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Voi siete gente libera, che diffonde la libertà

par Caoslogic

Publie le sabato 11 febbraio 2012 par Caoslogic - Open-Publishing

"Questa Terra! Non la sentite?
Non vi fa venir voglia di uscire e di sollevare dolcemente dalle loro tombe gli indiani morti, di rubar loro – come se dovesse essere avvinghiata ai loro corpi – un po’ di autenticità …"

Queste sono le parole del poeta William Carlos Williams. Siamo qui oggi sulla terra degli Ohloni, e rendiamo onore a questo suolo in cui sono sepolti i loro antenati e i discendenti del genocidio continuano la loro lotta.

Sotto quel pezzo di terra chiamato Stati Uniti d’America (“Dalla California all’isola di New York; Dalla foresta di legno rosso alle acque della Corrente del Golfo, questa terra non è né vostra né mia”) sono sepolte le ossa, i villaggi, i campi, e sacri oggetti degli Indiani, i cui discendenti viventi dei sopravvissuti chiedono a gran voce che i sepolti vengano ascoltati, che la loro versione di ciò che è accaduto venga raccontata. Essi sono davvero i non-morti e conservano la memoria di come gli Stati Uniti d’America furono fondati e di come sono divenuti ciò che sono oggi, dopo aver reso il mondo intero “Terra Indiana”.

Non sarebbe dovuto accadere che le grandi civiltà dell’emisfero occidentale, la quintessenza dell’emisfero occidentale venisse vandalizzato, il progresso dell’umanità interrotto e indirizzato sulla strada dell’avidità e della distruzione. Sono state fatte delle scelte che hanno dato forma a quel percorso di distruzione della stessa vita, il momento in cui noi viviamo ora, e moriamo. Non è più una questione di scelta conoscere questa storia, quanto piuttosto una condizione per la sopravvivenza. Il suo nome è capitalismo; il suo metodo è colonialismo e imperialismo.

Quindi, come facciamo a distruggere questo male che è il capitalismo, che ha trovato il suo fulcro in quelli che ora si chiamano Stati Uniti? Io credo che la nascita dell’Industrial Workers of the World, lo IWW o Wobblies, all’inizio del secolo scorso, nel 1905, ci abbia fornito un percorso che è delineato nel Preambolo alla loro costituzione.

"La classe operaia e la classe padronale non hanno nulla in comune. Non ci può essere pace finché la fame e il bisogno albergano fra milioni di lavoratori e i pochi, che compongono la classe padronale, si prendono tutte le cose belle della vita.

Fra queste due classi la lotta deve continuare finché i lavoratori del mondo si siano organizzati come classe, si impossessino dei mezzi di produzione, aboliscano il sistema salariale e vivano in armonia con la Terra.

Troviamo che il progressivo accentramento del controllo del sistema industriale metta in difficoltà i sindacati che si trovano a dover fronteggiare il potere crescente della classe padronale. I sindacati incoraggiano situazioni che permettono di porre gruppi di lavoratori contro altri gruppi di lavoratori dello stesso settore industriale, contribuendo così alla loro reciproca sconfitta nella guerra dei salari. Per di più i sindacati aiutano i padroni a far credere ai lavoratori che la classe operaia abbia interessi in comune coi propri datori di lavoro.

Queste condizioni possono essere cambiate e l’interesse della classe operaia tutelato esclusivamente da un’organizzazione strutturata in modo tale che tutti i suoi membri in una data industria, o in tutte le industrie se necessario, sospendano il lavoro quando uno sciopero o una serrata sia in atto in uno qualunque dei suoi reparti, rendendo così il danno subìto da qualcuno un danno subìto da tutti.

Al posto del motto conservatore, “Un’onesta paga per la giornata per un’onesta giornata di lavoro”, dobbiamo scrivere sulla nostra bandiera la rivoluzionaria parola d’ordine, “Abolizione del sistema del lavoro salariato”.

E’ la missione storica della classe operaia abolire il capitalismo. L’esercito della produzione deve essere organizzato, non solo per la lotta quotidiana con i capitalisti, ma anche per portare avanti la produzione quando il capitalismo sarà stato rovesciato. Organizzandoci industrialmente stiamo formando la struttura della nuova società all’interno del guscio di quella vecchia."

Io credo che quelle parole esprimano lo spirito del movimento Occupy, in particolare Occupy Oakland.
Voglio leggere un breve brano che ho scritto alcuni anni fa. Credo che vi renderete conto del perché il movimento Occupy fa cantare il mio cuore. Perché riconoscere l’esistenza dell’uno per cento come nemico sia la porta d’ingresso nel futuro, se un futuro ci sarà. Si chiama “Odiare i Ricchi”.

“I ricchi non sono come te e me”, scrisse F. Scott Fitzgerald. Predicatori cristiani intonano: “I poveri saranno sempre con noi, quindi sii caritatevole.” “Siate realisti e accettatelo, gli esseri umani sono egoisti per natura,” ci viene detto. “Fate l’elemosina e assistete i poveri, tassate i ricchi, ma permettete loro di rimanere ricchi” “Create fondazioni private per evitare le tasse.” “Fa il trust baby (figli di famiglia benestante titolari di fondo fiduciario, ndr) responsabile e dà.” Avete già sentito tutto questo, e magari sotto sotto ci credete pure. Ma è una mentalità nociva.

Consiglio un modo per acuire la nostra consapevolezza: imparare a odiare i ricchi. Odio, sì. Potete abbellire l’espressione e chiamarla collera. Ma quello di odio è un concetto sottovalutato. Tutti lo fanno, ma nessuno lo vuole ammettere, e spesso odiano la persona sbagliata, spesso odiano se stessi. L’odio è il contrario dell’amore. Amate i ricchi? Vi piacciono i ricchi? Se è no, allora forse potete imparare a odiare i ricchi.

Non voglio dire facciamo vergognare i ricchi per ricavare denaro dal loro senso di colpa, metodo sempre usato dalla sinistra e dalle associazioni no-profit. Intendo NON accettare denaro dai ricchi, isolare i ricchi, non permettere che si sgravino la coscienza regalando denaro e, con l’occasione, ottenendo pure enormi sgravi fiscali. Costringeteli a costruire alti muri attorno alle loro proprietà e sedi societarie come fanno in America Latina. Imprigionateli. Come si permettono di poter avere finestre con vetri sulle loro sedi societarie e sui loro palazzi!

Ci trattengono e ci sminuiscono dicendoci che odiare ci fa male, fa male a tutti, che tutti facciamo parte della famiglia umana. Che possiamo odiare le azioni di una persona ma non la persona stessa. Che possiamo odiare la ricchezza o il capitalismo ma non i ricchi. Si tratta di una logica assurda che ci porta a odiare noi stessi e a colpevolizzarci perché non siamo ricchi e potenti. E che comunque non è coerente; va bene odiare lo schiavismo e i proprietari di schiavi, il fascismo e Hitler, ecc. Perché non odiare i ricchi, l’individuo ricco, non un concetto astratto, come una società?

Ah, ma chi sono i ricchi? Dobbiamo fare attenzione su questo, vivendo in un paese che non riconosce la suddivisione in classi, e quello di classe è un concetto poco analizzato. Parlare di classi divide, si dice. Non basta considerare il reddito per identificare i ricchi. Nell’odiare i ricchi è essenziale inquadrare correttamente il nemico, e non un suo rappresentante, come la polizia o i politici. Un reddito elevato può sicuramente gonfiare l’ego delle persone, e la maggior parte degli statunitensi a reddito fisso, o autonomo, elevato, ottenuto grazie alla contingenza di un buon sindacato o di un titolo professionale non si rendono conto di non essere ricchi.

Nei sondaggi la maggioranza della popolazione statunitense dichiara di appartenere al venti percento di maggior reddito, e non è vero. Un gran numero di cittadini statunitensi non vuole tassare di più i ricchi e non odia i ricchi, perché pensano che un giorno diventeranno ricchi pure loro. Non lo diventeranno. E’ una menzogna insidiosa; sono prigionieri della democrazia. I ricchi non possiedono solo una casa ipotecata e un’automobile, una barca o una baita nei boschi o anche una casetta al mare; piuttosto possiedono TE, NOI; possiedono il governo, la polizia, lo stato. E non è una novità, il capitalismo è sempre stato così. Solo perché ci stiamo svegliando solo ora non significa che la situazione fosse migliore in passato.

Nemmeno le stelle dello spettacolo e dello sport che sguazzano nel denaro e nel lusso sono i ricchi; essi sicuramente meritano disprezzo e disgusto, ma non odio. Non cercate capri espiatori – gli ebrei, Oprah, Martha Stewart. L’odio dovrebbe essere riservato a quelli che ci possiedono, cioè, quelli che possiedono le banche, le compagnie petrolifere, l’industria bellica, le terre (per l’agricoltura industriale), le università private e le prep schools (scuole private preparatorie per il college privato ndr), e quelli che possiedono le fondazioni che finanziano meritori progetti per i poveri e a favore di istituzioni pubbliche – il loro teatro dell’opera, il loro balletto, la loro orchestra, a cui ci è permesso assistere a caro prezzo dopo la prima.

Mio fratello maggiore, che come me è cresciuto povero in canna nell’Oklahoma rurale, figli di mezzadri, rifiuta le mie argomentazioni sostenendo che nessun povero gli ha mai dato un lavoro. Non c’è altro da dire. I ricchi possiedono lui, e noi.

In ogni discussione sulle religioni – le religioni giudaico-cristiane-musulmane, ma specialmente sul cristianesimo, la religione del capitalismo – raramente emerge che il livellamento delle classi – i ricchi e i poveri sono uguali agli occhi di dio - sia una bugia consolatoria. Quale utile ideologia per i ricchi! Lo stesso vale per la democrazia USA con le sue “pari opportunità” e le sue “parità di condizioni,” tesi assurde nell’ambito del capitalismo, ma che sono care a molti.

Perché tacciamo su tutto ciò, e brontoliamo per l’aumento della forbice fiscale, alla ricerca di un modo per ridurla? Ci aspettiamo per caso che i ricchi diano ai poveri i mezzi per rovesciarli come per poco non accadde a seguito delle lotte operaie degli anni 30 o del Movimento per i Diritti Civili e la Guerra alla Povertà? Non commetterà più quell’errore la classe dominante. Non sto dicendo che non dobbiamo guardare alla forbice fiscale come prova di uno dei crimini dei ricchi, ma non illudiamoci che i ricchi rinunceranno alla proprietà su di noi. Quindi smettiamola di desiderare il ritorno del New Deal o di un salvatore benestante come molti ritengono sia stato Franklin Roosevelt. Mio padre, mezzadro dell’Oklahoma, figlio di un Wobbly, mi insegnava che Roosevelt aveva soccorso i ricchi e salvato il capitalismo, e aveva ragione.

L’odio appassionato, organizzato è l’elemento che manca a tutto ciò che facciamo per tentare di cambiare il mondo. Questo è il momento di diffondere l’odio, l’avversione per i ricchi.

Ecco, questo è ciò che ho scritto, ed eccoci ad alcuni mesi dall’inizio del movimento del 99 percento contro l’uno per cento. Voi siete la gente e il movimento che aspettavamo. L’altra faccia del coltivare un freddo rancore per l’1 percento, i ricchi, è l’amore per la gente, per il 99 percento, per noi stessi, cosicché le discussioni e le critiche siano amorevoli e compassionevoli e prevalga la comprensione reciproca. Le due facce sono totalmente connesse e inseparabili – odio per i ricchi, amore per il popolo. Abbiamo davanti un lungo, difficile percorso.

Voglio concludere citando il mio mito, Lucy Parsons, moglie e vedova del martire di Haymarket, Albert Parsons, e militante essa stessa del movimento dei lavoratori. Durante un discorso nel 1905, alla costituzione dell’Industrial Workers of the World, Lucy Parsons disse:

La mia idea dello sciopero del futuro non è scioperare e uscire e morire di fame, ma scioperare e rimanere dentro e prendere possesso delle strutture di base della produzione. Pensate forse che i capitalisti vi permetteranno di spossessarli dei loro beni attraverso il voto? Voi forse sì, ma io non ci credo… Ciò significa una rivoluzione che consegnerà tutto… ai produttori di ricchezza… Quando la vostra nuova organizzazione economica dichiarerà come fratelli e sorelle che voi siete determinati a possedere tali beni, allora nessun esercito sarà abbastanza grande per sopraffarvi, perché voi stessi siete l’esercito.

In un’altra occasione, Lucy Parsons, lei stessa un’afro-americana, consigliò ad una comunità di Jim Crow, Mississippi, di replicare ai massacri dei supremazisti nei confronti dei loro amici e delle loro famiglie con:

Voi non siete assolutamente indifesi. Perché la torcia dell’incendiario, che si dice indichi agli assassini e ai tiranni quella linea di pericolo, oltre alla quale non possono avventurarsi impunemente, non vi può essere strappata dalle mani.

Lucy Parsons ha acceso un fiammifero e lo ha portato in alto come simbolo di libertà. Può darsi che non dobbiate usarlo, ma abbiamo il potere e il diritto di farlo. Voi siete gente libera, che diffonde la libertà.

Roxanne Dunbar-Ortiz è una femminista e una storica.
Il suo sito Web è <www.reddirtsite.com>; .

traduzione di Leslie Reggio in

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