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Un pericolo per la Repubblica
di Furio Colombo
L’allarme scuote le istituzioni: Silvio Berlusconi ha assunto l’interim del ministero lasciato vuoto da Tremonti, e da quell’istante i suoi poteri vanno molto al di là dell’illegale conflitto di interessi di cui Berlusconi è diventato simbolo e caso unico al mondo. Il conflitto di interessi è una minaccia che incombe costantemente su un Paese governato da chi rappresenta, allo stesso tempo, gli interessi pubblici propri del governare e quelli privati che non ha dismesso, cura personalmente, e di cui, governando, beneficia.
Bene, il caso che si è creato quando Silvio Berlusconi si è autoattribuito la responsabilità del super ministero economico italiano è molto peggiore.
Nell’istante in cui è diventato ministro dell’Economia, Berlusconi ha realizzato una gigantesca fusione di poteri in una sola persona, tutta l’economia italiana, la quinta o sesta del mondo, nelle mani di una persona che è la quattordicesima o quindicesima più ricca del mondo, ed è ricca esattamente di quelle risorse che - da superministro dell’Economia - adesso Berlusconi direttamente amministra, comanda, controlla, su cui decide.
Una vasta anomalia italiana, unica al mondo, il conflitto di interessi di cui finora si è deciso di non chiedere conto a Berlusconi, si innesta sui poteri decisamente dilatati ed eccezionali del ministro dell’Economia italiano.
Esempio: un ministro dell’Economia americano, con il tutto il suo peso, non controllerebbe le comunicazioni (dunque la libertà di stampa) di quel Paese. Qui il ministro del Tesoro (Berlusconi) è anche l’azionista proprietario della Rai, l’azienda pubblica di comunicazioni che è concorrente della grande azienda privata di comunicazioni di cui Berlusconi è proprietario. Tutto ciò o porterà a forme gravemente illecite di concorrenza o ad incredibili situazioni di assoggettazione della parte pubblica a quella privata o di comparaggio.
Si dirà che Berlusconi è già presidente del Consiglio, e dunque, indirettamente, già responsabile anche del ministero dell’Economia. Ma nel sistema parlamentare (e in quello italiano, in particolare) presidenza e componenti ministeriali non coincidono, non sono la stessa cosa e lo stesso potere, specialmente se si tratta di un governo di coalizione dove, come si è appena constatato, i punti di vista possono essere drammaticamente diversi. La somma del potere del presidente del Consiglio più quello di un superministero gigantesco, che in Italia controlla tutto nelle mani di un uomo che, personalmente, rappresenta un potere privato economico immenso, sfiora la dittatura, anzi la prefigura. Infatti niente , ormai, in Italia si muove fuori dalle sfere di controllo o dominio diretto, pubblico o privato, di Berlusconi.
E ciò avviene in un Paese in cui una maggioranza passiva e sottomessa all’esecutivo (di cui è diventata scrupolosa porta ordini) isola l’opposizione e prosciuga ogni azione di riequilibrio che il Parlamento, secondo il mandato della Costituzione, potrebbe esercitare sul potere esecutivo. Per questo l’allarme del Paese è grande. Si rivolge alla parte viva del Parlamento e al suo garante al Quirinale.