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Con un colpo magistrale un centinaio di sedicenti antagonisti e altrettanti dirigenti Ds sono
riusciti a oscurare dal palcoscenico mediatico un milione o due di persone che sabato hanno sfilato a
Roma contro la guerra. Erano gli uni e gli altri infastiditi dall’evento, che non avevano né
organizzato né animato. Protagonista era quella società civile, così spesso evocata a vanvera, che da
qualche anno si coagula e si articola in gruppi, associazioni ed elaborazioni diverse, si convoca
in grandi appuntamenti su questioni decisive, e aggrega attorno a sé un’opinione vastissima, stufa
di manipolazione, che scende per le strade.
Che cosa diceva la manifestazione di sabato, inattesa
per l’affluenza, calorosa, preoccupata, comunicante? Diceva a un anno dall’inizio della guerra in
Iraq, che era stato un disastro, che aveva esiti infausti, che aveva moltiplicato il terrorismo e
che l’Italia doveva dissociarsene senza equivoci, consegnando la gestione dei guasti all’Onu, alla
quale va da sé che si potrebbe dare aiuto.
La manifestazione è stata sentita come intollerabile per il centrodestra, che l’ha accusata di
tutto, compreso di essere nostalgica di Saddam, per il centrosinistra che dalla guerra del Kosovo in
poi frascheggia alla Blair con interventi e occupazioni armate, per le smanie di protagonismo di
alcuni giovani e meno giovani, che non rappresentano nessuno ma che cercano di inserirsi per
scacciare coloro che considerano indegni di prenderne parte.
Né gli uni né gli altri erano in cima ai pensieri del grande gomitolo che si è andato srotolando
da mezzogiorno in poi per ore e ore fino a riempire e svuotare un paio di volte il Circo Massimo. E
che felicemente ignorava come verso le cinque, cioè a manifestazione inoltrata già da un pezzo, la
direzione Ds, asserragliata nella sede di via Nazionale (i ds normali erano fluiti per conto
proprio fra i manifestanti) decideva di inserirsi nel corteo standoci pochissimo, forse per non
stancarsi o forse per non compromettersi troppo.
Ma aveva trovato fuori della porta un centinaio di
autoproclamati guardiani della rivoluzione che l’aspettavano per coprirla di ululati. Che è successo
fra il ceto politico arrivato e quello aspirante tale? Le immagini consegnano alla storia qualche
spintone e strillo, un Fassino verde in faccia, un breve accalcarsi e una sola immagine pulita, i
giovani ds che avanzano con le braccia pacificamente alzate. Il segretario se la svignava offeso e
coperto dalla polizia per una via laterale.
I baldi antagonisti continuavano a spintonare i ds
rimasti per cinque minuti, che sarebbero sprofondati nell’oblìo se la segreteria Ds non avesse
diramato un drammatico comunicato che denunciava «l’aggressione squadrista» - scusate se è poco - e, come
da tradizione, la attribuiva a un complotto di alleati ed eletti irriconoscenti. Miserabile.
Sono
seguiti il giubilo della destra, una pioggia di telegrammi di solidarietà a Fassino da An e
compagnia, telegiornali in fibrillazione, Gad Lerner che scongiurava Luigi Ciotti a dissociarsi da
Zanotelli e abiurare Strada, e consimili scemenze. Tempo un’ora, uno o due milioni di persone erano
state azzerate al momento di andare sugli schermi e sulle prime pagine dei giornali.
Bel lavoro. Grave per il movimento per la pace? No. Non se n’era neanche accorto. Ma grave per la
stampa parlata e scritta, che ne esce inaffidabile per la distanza fra quel che è avvenuto e quel
che essa trasmette, per il manifesto servaggio agli inquilini del Palazzo, per l’inattendibilità
come osservatore politico. E grave per la sinistra. Sia per quella radicale, cui non giova vedersi
attribuita una manciata di estremismo primario, ma soprattutto per la sinistra che si vorrebbe di
governo ed è sempre più impigliata nelle sue codardie, incapace di tenere una linea di opposizione
e però desiderosa di nascondere dietro presunte aggressioni il suo anelito a schierarsi con Blair.
Giorno per giorno precipita la sua capacità di rappresentanza. In Spagna, in grado di raccogliere
la protesta di una maggioranza del paese, c’era il modesto Zapatero, da noi neanche quello.
MANIFESTO
Messaggi
1. > Rissa da cortile, 31 marzo 2004, 22:15
Rossanda ha ragione da vendere. Stiamo continuando a farci del male.
1. > Rissa da cortile, oltre la siepe il buio?, 1 aprile 2004, 15:47
Cari compagni, mentre neanche più Nanni Moretti sa dire cose di sinistra, ma in fondo nei suoi film non ne ha mai dette, perchè aspettarci dagli pseudo intelletuali di sinistra delle risposte. Dove era Moretti quando si è scolto il PCI, era come una gran parte degli intellettuali di sinistra per una via riformista, che se stiamo solo al problema della guerra a aperto la strada agli interventi "umanitari". Ora è chiaro che la sinistra "riformista" non puo’ contestare le sue stesse idee, che per ora sono una serie di programmi di destra profumati di buoni intenti per coprire il degrado che si nasconde dietro ogni taglio che da Prodi, Dalema a Berlusca ogni governo ha fatto con la massima leggerezza sociale, a parte naturalmente le spese militari e la creazione della quarta forza armata fascista, cioé i carabibieri che hanno ammazzato il compagni Giuliani. Basta con gli intelletuali di sinistra che non hanno che idee di destra!!!