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Studenti, prove di assemblea nazionale ma l’appuntamento è a Roma il 14, 15 e 16

Publie le domenica 9 novembre 2008 par Open-Publishing

A Firenze, ieri, un primo intreccio di esperienze di lotta. Però Cossiga avvelena l’aria. E la ministra fa cacciare la stampa

Studenti, prove di assemblea nazionale ma l’appuntamento è a Roma il 14, 15 e 16

di Checchino Antonini

Gli studenti continuano a ragionare e a mostrarsi anche nel week end. Cossiga continua ad avvelenare il clima suggerendo a Manganelli, successore di De Gennaro, come costruire la strategia della tensione. Gelmini sull’orlo di una crisi di nervi fa cacciare i cronisti da un albergo della riviera ligure che ospitava un summit di Confindustria.

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Circa duecento studenti, ieri pomeriggio, si sono ritrovati al Polo di Ingegneria dell’Università di Firenze per una assemblea regionale toscana aperta a delegazioni di altre regioni. Pur non essendo un luogo decisionale - tra l’altro parecchi atenei non hanno inviato nemmeno degli uditori- è stata l’occasione per un primo momento di confronto dopo la giornata di azioni locali in tutta Italia che ha visto, il 7 novembre, di nuovo, decine di migliaia di studenti nelle piazze per contestare il decreto legge 133. Il movimento degli studenti, a differenza di alcuni rettori (quello di Bologna e il suo collega della Statale di Milano, ad esempio) che hanno aperto linee di credito al governo, non s’è lasciato abbagliare dal recente maquillage al decreto che conferma i tagli, mantiene il blocco delle assunzioni e non muta il processo di privatizzazione dell’Università. All’assemblea di Firenze ogni intervento è stato pronunciato dagli studenti in quanto espressione di facoltà in lotta, mai in qualità di esponenti di organizzazioni. Più che una ricerca di piattaforma comune s’è trattato di un evento narrativo, di un primo intreccio di esperienze: dalle lezioni in piazza alle azioni creative, dalle occupazioni all’attraversamento degli scioperi del 30 ottobre e del 14 novembre.

Ma sono emerse le esigenze di un collegamento con le vertenze sociali e di forme adeguate a una lotta che si preannuncia lunga. Più articolata sarà la scadenza romana di sabato e domenica prossimi quando, all’indomani della manifestazione nazionale che attraverserà lo sciopero generale del comparto universitario, il movimento studentesco, i ricercatori precari e i coordinamenti delle scuole in agitazione rifletteranno, prima in workshop, poi in plenaria, sulle modalità di funzionamento del movimento, sulla costruzione dell’opposizione sociale assieme ai lavoratori e sulla scrittura di un manifesto per l’autoriforma dal basso. «Serve una proposta che superi la crisi del cosiddetto 3+2 - spiega da Firenze a Liberazione , dell’esecutivo nazionale dei Giovani comunisti - che proponga un’altra modalità di fare didattica e formazione. Quest’Onda arriva da un disagio che nasce molto prima dei tagli di Gelmini: il movimento può funzionare da catalizzatore, ha sconvolto le tabelle dei sondaggi di gradimento a Berlusconi e per questo il 14 ci sarà una manifestazione oceanica che deve parlare a tutti i conflitti. Dovrà essere un passaggio per la generalizzazione dello sciopero. Chiediamo perciò a Trenitalia e al governo di garantire l’agibilità dei treni per Roma».

Fine settimana pieno di iniziative anche in altre città: a Cosenza, ieri, ancora didattica bloccata e lezioni all’aperto. Seminari di studio della 133 e di preparazione al 14 anche a Catanzaro e Reggio. «La protesta è formazione» dicono da Roma 3 gli studenti dell’assemblea permanente di Architettura che ieri hanno ospitato il fotografo tano D’Amico, testimone di molte stagioni di movimento. I seminari proseguono oggi all’Ex Mattatoio. Porte aperte anche a La Sapienza (dove gli studenti chiedono al nuovo rettore il rinvio delle elezioni del 12 e 13) dove, per l’intera giornata, si terranno dibattiti e convegni, giochi e intrattenimenti per i bambini. Tutto per discutere con docenti, studenti e cittadini del futuro degli atenei e della protesta contro i tagli all’università previsti dal governo. All’iniziativa, organizzata dagli studenti delle diverse facoltà, parteciperà tra gli altri la direttrice della scuola Iqbal Masih, capofila delle proteste delle elementari.

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«Il mio consiglio è che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei disponga che al minimo cenno di violenze, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati, se fosse possibile la sede dell’arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi, da queste manifestazioni, e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l’odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de l’Unità , li sorregge». Cariche come quelle di venerdì alla Stazione della Piramide, suggerisce Cossiga al capo della polizia, sarebbero un errore strategico (non la pensa così il prefetto Mosca che approva le cariche di venerdì coi loro dieci feriti, compresi due giornalisti). Talvolta sembra che l’ex presidente scherzi ma la lapide di Giorgiana Masi, uccisa dalle squadre speciali quando Cossiga era al Viminale, sta lì a ricordare che non scherza poi tanto. Intanto la digos romana continua a lavorare sui fatti di Piazza Navona e la filiale bolognese indaga, come denuncia la Cub, sui temibili liceali, maestri e genitori che occupano le scuole all’ombra delle due torri.

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Nelle stesse ore, la ministra Gelmini era a Sanremo per un seminario interno di Confindustria. Gelmini, prima di intervenire ha preteso che fossero allontanati tutti i giornalisti, compreso quello del Sole24Ore . Dura la replica del sindacato ligure dei giornalisti: «Noi continuiamo a non accettare la presunzione, l’arroganza e la fuga dal ruolo che impone a politici e amministratori il confronto continuo con l’opinione pubblica e l’informazione», ha detto il segretario di Adl, Marcello Zinola Quella di Gelmini, secondo lui, una «lezione nemmeno tanto originale considerati i tempi, comunque in linea con l’arroganza del potere e il timore di dovere rispondere a qualche domanda impertinente». Chissà quali segreti aveva la ministra. Confindustria, da parte sua, dice che il seminario era a porte chiuse (la presidente Marcegaglia ha chiesto al governo di andare avanti con le "riforme") ma la Fnsi non demorde: «Chiediamo fermamente al governo di abbandonare questo atteggiamento di fastidio. Lasciateci lavorare. Se oggi il ministro Gelmini avesse rispettato i giornalisti si sarebbe risparmiata una lezione scadente e una brutta notizia che comunque dobbiamo raccontare». Come da copione la ministra dirà, più o meno, che non centrava nulla e di essere stata fraintesa. Ma è dal 20 ottobre che non si fa vedere in giro e disdice impegni. Quel giorno fu contestata a Monza. Ma non era, il suo, il governo "imbarazzato" dal troppo consenso?