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Dal Tavolo migranti dei social forum italiani,
fate circolare il più possibile. Anche questa è Italia!
grazie
la redazione
Il seguente appello arriva dalla nave Cap Anamur. Lo
abbiamo redatto assieme a Elias Bierdel presidente
dell’organizzazione che ha curato l’operazione.
Conformemente alla richiesta di coloro che stanno
conducendo l’azione che si moltiplichino gli appelli e
le prese di posizione, ne chiediamo la massima
diffusione e la sottoscrizione da parte di tutti. Tavolo migranti dei social forum italiani: Tavolo_migranti@libero.it
Appello dalla Cap Anamur
Da giovedì mattina la nostra nave incrocia 15 miglia
davanti a Porto Empedocle in Sicilia. Noi insistiamo a
voler entrare nel porto così come avevamo progettato
ed eravamo anche stati autorizzati a fare. Finora le
autorità non ci hanno comunicato perché venga ora
negata l’autorizzazione che ci era stata
originariamente concessa.
Il confronto con diverse forze armate dello Stato
italiano è grottesco e mira evidentemente a gettare
nell’ansia se non nel terrore il nostro equipaggio e
i passeggeri a bordo. Protestiamo contro questo
trattamento.
I naufraghi che abbiamo salvato non sono
"clandestini", non avendo ancora oltrepassato le
frontiere europee. Conformemente agli ordini e in
ossequio ai precetti del diritto internazionale, così
come della prassi abituale, noi abbiamo immediatamente
comunicato la lista di tutte le persone a bordo. Tutto
questo non può in alcun caso essere interpretato come
"tentativo di entrata illegale". Non abbiamo
intenzione di scontrarci con il governo italiano o di
fare pressione su chicchessia. Chiediamo semplicemente
il diritto di entrare a Porto Empedocle, perché la
situazione a bordo diviene sempre più difficile. E’
certo che coloro che ci impediscono di portare i
naufraghi in un porto sicuro, sono anche pienamente
responsabili delle conseguenze.
Non ci lasceremo dirottare in un altro porto. Abbiamo
37 naufraghi a bordo e non siamo perciò nella
condizione di metterci a giocare con le autorità.
Deve essere trovata una soluzione adeguata agli
standard internazionali dei diritti dell’uomo e sulla
base dei principi umanitari. La domanda su come debba
essere trattata una simile situazione deve trovare
risposta sul piano dell’Unione europea: è la politica
dell’Unione europea, condotta violentemente dalla
guardia costiera, dalla marina e dalla guardia di
finanza italiane, che ci impedisce di aiutare altre
persone in condizione di bisogno.
Facciamo appello a tutti gli europei, e soprattutto ai
cittadini e alle cittadine italiane, affinché rendano
chiaro che una simile politica non viene condotta in
loro nome.
Noi continueremo a salvare tutte le vite umane che
possiamo. Lo facciamo perché non vogliamo che la morte
di centinaia, forse migliaia di persone venga
considerata come un "caso normale" europeo.
Come organizzazione umanitaria indipendente dobbiamo
continuare nella nostra opera di salvataggio perché
altrimenti nessuno lo fa.
Chiediamo alle donne e agli uomini d’Europa di farsi
carico di questa situazione.