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23.06.1980 Mario Amato viene ucciso dai NAR, oggi la gente comune e i compagni l
Publie le mercoledì 23 giugno 2010 par Open-PublishingMario Amato, sostituto procuratore della Repubblica di Roma, assassinato trenta anni fa dai terroristi di estrema destra dei Nar, e’ stato commemorato in apertura della seduta plenaria odierna del Consiglio Superiore della Magistratura. Il consigliere Mario Fresa ha ricordato che Amato era stato incaricato di riprendere le indagini sul gruppo neofascista dei Nar avviate da Vittorio Occorsio, a sua volta rimasto vittima dei terroristi. Invano chiese di essere affiancato da altri magistrati inquirenti e di essere tutelato.
Stamane anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha partecipato al ricordo della figura del giudice Mario Amato, nel trentennale del suo assassinio, con una corona di fiori deposta dal Consigliere per gli Affari dell’Amministrazione della Giustizia, Loris D’Ambrosio, presso la stele scoperta a Roma nel luogo in cui il magistrato cadde vittima del terrorismo in Viale Jonio colpito con un colpo di pistola alla nuca da terroristi neri che cosi’ cercarono di fermare la sua indagine sul terrorismo di matrice fascista e neonazista e le complicita’ politiche negli anni di piombo.
Il vice presidente del CSM Nicola Mancino ha espresso il "grato ricordo" suo e dell’intero Csm di "un valoroso magistrato vittima dell’eversione di destra".
"Mario Amato fu ucciso -ha aggiunto il consigliere Fresa- perche’ rimase solo nell’adempimento del dovere. Le Istituzioni lo ignorarono; lo ignoro’ anche il Csm di allora. Fu lasciato solo e per questo fu colpito. Oggi il Csm non lascia soli i magistrati, ma i magistrati, la giustizia, lo stesso Consiglio Superiore sono spesso isolati nell’adempimento del loro dovere. Per taluni essi rappresentano un intralcio".
Poche settimane prima della Strage di Bologna, Amato viene ucciso a Roma dai terroristi Gilberto Cavallini e Luigi Ciavardini, mentre i mandanti di questo omicidio, Mambro e Fioravanti, sono a Treviso, dove fanno di tutto per farsi notare in modo da costruirsi un alibi, secondo un piano abilmente architettato.
Ricevuta la notizia dell’avvenuto omicidio, Mambro e Fioravanti festeggiano a ostriche e champagne e stilano il volantino di rivendicazione: «oggi Amato ha chiuso la sua squallida esistenza imbottito di piombo».
Il sostituto procuratore viene trucidato alle 8.05, mentre ad una fermata attende l’autobus per recarsi a lavoro.
Dopo l’omicidio i fotografi scattano foto impietose, che del magistrato ritraggono, in primo piano, le suole delle scarpe bucate.
A chi lo aveva ucciso, che a quel tempo pranzava spesso in rinomati ristoranti e alloggiava in lussuosi alberghi grazie ai proventi delle rapine, la vita così onesta ed umile di quel magistrato serio e coraggioso doveva sembrare davvero squallida.
Con Amato svanisce anche la possibilità di impedire la Strage di Bologna.
Il ricordo di Sergio Amato
’’La morte di mio padre rientra nella strategia della tensione, che per quanto mi riguarda e’ iniziata con la strage di Portella della Ginestra…’’. A parlare e’ Sergio Amato. Trenta anni fa i Nar (Nuclei armati rivoluzionari) uccisero il padre Mario, sostituto procuratore della Repubblica al Tribunale di Roma. Lo freddarono con un colpo di pistola alla nuca, la mattina del 23 giugno 1980 alla fermata del 391 in viale Jonio, mentre aspettava l’autobus per andare al lavoro perche’ la sua auto era in riparazione dal meccanico. Il giudice aveva chiesto una macchina di servizio, ma gli era stata negata: alle 8 del mattino il regolamento dell’ufficio non prevedeva un turno degli autisti. Era l’unico magistrato che si occupava dei processi sul terrorismo nero. Aveva ereditato i fascicoli dal collega Vittorio Occorsio, ucciso da ’Ordine Nuovo’.
Il figlio, che allora non aveva ancora compiuto sei anni, racconta oggi nell’anniversario della morte: ’’Ricordo molto bene quella giornata anche se ero molto piccolo. Ricordo chiaramente il pianto di mia madre, i familiari che si sono stretti accanto’’. Sergio Amato non vuol sentir parlare di spontaneismo armato, ha un’idea precisa del clima di quegli anni. ’’Ma quale spontaneismo! Fioravanti e Mambro erano solo la mano armata dei Nar, ne sono convinto’’, dice, lasciando intendere che ci fosse un livello superiore del gruppo eversivo di estrema destra.
’’Mio padre -spiega- aveva capito che non bisognava semplicemente cercare di fermare questi ragazzi, ma chi teorizzava la destabilizzazione dello Stato. Penso a un super Sismi, ai servizi segreti deviati, che ricorrono sempre in tutte le stragi di questo paese. Avevano un interesse totalizzante nel depistare e nel non far conoscere la verita’, ma ci siamo fermati a questo. Non sappiamo perche’ e che cosa volevano nascondere. Amato non ha dubbi: ’’C’entra anche la P2. Sono convinto che sia tutto collegato, la morte di mio padre prima (il 23 giugno 1980), la strage di Bologna dopo (il 2 agosto). Aveva indagato e scoperto delle cose, sono sicuro’’.
Secondo Amato ’’c’e’ ancora moltissimo da fare, non abbiamo ancora capito chi ha mosso le fila in quegli anni, chi era la mente che lavorava per destabilizzare lo Stato e usava questi giovani di estrema destra per uccidere e destabilizzare appunto... Mio padre aveva un modo di indagare tutto suo, prendeva sempre appunti, non lasciava nulla di intentato. E’ stato un precursore anche sul piano investigativo. Da fatti e sigle diverse era riuscito a creare un quadro piu’ omogeneo’’. Sergio Amato non usa la parola perdono nei confronti di chi ha ammazzato il padre: ’’Provo sentimenti contrastanti. Da una parte, un sentimento quasi d’amore, per evitare che l’odio prenda il sopravvento, dall’altra, non nascondo che ho pensato piu’ volte di inseguirli, pedinarli e colpirli, come hanno fatto con mio padre. Credo che debbano ritenersi molto fortunati’’.
Assicura che lo Stato non ha abbandonato la sua famiglia, ma non e’ stato facile: ’’Non e’ mancato sicuramente il sostegno materiale, ma le cose non sono cosi’ automatiche come si puo’ pensare’’. Una cosa e’ certa, il figlio del giudice Amato non ha mai perso la fiducia nella giustizia: ’’Nel corso di tutti questi anni le associazioni dei familiari delle vittime hanno cercato giustizia. Smettere di cercare giustizia, di cercare la verita’, sarebbe rinunciare alla verita’’’.
La morte di Mario Amato suscito’ una protesta senza precedenti: il giorno dopo i magistrati romani proclamarono uno sciopero a oltranza e l’astensione dalle udienze per due settimane provoco’ il rinvio di circa 4 mila dibattimenti, costringendo il governo Andreotti a correre ai ripari per garantire la sicurezza delle toghe. Fu redatto un elenco di magistrati piu’ a rischio (178). Per loro si disposero scorte, controlli sotto casa e aumenti di stipendio. Il 28 giugno il ministero della Giustizia fece arrivare le prime auto blindate.