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Verso le 11.30 di lunedì 22 marzo l’accampamento dei bananeros afectados dal Nemagòn era in subbuglio.
Decine e decine di bus lo circondavano, tutti messi a disposizione dal Ministero dei trasporti (MTI) e con la presenza dello stesso ministro che spiegava alla gente in quanti salire, dove dirigersi, come fare questo e come fare quello.
L’attesa spasmodica era per l’arrivo della delegazione dei dirigenti della Asotraexdan che da oltre due ore erano riuniti con la commissione del governo per la firma degli accordi.
Con difficoltà si riusciva a trovare un parcheggio per l’enorme quantità di veicoli dei mezzi di comunicazioni, delle associazioni e organismi che per 42 giorni hanno visitato quotidianamente i bananeros portando la loro solidarietà morale e concreta.
Tutti in attesa con uno zaino sulle spalle, borse di plastica in mano e il tempo che non passava.
Tra la gente spiccavano le magliette dei membri del Centro de Derechos Humanos (CENIDH) e visi conosciuti della Coordinadora Civìl con i quali ci siamo scambiati impressioni e idee su questi improvvisi accordi.
Molti dubbi, tante perplessità e la totale sfiducia nei confronti di un presidente e un governo che hanno repentinamente cambiato idea accettando il dialogo fino all’altro ieri nemmeno ipotizzato.
Poi comincia a farsi strada la notizia che da mercoledì a Managua inizierà la sesta Cumbre dei capi di stato del centroamerica, Messico e Caribe conosciuta come "Tuxla", a cui parteciperà anche Vicente Fox, presidente del Messico e in cui si parlerà di CAFTA, Plan Puebla-Panama, ALCA e di accordi commerciali bilaterali e regionali.
Cominciano a filtrare notizie secondo le quali la polizia avrebbe chiesto nei giorni scorsi di lasciare il posto e lo stesso avrebbe fatto con i membri della ex Contra che chiedono terra e che sono accampati ad alcune centinaia di metri dalla Ciudadela del Nemagòn, come é stata battezzata in questi mesi di presenza a Managua.
Anche con la ex Contra il governo ha firmato accordi frettolosi ed ora gli sta chiedendo di andarsene.
L’impressione che il governo non volesse presentare ai presidenti centroamericani uno spettacolo "poco dignitoso" o che temesse azioni spettacolari dei bananeros e della ex Contra approfittando della Cumbre di Tuxtla, é una ipotesi che potrebbe avere un certo fondamento.
Nonostante questo, la gente si accalca intorno alla macchina che porta la delegazione della Asotraexdan che arriva con le copie firmate degli accordi. Dopo uno scambio d’impressioni con noi, con il CENIDH, la società civile e varie persone in cui si rimarca l’importanza di mantenere il contatto con queste organizzazioni proprio per evitare giochi ambigui del governo, inizia un’assemblea con le migliaia di persone presenti nell’accampamento, in diretta televisiva con vari canali televisivi e radio nazionali.
Il discorso di Victorino Espinales é breve e preciso e tocca tutti i punti degli accordi (già menzionati ieri).
Con la firma si sono apportate alcune modifiche agli accordi stessi, tipo la decisione di non aspettare 15 giorni per la riunione con la commissione che si é formata e gli avvocati nordamericani e statunitensi, ma di programmarla già per lunedì 29 marzo.
Questo dovrebbe accelerare l’organizzazione dei primi incontri di negoziazione con gli avvocati delle multinazionali.
Inoltre é stato stabilito che nel giro di un mese verranno preparate le condizioni per un censimento della popolazione colpita dal Nemagòn, attività che dovrà concludersi in 90 giorni. Il governo coprirà le spese per il censimento e questo servirà per mettere in moto il già conosciuto accordo firmato con il Ministero della sanità, che dovrà aiutare dal punto di vista medico le persone ammalate.
Durante l’intervento, Espinales ha dichiarato che quello che stanno firmando non é un assegno in bianco per il governo, ma ha ribadito che é solo l’inizio per smuovere le acque e che se non ci saranno le risposte promesse la prossima volta non arriveranno in 5 mila, ma in 20 mila.
Dopo altri interventi l’assemblea finisce e la gente comincia a prendere posto sugli autobus che in poco tempo si mettono in marcia.
La Ciudadela del Nemagòn si svuota velocemente, lasciando i segni dei tanti giorni passati stesi per terra o su di un’amaca, i segni di fuochi su cui si é cucinato quello che tanta gente solidale ha portato quotidianamente e che é stato ricordato in un lungo elenco di ringraziamenti durante l’assemblea.
I circa 3 ettari di terreno restano spogli e la Avenida Bolivar riprende il suo aspetto desolante di sempre.
Ora arriva la parte più difficile perché bisognerà seguire passo a passo l’impegno del governo che, alla fine, esce anche con un’immagine positiva che non si é per nulla meritata.
Resta la sensazione che si sarebbe potuto osare di più, chiedere l’approvazione di tutti i punti proposti, che si sarebbe dovuto inchiodare il governo alle sue responsabilità per aver lasciato migliaia di persone ammalate al freddo della notte, per averle fatte sloggiare per far passare il patetico Carnaval 2004, per non aver voluto dire chiaramente che le multinazionali non riusciranno MAI a portare in tribunale queste persone perché hanno alle spalle un governo che le protegge, per non essersi nemmeno degnato di passare un minuto con loro, per non aver ricordato i morti che sono costati questi 53 giorni d’inferno e di lotta.
Negoziazione é negoziazione. Dai che ti do e alla fine la scelta è stata quella di dare fiducia al governo per mettere alla prova la sua parola e per iniziare un percorso.
E’ una decisione da rispettare. E’ la loro decisione e seguiremo ogni istante dell’evolversi di questa storia infinita.