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Un pomeriggio milanese

Publie le giovedì 8 luglio 2004 par Open-Publishing
1 commento

Ciao a tutti, se permettete vi racconto quello che mi è successo oggi
pomeriggio. Ehi, non è fiction, è
la cronaca precisa, e a dire il vero sono ancora un po’ choccato. Sono
uscito abbastanza presto dal lavoro, sono andato
in Posta, poi sono andato in un bar a prendermi un caffè freddo. Ero in
coda alla cassa, e mi vedo accanto due ragazzi (circa) trentenni,
all’apparenza gente normale. La coda alla cassa è lunga, e c’è una sola
cassiera per un mare di gente, che deve sia fare cassa che preparare
bevande, panini, gelati, ecc. E’ un po’ impacciata, non conosce benissimo
la lingua (è nera, forse africana), è in agitazione perchè non trova sulla
cassa il tasto di un paio di cose (crocchette di patate e spremuta
d’arancia). Alchè, arriva una donna che chiede la cortesia di avere una
piadina ed una coca, e così la ragazza gliele prepara subito, chiedendo ai
due in attesa di farla passare avanti, visto che quei tasti sulla cassa li
conosceva.

Quei due iniziano a dare della putt*** alla donna che ha preso
piadina e coca, la quale facendo finta di nulla, va a sedersi al tavolino e
mangiare. Uno dei due continua a sbraitare ed alza sempre più la voce,
iniziando ad inveire contro le donne, il femminismo, la parità fra i sessi,
farcendo il tutto di turpiloqui ad alta intensità. Dopo un po’, visto che
nessuno gli dava retta, e mentre la cassiera gli chiedeva inutilmente se
volesse qualcos’altro oltre a crocchette e spremuta, lui comincia a tirare
fuori frasi del tipo "raus, negra del c***", "Hitler non era scemo, ci
faceva saponette con te", e via così. Alza i toni di voce sempre più,
finchè si rivolge a me e dice "ehi tu con quel c*** di giornale, fai finta
di niente, eh? Ti aggiusto io..." ed io sempre a far finta di nulla, mentre
l’atmosfera nel locale si faceva tesissima. Alchè la cassiera dice "vado a
chiamare il caporeparto".

Apriti cielo. Inizia a dire "ha ragione
Borghezio, tu sei il male, la tua pelle è nera come l’inferno", e via
discorrendo. Arriva una donna (bianca), il caporeparto, che un po’ cerca di
servire il pazzo per mandarlo via, un po’ cerca di farsi rispettare. Shock.
Il pazzo tira fuori un tesserino da poliziotto e la pistola d’ordinanza, e
dice "io sono della Polizia, come mio padre e mio nonno, brutta lesbica,
cosa credi di farmi?" A quel punto, con la pistola in mano, urla "servimi
la spremuta e le crocchette, tornerò un altro giorno a farvi fuori, negri e
italiani rottinc***". Prende le crocchette e la spremuta, paga, va via
senza mangiare sul posto, continuando a sproloquiare.
Ah, vi ho risparmiato un po di turpiloquio, tanto il senso si capisce.

Un poliziotto, capite? Un poliziotto! Ma in che mondo viviamo? Sono
esterrefatto. E queste sono persone che dovrebbero tutelarci, difenderci,
lavorare per la nostra sicurezza quotidiana.

Messaggi

  • Caro amico, vivo a Milano da quattro anni ma leggo la tua cronaca da Taipei (Taiwan).

    Mi rendo conto che le armi e l’arroganza la fanno spesso da padrone ma ti assicuro che io, al posto tuo, appena questo signore ha tirato fuori tesserino ed arma, gli avrei chiesto di farmi leggere bene i suoi dati e la sua matricola.

    Proprio perché poliziotto questo signore è tenuto a riferire i suoi dati anche se in uno stato di massima instabilità mentale.

    Il tuo comportamento non ha differito molto da chi non allontana i facinorosi dalle sacrosante manifestazioni politiche e cortei solo perché hanno bastoni e spranghe nelle mani !

    Il sottoscritto alcuni anni fà ha fatto prendere una settimana di consegna a due carabinieri perché erano entrati in uno svincolo di strada a scorrimento veloce "leggermente" contromano. Al loro superiore, allora comandante della stazione dei carabinieri di Cittaducale (provincia di Rieti dove vivevo), è bastato che io, dichiarando ovviamente i miei dati, gli comunicassi l’ora, il luogo, ed ovviamente la targa del veicolo per eseguire ciò. Mi sono reso anche disponibile ad un confronto ma non è stato ritenuto necessario dal loro capo. Se avessi avuto paura di "rappresaglie" quelle persone non avrebbero imparato una lezione.

    Ci vuole un pò più coraggio anche per trasmetterlo agli altri presenti ed ai nostri successori. La ragione non ha colore politico ma se questa è dalla nostra parte, tanto meglio !

    Ciao,

    manrbert@tiscali.it