Home > Svolta in Iraq ?
La politica reale è piccola cosa. Si barcamena tra gli egoismi e le violenze, che sono i nemici della convivenza giusta, cioè della politica veramente umana. Più grande è la potenza materiale, più grandi sono l’egoismo e la violenza dei potenti, primi nemici della politica. Sul piano internazionale, la storia dimostra che, in ogni tempo, la maggiore potenza del momento è il maggior violentatore e il maggior nemico della convivenza giusta tra i popoli. La politica reale, data questa situazione, è sempre un compromesso, più alto o più basso. Per non essere degradante e dannoso, il compromesso politico deve tenere il massimo conto di verità e giustizia, insieme ai dati di fatto costrittivi. Ciò che si deve fare non è sempre ciò che si può fare.
Si fa sempre solo quel che si può, non di più, ma sempre è necessario non perdere di vista quello che si deve. Questo, invece, è proprio ciò che più facilmente si fa dimenticare, per esaltare come giusto ciò che è solo opera della forza: "E così, non potendo fare che ciò che è giusto fosse forte, si è fatto che ciò che è forte fosse giusto" (Pascal, Pensieri 288). Ma la verità della giustizia va sempre detta e proclamata, contro i fatti; occorre "dire la verità al potere" (Gandhi). Dunque, di fronte ad ogni compromesso politico, nel rispetto dell’arte del possibile onesto, e a condanna del compromesso disonesto, è necessario porre sempre la memoria inquietante di ciò che è vero e giusto. Fa parte ugualmente dell’arte politica il compito di chi cerca il possibile quanto il compito di chi ricorda il necessario.
Di fronte al compromesso che si va delineando nel Consiglio di Sicurezza sull’Iraq aggredito illegalissimamente dagli Stati Uniti d’America, diciamo:
1° - È dovere di verità ed è necessità della decenza politica denunciare, accusare e punire - oggi politicamente e domani penalmente - gli autori e tutti i complici di questo crimine e disastro che è stata ed è la guerra in Iraq. Essi potranno essere amnistiati individualmente, caso per caso, solo in cambio di totale confessione e riconoscimento della verità dai fatti. Vedi il processo esemplare Verità e Riconciliazione in Sudafrica. Senza questa verità non c’è riconciliazione.
2° - Per la pace e ricostruzione dell’Iraq è necessario espellerne i militari e politici autori e complici della guerra e sostituirli con rappresentanti di stati estranei e - meglio - contrari alla guerra, per un’assistenza internazionale sotto egida dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (questo significa la sigla Onu), fattasi indipendente dalla super-pre-potenza Usa, per una presenza di polizia internazionale (la polizia è l’opposto della guerra e della cultura militare)
3° Questa presenza internazionale dovrà essere al 90% civile, disarmata, nonviolenta, solidale (esiste; è possibile), e al 10% di polizia preparata alla difesa del popolo e purificata-disinfettata dalla mentalità militare armista.
4° Il terrorismo introdotto in Iraq dalla guerra degli Usa potrà essere isolato dal popolo iracheno se questo sarà liberato anche dalla dittatura della coalizione di oggi oltre che da quella di ieri di Saddam. Il governo iracheno sarà legittimo nella misura della sua indipendenza effettiva dagli invasori occupanti.
5° I violenti – oggi anzitutto la banda di Bush, istigatore e utilizzatore del terrorismo - devono essere moralmente e politicamente scornati. Perché ci sia un passo di giustizia, non solo il metodo unilaterale, ma le mire geopolitiche e geoeconomiche del governo Usa, vero motivo della guerra illegalissima, dovranno risultare totalmente frustrate.