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LA MAMMA DI SARA NELLA NOTTE DI GENOVA

Publie le martedì 6 luglio 2004 par Open-Publishing
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LETTERE AL SECOLO

Vi scrivo a seguito del vostro articolo di domenica 27 giugno sul processo
Diaz "Anche noi vittime del G8". Vorrei precisare che la mia costituzione
di parte civile nel processo contro 29 poliziotti e funzionari di polizia,
non è per le ferite riportate da mia figlia Sara, 21 enne all’epoca dei
fatti, e per le quali lei stessa si è costituita insieme alle altre
vittime della violenza delle forze di polizia alla scuola Diaz. La mia
costituzione è per i danni diretti da me personalmente riportati in
seguito alla ben nota vicenda del 21 luglio 2001.

A seguito dell’arresto, mia figlia è stata ricoverata all’ospedale
Galliera dove le è stato riscontrato un trauma cranico oltre ad altre
contusioni. Nonostante questo e l’evidente stato di choc per la brutale
aggressione è stata dopo poche ore nuovamente "sequestrata" dalla polizia
e rinchiusa nel carcere provvisorio di Bolzaneto. Io e suo padre l’abbiamo
invano cercata per due notti e due giorni telefonando alla Questura di
Genova, alle carceri, agli ospedali, Sara era scomparsa insieme ad altre
centinaia di persone.

L’abbiamo poi ritrovata il lunedì pomeriggio nel carcere di Vercelli,
ferita, umiliata, torturata, segnata per sempre da quanto ha dovuto subire
ad opera di chi dovrebbe invece tutelare la nostra sicurezza, i nostri
diritti, tra i quali quello di manifestare.

A partire dal 21 luglio 2001 e fino all’archiviazione definitiva del 3
febbraio 2004, Sara e gli altri 92 della Diaz sono stati indagati per
"resistenza a pubblico ufficiale e associazione a delinquere finalizzata
alla devastazione e saccheggio e detenzione di bottiglie molotov", questo
ha creato danni gravissimi non solo a Sara ma anche a me. Noi viviamo in
un piccolo paese e l’accusa ha pesato su di noi come un macigno,
danneggiando la nostra famiglia nei rapporti sociali, familiari e
lavorativi. Inoltre la paura di perdere nuovamente mia figlia non mi ha
più lasciato da quei giorni ed ogni ritardo, ogni telefonata non ricevuta
è fonte di angoscia continua.

Enrica Bartesaghi Presidente del Comitato
Verità e Giustizia per Genova

Messaggi

  • Io sono una cittadina genovese,e sono molto vicino a tutte le vittime di quei giorni e comunque vorrei dire una piccola e forse insignificante testimonianza,per colpa delle forze dell’ordine io non riesco più a girare pe la città senza avere molte volte il ricordo delle violenze ,del sangue e della cattiveria,dell’arroganza,del sadismo e dell’ignoranza,ogni qualvolta che davanti a me vedo e incontro uno di questi rappresentanti. Cristina