Home > Tanti conti senza l’oste
Cara Rossanda, non siamo d’accordo quasi su niente di quello che hai scritto a proposito della vicenda Fassino. Non è una novità che non siamo d’accordo, certo, e d’altronde sulla contestazione al segretario Ds puoi vantare buona compagnia di posizioni. Come te la pensano in molti a sinistra. Partiamo da un primo punto: pensate che bello, colorato e gioioso sarebbe stato un corteo di una moltitudine di persone radicalmente contro la guerra, fagocitato e cambiato nello spirito e nell’anima dalla presenza indolore dello stato maggiore riformista, certo un po’ rimbrottato, ma tutto sommato accolto come un «compagno che sbaglia», ma che rinsavirà.
Un po’ come alle ultime Perugina-Assisi, la trimurti Fassino Rutelli Castagnetti sarebbe diventata parte della sintesi politica di quella moltitudine, ovviamente senza il suo consenso. Cioè la guerra in Kosovo e i bombardamenti in Afghanistan, sarebbero diventati, come si spertica a dire D’Alema, un’altra cosa ( buona ) rispetto a quelli in Iraq. Cioè i morti civili seppelliti dalle cluster bomb in Serbia o dalle ogive termobariche a Kabul, legittimi, al contrario di quelli disintegrati dai missili Usa a Baghdad.
Questa operazione, cioè quella di ridurre la radicalità dell’opposizione alla guerra globale permanente a una semplice scelta sull’intensità della guerra, dato immutabile e oggettivo, che se gestita da Bush o Berlusconi è brutta e sbagliata, se gestita da Kerry o Fassino è «dolorosamente» l’unica cosa da fare, per l’umanità addirittura, è ormai esplicita. La formuletta salvacoscienze, o meglio salvaconsenso, è che l’autorizzi l’Onu, che come tutti sanno vanta un consiglio di sicurezza composto da paesi come Usa e Russia, che sono il non plus ultra della democrazia, come dimostrano dall’America latina alla Cecenia. Il senso della presenza forzata di Fassino era questo.
E infatti la gestione da «unità nazionale» «dell’incidente» occorsogli al corteo è fatta per legittimare comunque questo. Oggi Fassino dichiara, al contrattacco, che vuole andare a Nassirya, dai carabinieri dei reparti d’assalto, a salutarli e a rendere loro omaggio, perché «sono i nostri soldati». Come Zapatero, che dopo la sbornia elettorale dice che se con una mano ritira i soldati dall’Iraq, con l’altra rinforza i contingenti militari spagnoli in Afghanistan. Poi certo ci sono le baruffe da cortile, quelle di casa nostra, che però a pensarci, sono anche interessanti: le sinistre, che poi alle politiche devono allearsi per battere il Berlusca, devono essere due, non di più: una cosiddetta riformista e un’altra cosiddetta radicale.
Una deve pescare tra i cosiddetti moderati del movimento contro la guerra e l’altra tra i cosiddetti radicali. E’ interessante vedere quanti conti si fanno senza l’oste. Che potrebbe anche decidere che i movimenti sono una cosa e i partiti un’altra, e non stanno sullo stesso piano. Ma soprattutto quanti conti si fanno solo per incassare, senza dare in cambio nulla. Anzi. Alla richiesta corale del ritiro delle truppe, come dato politico forte e contrapposto alla logica della guerra, si risponde ormai che andarsene sarebbe una follia. Alla diserzione alla guerra globale, questo è anche lo spirito di tanti e tante in piazza in tutto il mondo, si risponde che chi diserta aiuta il terrore. Dividendolo anche il terrore: le stragi sono quelle dell’11 settembre, di Madrid, di Nassirya.
Le migliaia di morti per i bombardamenti invece sono «solo» guerra. E poi, siccome cresce una consapevolezza tra milioni di persone che stavolta ci stanno tutti prendendo in giro sulla vita, non sulla politica economica, non sulla finanziaria, ma proprio sull’esistenza stessa, allora bisogna anche, arrogantemente, venire al corteo e dire che la pace si fa anche votando una guerra. La contestazione per noi, anche se facciamo parte come dite di una «piccola minoranza» per di più secondo alcuni «di teppisti», o di «ottusi», trova le sue ragioni, semplici, nel non voler accettare questa operazione.
In quanto alla «violenza», per favore, lasciamo stare, e su questo sarai sicuramente d’accordo anche tu: a parte la giusta reazione di tanti ai calci, pugni, manganelli flessibili in ferro del servizio d’ordine dei Ds, ma è un paradosso a cui saremo sempre condannati quello di doverci giustificare per due spinte con gente che vota le guerre o che istituisce i centri lager per migranti?