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Nelle dimissioni di Tremonti c’è l’ineluttabile declino di una leadership che subisce l’ennesimo tra
Publie le sabato 3 luglio 2004 par Open-Publishing1 commento
Il Cavaliere dimezzato
di MASSIMO GIANNINI
ADDIO "mago dei numeri". Dopo tre anni di convivenza tormentata, dopo una settimana di minacce ultimative, dopo un’ultima giornata di liti furibonde, Silvio Berlusconi sacrifica Giulio Tremonti sull’altare della Casa delle Libertà. Per la prima volta dopo la vittoria del 2001, il Cavaliere riconosce che il "primato" della coalizione vale di più di un patto elettorale siglato con due persone. Umberto Bossi, fuori dai giochi della politica non si sa ancora per quanto tempo. E Giulio Tremonti, appunto, fuori dalla squadra di governo perché "dimissionato" dagli alleati. Fini e Follini cantano vittoria.
Ma nelle dimissioni di Tremonti, prima di tutto, c’è la plastica sconfitta di un progetto politico, che subisce un colpo mortale forse definitivo, e l’ineluttabile declino di una leadership, che subisce l’ennesimo tracollo di immagine.
Il progetto politico che muore, e di cui a buon diritto Tremonti si sentiva insieme artefice e interprete, è quello che coincide con l’anima più radicale e rivoluzionaria del berlusconismo: il liberismo degli "animal spirits" del capitale.
Questo progetto ha avuto tanta parte, nel trionfo elettorale del Cavaliere del giugno 2001, maturato soprattutto al Nord. Adesso inaridisce e si spegne, sotto i colpi di maglio della debacle elettorale del giugno 2004.
La leadership che declina è quella del Cavaliere, che in tre anni di governo conquistato con la più alta maggioranza politica della storia repubblicana è riuscito a perdere tre ministri chiave. Il ministro degli Esteri nel primo anno, il ministro degli Interni nel secondo anno, e adesso il ministro del Tesoro nel terzo anno. Un record negativo che nessun governo, neanche tra quelli della Prima Repubblica, aveva mai messo a segno.
Tremonti, prima di sbattere la porta, ha lasciato il suo ultimo, velenoso testamento: "Gli alleati di Berlusconi non stanno fottendo una persona, stanno fottendo una politica economica... Se Silvio mi molla, molla se stesso: bivaccherà per due anni, con la testa poggiata sulla mannaia....". Quasi un anatema, che nasce dall’amarezza di chi esce sconfitto, dalla bile di chi si sente vittima di un tradimento. Ma non è poi così campato per aria.
REPUBBLICA
Messaggi
1. > Nelle dimissioni di Tremonti c’è l’ineluttabile declino di una leadership che subisce l’ennesimo tra, 5 luglio 2004, 12:59
Gent.mo direttore,
sono una insegnante, pensionata,percepisco, dopo tanti anni di servizio, e, sono fortunata,circa 1290 euro,con i quali fino a poco tempo fà,riuscivo a condurre una vita ,senza grandi pretese,dignitosa,negli ultimi due anni è diventato "difficile" arrivare alla fine del mese.
Ed io ,lo ripeto, sono una "fortunata" perchè, essendo volontaria di Croce Rossa,giornalmente sono a contatto con persone che si presentano in sede chiedendo di aiutarle ad acquistare generi di prima necessità, a pagare bollette del gas esorbitanti,non per il consumo in sè,ma per gli innumerevoli balzelli inclusi in bolletta, bollette della luce con gli stessi balzelli,medicinali non inclusi nelle fasce convenzionate ma, comunque necessari etc....
Quando sento parlare economisti ,giornalisti, parlamentari di stipendi e pensioni ,mi chiedo se loro conoscono la realtà di chi, quotidianamente,deve stabilire cosa è più importante acquistare per la sopravvivenza propria e della famiglia. Non stiamo parlando di ville faraoniche,di ferrari,di alimenti pregiati , vini che costano quanto uno stipendio,abbigliamento firmato etc.Non ho sentito una volta,nei vari dibattiti televisi,tra le varie forze politiche qualcuno dire: rinunciamo al 10% delle nostre retribuzioni......per aiutare il Bilancio dello Stato, rinunciamo ad alcuni dei nostri privilegi (aerei gratis, treni gratis, macchine blu e scorte di vario genere dopo la fine di un mandato Istituzionale, pensioni ,dopo solo due anni di mandato parlamentare,(noi poveri mortali dobbiamo farna minimo 35 di anni lavorativi),
liquidazioni a 9 cifre dopo 5 anni di mandato Parlamentare etc.etc.
Sono andata a votare , perchè credo ancora che il voto sia un mio diritto e un mio dovere,ma mi sono chiesta se ne vale ancora la pena,visto che coloro che votiamo non fanno Politica (non lavorano cioè nell’interesse della Polis,del cittadino),ma solo per loro interesse o quello di amici e parenti.Mi chiedo se ho fatto bene, in tanti anni di insegnamento,ad inculcare nei miei allievi ideali come: onestà,correttezza,responsabilità,rispetto per gli altri e,soprattutto per le Istituzioni,amore per il proprio lavoro,disponibilità,serietà.
Quello a cui assisto ogni giorno mi fa ritenere di aver sbagliato perchè dopo 2000 anni l’"homo homini lupus"è piu’ attuale di Colui che ha detto "amatevi gli un gli altri come io vi ho amato".
Quello che chiedo ai signori ministri, non importa il nome o la provenienza di partito è ,di ricordare che la parola ministro viene da minus che ,nel significato originale ,era minore,o come mi disse tanto tempo fà un ex- ministro,uno a servizio del Cittadino, e per cittadino intendo quella moltitudine silenziosa che, umilmente e semplicemente, svolge il proprio dovere quotidiano, paga le tasse,rispetta le leggi e proprio per questo viene vessato,irriso,da coloro che per primi dovrebbero rispettare lo Stato che rappresentano.