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Partendo dal libro di Carla Ravaioli "Un mondo diverso è necessario", si
possono fare alcune analisi amare sui rapporti tra sinistra e Movimenti.
L’autrice e’ senatrice della Sinistra indipendente, saggista e una delle
voci più attente, a sinistra, ai rapporti fra esseri umani, natura, lavoro e
società
Se si analizza l’attuale modello socioeconomico e la sua crisi e si seguono
le obiezioni del recente Social forum europeo, risulta evidente il gap della
sinistra italiana ed europea rispetto al "Movimento dei Movimenti".
Il modello di sviluppo neoliberista e’ in chiara crisi, il mondo sta
procedendo verso una catastrofe ecologica, mentre si allargano le guerre
globali, l’insicurezza e la poverta’ del mondo stanno velocemente crescendo
con un peggioramento generale delle condizioni di vita e una caduta delle
speranze di futuro, e tuttavia la sinistra sembra impaniata in vecchi
schemi non superabili.
Addirittura, nell’impossibilita’ di riprorre
strategie centenarie, si e’ spostata a destra, assorbendo i disvalori degli
avversari, rinnegando le proprie radici e ancorandosi a modelli
socio-economici molto vicini a quelli capitalisti, di cui si copiano le
coordinate, si difendono le alleanze, si perseguono i fini, senza riuscire a
creare strategie nuove, autonome e soprattutto di sinistra, cioe’ in difesa
di tutti quei cittadini che si sentono oppressi e per la salvezza di tutti
quei valori che sono minacciati.
In particolare manca a questa sinistra la capacita’ di creare un NUOVO
MODELLO DI SVILUPPO.
Nella crisi della struttura marxista, con la caduta del muro di Berlino e
della potenza sovietica, gli USA, con la loro criminale strategia liberista
e soprattutto col dominio delle multinazionali, hanno cambiato gli scenari
di potere del mondo imponendo di fatto un solo modello economico e culturale
a livello planetario.
Per un bilanciamento di forze, occorrerebbe che i partiti di sinistra del
mondo fossero in grado di produrre un diverso modello culturale ed economico
che riconosca i diritti delle popolazioni oppresse e presenti nuove
modalita’ di lavoro, produzione, scambio, politica, valori. Questo modello,
che deve coinvolgere tutti i settori della vita, in alto come in basso, sta
effettivamente nascendo, non solo come dichiarazione teorica ma come vita
praticata da milioni di persone. Ma la diffusione di questo nuovo paradigma
esistenziale si svolge al di fuori dei circuiti politici che mostrano
addirittura dell’avversione nei suoi riguardi come verso un concorrente da
esorcizzare.
Per questo, molti appartenenti ai Movimenti pensano che: questa sinistra e’
inadeguata ai tempi, non riesce ad analizzare ’da sinistra’ quanto accade,
ha abdicato al suo ruolo di difesa dei deboli, e’ incapace di creare un
nuovo schema sociale e politico che non sia quello marxista di semplice
presa del potere ma anche risolva i principali nodi dell’economia, del
malessere sociale e dell’ambientalismo.
E’ chiaro che l’attuale appiattimento ai diktat della destra, senza un
apporto originale autonomo, porta a un indebolimento di identita’ e non
serve cambiare nome per modernizzarsi, quando cio’ che non matura e’ una
visione dell’economia, della storia e della societa’ che stia al passo coi
tempi e corrisponda alle richieste dei piu’.
Da una parte la sinistra si e’ scollata dai deboli e di lavoratori, per la
difesa di uno stato neoliberista fondato sul profitto e su quel falso
generatore di illusioni che e’ il PIL, dall’altra non riesce a prendere una
posizione chiara nei nuovi scenari economici e politici internazionali. Essa
dimostra di non avere un modello di sviluppo coerente coi tempi e capace di
generare speranze e lotta e una visione storico-politica scevra da
compromissioni e appoggi di opportunita’.
La situazione e’ seria tanto piu’ che siamo in periodo elettorale ma
l’elettore vede poca luce per cui, o ci sara’ l’avvento di nuove persone e
nuovi ideali, o i pessimisti possono prevedere una ulteriore perdita di
consenso.
Del resto finche’ i gestori dei partiti saranno i personaggi attuali, dalla
vista corta e limitata, non si puo’ sperare in una palingenesi ideologica. E
d’altra parte segretari a e presidenti hanno portato accanto a se’ persone a
loro simili, per cui non possiamo sperare nemmeno in un ricambio
rinnovativo. Nessuno dei dirigenti attuali dei DS o della Margherita o dei
Socialisti ha idee nuove, o ha minimamente l’intenzione di discutere il
modello capitalistico, nessuno viene visto come sponda di salvezza dai
lavoratori o dai deboli; questi politici rivelano un interesse scarso per
non dire nullo per la crisi economica ed ecologica, sono totalmente scollati
dalla base elettorale, provano fastidio per i movimenti di piazza che
sistematicamente non riescono ad attrarre e da cui ogni volta si discostano
in modo vergognoso, hanno battute acide e controproducenti e persino scarsa
chiarezza su valori ormai indiscussi come la pace. Come possono farsi punto
di riferimento per le speranze elettorali? C’e’ della meschinita’ in molta
sinistra e una incapacita’ cosi’ patologica a capire dove sta la gente che
molti politici stanno diventando solo dei travet parlamentari privi di
capacita’ rivoluzionaria o anche democratica.
La Ravaioli parla di "una realtà antropologicamente segnata da una sorta di
fondamentalismo economico che comporta un vero degrado del senso comune,
dominato dal mito della crescita produttiva, dai decimali del Pil e dalle
compatibilità aziendali: un drammatico impoverimento delle coscienze
deformate dall’ideologia dei consumi. "
Quando uno studioso diceva: "Non temo Berlusconi, quanto temo il Berlusconi
che e’ in me" notava l’appiattimento a quella ideologia vacua del potere e
del possesso che ha connotato l’era neoliberista e in cui sembrano
fagocitati troppi della sinistra. La vera sconfitta e’ qui, prima che nelle
schede elettorali. E’ un aresa di coscienza. E il crollo alle ultime
politiche sembra non avere insegnato niente, dal momento che non ha
provocato quel sconvolgimento dei vertici che sarebbe stato salutare,
lasciando inalterate delle posizioni francamente perdenti.
Cosa contrappone la sinistra oggi al mito del consumismo? Cosa contrappone
alla pervicacia del mercato? Con cosa pensa di fronteggiare la
globalizzazione delle multinazionali? Come pensa di garantire un lavoro
senza il mostro della precarizzazione? Come pensa di salvare uno stato
sociale senza la bancarotta dello stato?
Abbiamo visto cadere miti universali come la pace (il primo governo di
sinistra ha fatto la prima guerra italiana dopo 50 anni), l’abbandono
dell’internazionalismo (la timidezza ad assumere una responsabilita’
internazionale e’ agghiacciante), l’assenza nella difesa del lavoro
(l’attacco allo statuto dei lavoratori lo ha iniziato proprio D’Alema), la
caduta di ogni welfare, il disinteresse per l’ambiente, la debole difesa dei
poteri democratici. Ma soprattutto ci fa male vedere la scomparsa di valori
che da 150 anni ci sembravano far parte del DNA della sinistra. Se
accompagniamo questo a un abbandono della base popolare, che cosa puo’
restare a queste élite rosa annacquato?
Mentre la sinistra agonizza, il neoliberismo sta perpetrando uno dei piu’
grandi scempi dell’umanita’ fallendo in tutte le sue false promesse. La
liberalizzazione dei mercati su base planetaria ha aumentato lo sfruttamento
e la poverta’, distruggendo il debole cammino delle tutele e dei diritti
umani, gli organi di controllo internazionali sono stati abbattuttuti con la
scure della colonizzazione unilaterale, gli OGM stanno mangiando le colture
del pianeta, le guerre distruggono antiche civilta’ con strage delle
popolazioni e contaminazioni dei suoli e delle acque, il clima e’ il nostro
peggior nemico, negli stati sono messe in crisi le istituzioni che
dovrebbero garantire un minimo di democrazia, i governi sono stati convinti
a privatizzazioni incontrollate aprendo i confini ai grandi gruppi che hanno
distrutto le fragili economie nazionali e fanno ormai una doppia politica
sotto il comando dei poteri mondiali forti, svendendo l’autonomia nazionale.
Fondo monetario, Banca mondiale e Organizzazione mondiale del commercio sono
i nuovi gestori della politica e dell’economia mondiale per l’avidita’ di
pochi potentati, "... un mondo produttivo senza orizzonti che sulla rapina
della natura, sulla disuguaglianza sociale fonda la sua prosperità."
La questione, conclude Ravaioli, va affrontata a iniziare dall’Occidente
perché è preciso dovere dei paesi ricchi operare per un "riorientamento
radicale della nostra stessa economia. Le sinistre hanno il compito di
impegnarsi ad approfondire la realtà, studiando gli squilibri per affermare
la necessità di nuove terapie". "Questa è la grande novità, da Porto Alegre
a Firenze: soggetti nati per rivendicazioni diverse all’interno del
movimento no global si sono trovati fianco a fianco in un’unica lotta,
individuando in G8, Wto e Fmi un nemico comune."
Mentre il futuro diventa drammatico e viviamo ormai in un clima di
perdurante incertezza, mentre l’iniquita’ sociale ed economica
spadroneggiano indisturbate, i partiti della sinistra si baloccano tra
virgole e schieramenti, denominazioni e frasette acide, camminando come il
cieco di Kurosawa sull’orlo di un baratro. Per chi vuole lottare e avere
ancora speranza, essere guidati da un cieco comincia ad avere semre meno
senso.
Carla Ravaioli e Bruno Trentin, "Processo alla crescita", Roma, Editori
Riuniti, 2000, 159 pp.