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Dazibao Cinema-video - foto Enrico Campofreda
di Enrico Campofreda
Basterebbero il fascino muliebre e la leggiadra vitalità offerti dalla meravigliosa
Fanny Ardant per vedere e rivedere questo film; le sue gambe, poi, sono uno spettacolo
nello spettacolo. Sulle gambe delle donne Truffaut aveva coniato un’avvincente
metafora “... sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutti i sensi,
donandogli il suo equilibrio e la sua armonia”. Come non essere d’accordo? Ma
i motivi per gustare quella che sarà purtroppo l’ultima pellicola dell’artista
(morirà l’anno seguente) sono anche altri. Truffaut ritorna a un elegante bianco
e nero, scelta perfetta per offrire l’atmosfera giusta a un vero thriller, si
cimenta, dunque, in un genere classico del cinema. Il tocco è magistrale e la
lezione hitchcockiana spicca su tutte.
Al pari del maestro londinese non risparmia colpi di scena né ironia. Anche Hitchcock amava le belle attrici ma l’uso dello charme femminile in Truffaut segue il lungo discorso sulle donne e sull’amore sviluppato in tutta la sua opera. Fanny-Barbara incarna una donna affascinate, dinamica, spigliata, coraggiosa, innamorata. Parte dalla Grace Kelly de “La finestra sul cortile” ma va ben oltre, si trascina dietro una carica sensuale che stordisce protagonisti e pubblico. Barbara è molto più d’una segretaria per Julien (un eccellente Trintignant), padrone d’un’agenzia immobiliare finito in un mare di guai. E mentre lui resta rigido nel locale a nascondersi l’intrepida donna s’industria a fornire alla polizia gl’indizi per sbrogliare una matassa intricata e criminosa, costellata di quattro omicidi, e salvare l’uomo del quale è innamorata.
Donne sempre speciali, dunque, pur con qualche eccezione: c’è chi resta vittima, in tutti i sensi, del ruolo di femme fatale (come Marie-Christine, moglie di Julien, seducente ma male accompagnata). E uomini modesti, che sottovalutano le donne o le considerano solo oggetto di desiderio per restarne sostanzialmente succubi nella vita. “Amo la magia delle donne perciò sono diventato un mago” confesserà l’assassino per telefono alla polizia. Una magìa offerta non solo dal richiamo dell’eros ma dall’alone di mistero col quale ogni donna deve ammantarsi, facendo vibrare le numerose corde della femminilità che risulta sempre un’arma affilatissima e vincente.
Trama
In uno stagno frequentato da anatre e cacciatori si verifica un misterioso delitto: un uomo armato di doppietta è impallinato in pieno volto. Ne viene accusato Julien Vercel, agente immobiliare. La polizia lo interroga, si vocifera che sua moglie Marie-Christine sia stata l’amante dell’ucciso e si sospetta il delitto passionale. Vercel è interrogato, viene assistito dal proprio avvocato, e al ritorno dal commissariato, trova l’abitazione a soqquadro e il cadavere della chiacchierata moglie. Julien ripara in agenzia e pensa di darsi alla macchia perché sarà certamente sospettato anche di questo omicidio. Interviene Barbara la sua segretaria, cui lui il giorno precedente aveva preannunciato il licenziamento. E’ una donna bella e dinamica, per diletto fa l’attrice in una compagnìa teatrale, si offre d’aiutare il serioso padrone e parte per Nizza, località frequentata da Marie-Christine.
Si sistema nell’hotel abituale dell’uccisa e tramite detective privati scopre che la donna aveva frequentazioni nel mondo dei cavalli. Torna da Julien e gli rivela le notizie mentre l’uomo, sempre nascosto, riceve telefonate anonime che lo accusano dei delitti. Registrando quella roca voce femminile scopre trattarsi della cassiera del cinema Eden che era stata amante dell’uomo assassinato. Insieme a Barbara compiono un sopralluogo nell’abitazione della cassiera, scoprono un fucile da caccia ma vengono sorpresi da un uomo, lo stordiscono e fuggono. Barbara sospetta che il cinema Eden non sia altro che una copertura per altri traffici. L’intuizione si rivela esatta: c’è dietro un ampio giro di prostituzione controllata da un tal Louison. E mentre Barbara, finta prostituta, si fa condurre al cospetto del boss, il noir s’arricchisce d’un altro cadavere: quello della cassiera colpita alle spalle da una coltellata nello stesso cinematografo.
I colpi di scena non mancano sino al finale a effetto dove naturalmente il quadruplice assassino non è l’ingenuo Julien - che è fatto volutamente arrestare da Barbara in accordo col commissario - ma il suo avvocato, incastrato dopo che l’ineffabile donna aveva scoperto nello studio del legale le prove d’una relazione con Marie Christine. Altro che segretaria, Barbara è una straordinaria detective e ha fatto tutto questo per salvare Julien del quale è innamorata. Lieto fine: convolerà con lui a nozze.
Bella vortuna Monsieur Vercel, vorremmo davvero essere al suo posto.
Regia: François Truffaut
Soggetto e sceneggiatura: François Truffaut, Suzanne Schiffman, Jean Aurel
Tratto da un romanzo di: Charles Williams “The Long Saturday Night”
Direttore della fotografia: Nestor Almendros
Montaggio: Martine Barraqué
Interpreti principali: Fanny Ardant, Jean-Luis Trintignant, Phippe Laudenbach, Caroline Sihol, Philippe Morier-Genoud, Xavier Saint-Macary, Jean-Pierre Kalfon, Anik Belaubre
Musica originale: Georges Delerue
Produzione: Les Films du Carrosse
Origine: Francia, 1983
Durata: 111’