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Amnesty accusa Bush. Il video del disonore
Publie le martedì 16 novembre 2004 par Open-Publishing1 commento
Dazibao Guerre-Conflitti Internazionale
Amnesty accusa Bush: a Falluja civili indifesi
di Marina Mastroluca
L’ultima roccaforte è caduta. I comandi militari annunciano l’ennesima vittoria a Falluja, città ribelle addomesticata con la forza. Ormai non resterebbero che alcune «sacche» di resistenza nel quadrante meridionale della città, nel quartiere di Shuhada, dove sono stati trovati bunker, tunnel blindati e depositi di armi. I carri armati americani hanno raggiunto anche quest’ultimo bastione, percorrendo strade seminate di rovine: un reporter della Reuters al seguito delle truppe Usa descrive un paesaggio lunare, case sventrate, moschee rase al suolo, cadaveri abbandonati.
Anche ieri mattina gli aerei si sono alzati in volo per colpire presunte postazioni di ribelli, mentre a terra ancora si combatteva. «Sono rimasti i più duri e quelli con il miglior equipaggiamento», spiegava ieri alla Bbc il generale Richard Natonski. Un convoglio della Mezzaluna rossa in attesa da giorni di portare viveri, acqua e medicinali è stato costretto a tornare indietro in assenza di via libera. Le forze Usa assicurano che intendono occuparsi direttamente dell’assistenza umanitaria, a bordo dei blindati drappelli di militari passano strada per strada spiegando con gli altoparlanti che chiunque abbia bisogno di aiuto può rivolgersi alle truppe americane.
Con quale esito è difficile dire, la sola certezza per le organizzazioni umanitarie - dalla Mezzaluna rossa all’Ics, Consorzio italiano di solidarietà - è che a Falluja si sta consumando un disastro umanitario. Amnesty international denuncia la violazione da parte americana delle regole di condotta che impongono la tutela dei civili e degli stessi combattenti, citando espressamente il bombardamento di una clinica di Falluja e il fuoco aperto su un guerrigliero ferito, testimoniato da un filmato della tv britannica Channel 4.
Sotto accusa anche i ribelli che si sarebbero fatti scudo della bandiera bianca per poi colpire i marines. Ma è la crisi umanitaria quella che in questo momento allarma di più. Da almeno una settimana a Falluja non c’è acqua né energia elettrica, minato il ponte sull’Eufrate è venuta meno anche la possibilità di raggiungere l’ospedale, i pochi posti medici - ambulatori privi di tutto - non sono in grado di fronteggiare l’emergenza. Servono medicinali, cibo, alimenti specifici per bambini, vestiario pesante. Intervenire finora non è stato possibile. Anche i villaggi intorno a Falluja, dove hanno trovato rifugio 200.000 sfollati, «non sono sempre accessibili, visto che spesso le Forze multinazionali respingono anche ambulanze e convogli umanitari», come denuncia l’Ics. Secondo la Mezzaluna rossa almeno 150 famiglie prive di tutto sarebbero intrappolate nella città, dove cadaveri insepolti sono finiti in pasto ai cani.
Il bilancio ufficiale parla di 1200 ribelli, 38 americani e 5 soldati iracheni uccisi, nessun riferimento alle vittime civili, che secondo il premier Allawi semplicemente non ci sarebbero state, il governo iracheno è disposto ad ammettere il ferimento di una ventina di civili, non di più, mentre sbandiera lo smantellamento dell’«esercito di Maometto», legato ad Al Zarqawi. Le prime immagini che arrivano dalla città sembrano mostrare però una realtà diversa da quella descritta da Allawi. E su un sito internet un messaggio audio attribuito ad Al Zarqawi invita ad attaccare le linee di rifornimento dei militari Usa.
Il vicepremier iracheno Barham Salih per la prima volta ha ammesso che lo svolgimento delle elezioni a gennaio prossimo potrebbe essere compromesso dal clima di violenza. «All’approssimarsi del voto il governo iracheno, le Nazioni Unite, la commissione elettorale e l’assemblea nazionale devono impegnarsi in un dialogo serio e concreto per verificare la situazione», ha detto il vicepremier al britannico Guardian, sottolineando la sua personale speranza di riuscire a «stabilizzare molte delle aree divenute sacche di resistenza». «Tenere le elezioni sarà una grande sfida».
Violenti combattimenti si sono verificati ieri anche a Baquba, scoppiati - secondo la versione Usa - dopo l’arrivo nella città di un pullman con a bordo tra i 20 e i 40 ribelli, che avrebbero attaccato le forze americane «a partire da una moschea». La risposta Usa è stata un pesante raid aereo, sono state sganciate due bombe da 250 chili. Il bilancio ufficiale è di una ventina di guerriglieri uccisi. Scontri anche nella vicina cittadina di Buhriz, dove un manipolo di ribelli ha attaccato un commissariato, portando via le armi e incendiando tutti gli automezzi. Grave anche la situazione a Mosul: dopo cinque giorni di scontri le forze di sicurezza avrebbero ripreso la maggior parte dei posti di polizia occupati dai guerriglieri giovedì scorso, ma nei prossimi giorni ci si aspetta un intensificarsi delle violenze. Negli incidenti finora si contano sette poliziotti e 30 ribelli uccisi. Secondo il ministro dell’interno iracheno Falah al-Nakib un agente ferito sarebbe stato rapito in ospedale, poi mutilato e impiccato.
Vittime anche nella capitale. Quattro bambini e due donne sono rimasti uccisi ieri in un quartiere alla periferia meridionale di Baghdad, colpiti da tiri di mortaio, mentre una quindicina di uomini armati ha attaccato l’ambasciata polacca, senza gravi conseguenze.
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&topic_id=39148
Licenza indiscriminata di uccider per gli americani.Il video dell’uccisione a bruciapelo in IraK:
http://notizie.virgilio.it/gallery/Iraq_le_immagini_del_disonore/index.html?pmk=hpdefstr2_2
Messaggi
1. > Amnesty accusa Bush. Il video del disonore, 16 novembre 2004, 16:44
I medici:Falluja peggio di Hiroshima:
Roma, 16 nov. (Apcom) - "Il secondo giorno dell’attacco americano a Falluja, il nostro ospedale è stato occupato dai marines e dalle guardie irachene", racconta ad Apcom il dottor Luai Ali Zeidan, chirurgo dell’ospedale di Falluja, contattato telefonicamente. "Siamo stati detenuti, ammanettati ed interrogati nell’ospedale stesso, ci hanno sequestrato i nostri telefoni cellulari e ci hanno lasciati andare solo il giorno seguente. Solo nove medici hanno deciso di rimanere senza gli ausiliari e gli infermieri. Io ho preferito lasciare Falluja".
"Per affrontare l’emergenza prevista a causa dell’attacco americano - ha detto Zeidan a Apcom - avevamo allestito un ospedale da campo, una specie di pronto soccorso, che è stato centrato in pieno da un missile il secondo giorno dell’attacco. Vi erano feriti e morti anche tra il personale, ma gli americani non ci hanno dato il permesso di uscire con l’autoambulanza a portare soccorso ai feriti".
Saleh Al Aisawi, uno dei nove medici dell’ospedale di Falluja rimasto in città, in un collegamento telefonico con Al Jazeera oggi, gridava concitato "Aiutateci vi supplico, la mia gente sta morendo, quello che ci succede è una immane tragedia. Non ci è permesso di portare aiuto alle nostre famiglie. Mi hanno riferito di un’anziana che da sotto le macerie di casa sua grida per essere portata fuori. Gente musulmana fate qualcosa. Quello che è successo qui in questo inferno è peggiore di quello che è successo alla gente di Hiroshima". Ha poi concluso: "Intervenite perché rischiamo ogni sorte di epidemia per i troppi cadaveri putrefatti in mezzo alla strada".
Sale nel mondo arabo la rabbia per l’operazione militare statunitense a Falluja mentre si accavallano testimonianze e immagini. A scatenare la rabbia del mondo musulmano anche le immagini, diffuse dalle tv americane e poi da Al Jazeera, dell’esecuzione nella moschea da parte di un soldato americano di un combattente ferito ma disarmato. Al Jazeera rincara la dose, spiegando che le altre tre persone che si intravedono ancora vive nelle immagini all’interno della moschea sarebbero poi state uccise il giorno seguente, a quanto riferirebbe lo stesso autore del filmato. E ai servizi della tv araba si aggiungono commenti feroci:"Per gli americani, l’anima che sta spirando gli ultimi respiri (riferito all’esecuzione della moschea ndr) ha bisogno di ulteriori pallottole in ossequio alle convenzioni internazionali".