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Unipol, sciopero contro i 2200 esuberi."Gestione aziendale alla Marchionne”
par Giovanni Stinco
Publie le giovedì 21 febbraio 2013 par Giovanni Stinco - Open-Publishing1 commento
Tre ore di corteo per centinaia di dipendenti sotto l’enorme sede bolognese del colosso finanziario coop: "Siamo tutti sotto attacco, può toccare a chiunque". Ed è la prima volta in 50 anni che l’azienda subisce una manifestazione del genere: "I valori etici fondativi di questa società dove sono finiti?"

Di certo nella fusione Unipol-Fondiaria Sai per i lavoratori non c’è quasi nulla. Ad eccezione degli esuberi. Più che una riorganizzazione una vera e propria decimazione, visto che il personale coinvolto nell’operazione supera le 8mila unità e ad essere tagliati secondo i sindacati saranno oltre 2200 posti di lavoro. Un’operazione (e un taglio) epocale per il gruppo assicurativo Unipol, colosso finanziario saldamente in mano alle principali coop italiane, Coop Adriatica e Coop Estense incluse.
Per protestare contro “una gestione aziendale alla Marchionne”, i lavoratori Unipol hanno scioperato per tre ore, marciando attorno e dentro il centro direzionale Unipol di Bologna e portando una bara fin dentro gli uffici del personale, quasi completamente deserti. “O sono scappati in massa o hanno scioperato anche loro”, scherza un manifestante.
“Oggi celebreremo la messa funebre della nostra compagnia”, urla un sindacalista al megafono mentre il corteo di quasi 200 dipendenti si snoda per i corridoio del centro direzionale aziendale. “Quest’anno Unipol compie 50 anni e festeggia licenziando i propri dipendenti. I valori etici fondativi della società dove sono finiti? Perché i manager non ci vogliono dare risposte?”.
“Siamo tutti sotto attacco – racconta Rita – i 2.240 esuberi annunciati possono essere ovunque, chiunque può essere colpito. La vecchia Unipol dei valori è ormai deceduta, ecco il perché della bara. Se non ritireranno i licenziamenti protesteremo ad oltranza”. E certo lo sciopero non è usuale per un’azienda che è sempre stata in buona salute. Ora, calcola la Cgil, al netto dei prepensionamenti ci saranno almeno 500 licenziamenti. Senza contare che la metà dei 2mila lavoratori dichiarati in esubero sarà ceduta a società esterne, ma anche su questa partita non ci sono certezze.
“Sono 16 anni che lavoro qui – spiega al megafono Giorgio – Di scioperi ne abbiamo fatti tanti, ma sempre per il miglioramento del contratto. Questa è la prima volta che ci vengono comunicati dei licenziamenti. Purtroppo i valori della cooperazione che ho trovato qui dentro quando sono stato assunto sono spariti”. “Ci avevano parlato di concertazione invece hanno disdettato i vecchi accordi e si tengono le mani libere per i licenziamenti – spiega Gianni Luccarini della Fisac-Cgil nazionale – Ci hanno detto di non preoccuparci, poi però hanno aggiunto di non potere mettere nero su bianco che non licenzieranno nessuno. Noi vogliamo fare una trattativa con numeri certi, e tutelare tutti i lavoratori. E’ la prima volta che con Unipol ci troviamo in una situazione del genere”.
Nel 2012 Unipol, dopo un aumento di capitale di oltre un miliardo di euro, ha assunto il controllo di Fondiaria-Sai rilevandola dalla famiglia Ligresti con la regia di Mediobanca, creditrice di entrambi i gruppi assicurativi. Un progetto ambizioso che, se dovesse andare in porto nonostante i numerosi ostacoli, darà vita ad un gigante e, per citare i documenti finanziari legati all’operazione, “generare valore per tutti gli azionisti delle società interessate al progetto”. Ma si sa, tutti i progetti di integrazione e di creazione di valore hanno le loro spine, e questa volta ad andarci di mezzo sono i lavoratori. “Il problema – conclude Andrea, 20 anni di lavoro in azienda – è che fino ad oggi il rispetto delle persone è sempre stato messo davanti a tutto. Adesso non è più così. Abbiamo paura delle scelte dei nostri manager”.
21 Febbraio 2013
Messaggi
1. Unipol, sciopero contro i 2200 esuberi."Gestione aziendale alla Marchionne”, 22 febbraio 2013, 07:33
Un altro spot molto negativo per il Pd alla vigilia del voto. Un’altra dimostrazione della distanza siderale tra il fu Pci e gli "eredi" che ne hanno violentato l’immagine, dissipandone il patrimonio. Parliamo di Unipol, la compagnia di assicurazioni che era un obbligo per ogni militante piccista d’allora scegliere per l’auto o la casa o la vita. Lo facevano volentieri, in modo che i soldi da spendere comunque "restassero in casa", sotto l’occhio benevolo, lungimirante e onesto del partito. Del resto, la sede centrale non era forse in via Stalingrado? Un’assicurazione (politica) sull’assicurazione (finanziaria). Non è più così, da tempo. Lo si era visto bene al tempo di Consorte & Co. con Fassino e D’Alema che si dicevano "abbiamo una banca!" quando Unipol voleva scalare la Bnl (poi finita ai francesi di Bnp Paribas).
Restava da violare l’ultimo tabù: i licenziamenti. Sono arrivati anche quelli.
E oggi presidi dei lavoratori del gruppo si sono svolti oggi in tutte le sedi italiane per dire no ai 2.240 licenziamenti previsti nel piano preparato dai manager in vista della maxi fusione con Fonsai (gruppo Ligresti, un’altra frequentazione a dir poco scandalosa). Lo sciopero è stato di tre ore di stop con adesioni del 90% nella sede bolognese, indetto unitariamente da tutte le organizzazioni sindacali – Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca, Fna, Sfnia - dopo la mancata intesa sul piano di riassetto. 2.200 "esuberi" dal ramo assicurativo, su un totale di 11mila dipendenti in Italia, come diretta conseguenza della fusione tra Unipol e Fonsai.
Come per altre "fusioni", siparla di prepensionamenti per chi è già avanti con gli anni, e di "ricollocazione" presso i futuri proprietari dei rami d’azienda che Unipol dovrà dismettere su disposizione dell’Antitrust. Solo parole, al momento.
A Bologna quasi 300 lavoratori hanno sfilato in corteo sotto la pioggia, fuori e dentro l’azienda, con una bara di cartone in cui erano simbolicamente seppelliti i «valori e l’etica» di Unipol, al grido di «senza regole non si tratta». «La fusione fonde i diritt», recitava un manifesto affisso sotto il loggiato della sede storica del gruppo cooperativo, da dove è partito il corteo che ha invaso via Stalingrado fino al nuovo quartier generale di Porta Europa (anche i nomi hanno la loro importanza, e si vede!!).
21 Febbraio 2013
Redazione Contropiano