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Francesco Caruso in lizza per Rifondazione: "Sarò un virus nell’Unione"

Publie le giovedì 9 febbraio 2006 par Open-Publishing
2 commenti

Dazibao Elezioni-Eletti Partito della Rifondazione Comunista Parigi

L’Udeur: ci toglie voti. Bertinotti: l’alleanza non è una caserma

Caruso: non giudico i kamikaze. Hamas è meglio di Mastella
Il no global in lizza per Rifondazione: sarò un virus nell’Unione

È sceso dall’albero. E ha detto cose durissime. Spiacevoli. Politicamente - anche per Rifondazione comunista - scorrette. L’albero: una quercia secolare di viale Mellusi, Benevento, quelli del Comune stanno segando i tronchi su ordine del sindaco di Alleanza nazionale e così, ieri mattina, una squadra di antagonisti ci si è andata ad arrampicare. Lui, un gatto ribelle: Francesco Caruso, gran capo dei no global meridionali, candidato da Bertinotti alla Camera nel collegio della Calabria. Ventitré procedimenti giudiziari sparsi nelle varie procure d’Italia e la coerenza, almeno, di dire ancora quel che pensa.

Sceso dall’albero, ha detto di pensare questo: «Fanno bene, Fassino e Prodi e tutti gli altri, ad aver paura della mia candidatura. Perché sarò un virus che metterà in discussione i loro privilegi. Sarò il grimaldello dei disoccupati, degli emarginati, dei senzacasa. Meglio essere uno di Hamas all’italiana, che un Mastella alla palestinese». Hamas? Lei evoca i kamikaze... «Li evoco, e allora? Non mi sento di giudicarli. Il kamikaze, in fondo, è una forma di disperazione sociale». Lei dice cose molto dure, e discutibili. «Il mio universo di riferimento non è quello dei D’Alema, dei Rutelli, dei Fisichella». L’altro giorno ha preso un caffè con il presidente di Confindustria, Luca di Montezemolo. «Ha pagato lui». Casarini, leader no global del Nord-Est, la giudica, però, un traditore: «Traditore di cosa? Io continuerò a stare nei centri sociali, per occupare case, bloccare binari, arrampicarmi sugli alberi e...». E cosa, Caruso? «Mi piacerebbe anche riuscire a sciogliere il Ros, il Reparto operativo speciale dei carabinieri. Gente pessima. Mi sbaglio o sono indagati per un giro di droga?».

Mentre fornisce questo genere di risposte, Fausto Bertinotti è nel salotto di Porta a porta, ospite di Bruno Vespa. Imbarazzo? «L’Unione non è una caserma. Ciò che è vincolante è il programma... quanto allo scioglimento del Ros, si tratta di un’opinione personale di Francesco». Poi Bertinotti cerca la mediazione: «Comunque, a Caruso e all’Unione propongo un armistizio. Ragioni di igiene politica chiedono all’Unione di dismettere un atteggiamento rissoso...». Armistizio? L’Udeur risponde subito. Con una nota. «Caruso è utile solo a far perdere voti alla coalizione». Il segretario dei Ds, Piero Fassino, era già stato assai critico martedì. Questo però non basta al ministro per le Riforme, Roberto Calderoli: «Ma Prodi perché tace? Condivide o si vergogna?». Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, risponde a Emilio Fede, al Tg4: «Il centrosinistra è un inestricabile groviglio di contraddizioni». Caruso sghignazza: «Li sento e penso: appena metto piede alla Camera...».
Fabrizio Roncone
09 febbraio 2006

http://www.corriere.it/Primo_Piano/...


http://www.edoneo.org

Messaggi

  • Io sinceramente non ho capito. Anzi devo dire che continuo a non capire.

    Allora, l’attività politica è un’attività molto complessa e articolata. Può essere collegata alla militanza in un partito, oppure no. Può avere aspetti "oscillanti", essere legata o meno a campagne momentanee, avere caratteri strutturali e/o strutturati. Può essere anche fortemente caratterizzata da ideologie ben precise, avere fini di lungo periodo.

    Quindi, perlomeno secondo la mia modesta impressione, l’attività politica ha un amplissimo "range" entro il quale operare. Non è detto, poi, che le varie componenti del fare politica siano collegate, ma neppure che siano distaccate.

    I movimenti a volte legano con i partiti oppure sono fortemente distanti. Su quest’ultimo punto, la "forma partito" mi vorrei soffermare.

    La politica dei partiti, così come sono andati strutturandosi storicamente, ha un rapporto che non può essere visto come esclusivo o di diretta discendenza. Si può (si deve?) fare politica senza per questo essere inseriti in un partito.

    Tuttavia, se non vogliamo fare finta di essere "innocenti" (e non lo siamo) non è possibile dissociare i partiti dalla vita politica, così come non possiamo ignorare che la democrazia entro la quale viviamo si sia strutturata sui partiti. Questo non è un giudizio di merito, è solo una constatazione. Possiamo tranquillamente essere in totale disaccordo con la politica fatta dai partiti (e questo scollamento fra movimenti e partiti data ormai dal ’68).

    Però i partiti, così come noi li conosciamo oggi sono molto diversi da quelli di qualche decennio fa. Anche per i più "fedeli" il partito non organizza più la vita sociale dei propri membri. E la militanza stessa è assai più "leggera" e "fluttuante".

    Del resto oggi nessuno, nemmeno il più acritico dei militanti, potrebbe accettare una condizione di vita di partito così come si sarebbe consfigurata appena pochi anni fa.....

    E qui mi pongo una domanda. Se il partito oggi è divenuto una cosa così leggera e poco impegnativa (prima si parlava di cambiare il mondo oggi si lancia il rivoluzionario proposito di "far pagare le tasse") a cosa serve?

    Serve a partecipare e vincere le elezioni. In poche parole oggi il partito non è rappresentato dalla vita politica dei propri militanti, ma dal momento del voto. Il partito è diventato una pura "macchina elettorale".

    Scopo della macchina elettorale non può essere che quello di vincere le elezioni.

    Poi, dopo il voto, ognuno torna a casa sua......

    E qui mi chiedo. Caruso pensa di essere un "virus" nel sistema? ebbene Caruso deve capire che , come sempre è accaduto, lui è solo un "brand" che il partito ha scelto per aggiudicarsi i voti del "target" che lui rappresenta.

    Poi una volta votato, potrà scegliere di dimettersi o rimanere. Per il "sistema" (uso questa parola vecchia e inesatta e chiedo venia) è uguale.

    Però Caruso, ma anche Agnoletto o Casarini (che non si candida mi pare) non devono pensare che questo sia un tentativo del sistema di catturarli. Essi sono già dei "brand". dei marchi.

    L’unica e ultima cosa che mi chiedo (e che dovrebbero chiedersi anche loro) è solo che, nei partiti, in genere i leaders (pur se in forma assai dubbia e teatrale) sono eletti.

    La loro figura di "capi" del movimento è stata legata invece solo alla loro esposizione mediatica.

    la società dello spettacolo li ha resi celebri. E loro recitano la parte assegnata.

    Come ebbe a dire Jim Morrison "Nessuno uscirà vivo di qui".

    Ciao

    Andrea