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IVG: la stabilità dei numeri nasconde nuovi comportamenti
Publie le venerdì 10 dicembre 2004 par Open-Publishing
di Cécile Prieur
Trent’anni dopo l’adozione della legge Veil, il numero di donne che abortiscono ogni anno oscilla sempre intorno a 200 000. Secondo uno studio dell’Inserm e dell’INED, il ricorso a quest’intervento mira soprattutto a riportare la maternità ad un contesto affettivo e sociale più stabile.
La speranza nata dalla legalizzazione dell’aborto si é realizzata solo in parte. Trent’anni dopo l’adozione della legge Veil, il 21 dicembre 1974, le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) restano frequenti come alla fine degli anni 70.
Eppure questa stabilità nasconde evoluzioni profonde nel rapporto delle donne con questo intervento. Uno studio del bollettino Population et sociétés, reso pubblico mercoledi’ 8 dicembre, ha analizzato queste evoluzioni.
Condotto dai ricercatori dell’Istituto nazionale della salute e della ricerca medica (Inserm) e dall’Istituto nazionale di studi demografici (INED) Nathalie Bajos, Caroline Moreau, Henri Leridon e Michèle Ferrand, lo studio mostra che se le donne ricorrono più spesso all’aborto in caso di gravidanza non prevista, é per riportare la loro maternità ad un contesto affettivo e sociale stabile. "La decisione dell’IVG é costruita socialmente, spiega Nathalie Bajos, dell’Inserm. Rimanda alle norme sociali di buone condizioni della parentalità."
Negli anni 70, i legislatori e le femministe speravano che lo sviluppo della contraccezione e poi l’autorizzazione dell’IVG avrebbero prodotto una progressiva diminuzione del ricorso all’aborto. Trent’anni dopo, nulla di tutto cio’. Certo, dopo la legge Veil, le condizioni sanitarie dell’aborto sono radicalmente cambiate, comportando una riduzione spettacolare delle complicazioni gravi e dei decessi: si conta oggi meno di un decesso all’anno riconducibile alla pratica dell’aborto in Francia (0,3 per 100.000 IVG).
Tuttavia, malgrado la diffusione massiccia della contraccezione medica (pillola e diaframma), il ricorso all’IVG resta sorprendentemente stabile dal 1975. Il tasso oscilla intorno a 14 aborti per mille donne fra 15 e 49 anni, cioé circa 200 000 all’anno (206 000 nel 2002). Cifre fra le più elevate dell’Europa Occidentale, dato che la Francia viene subito dopo la Svezia, ma prima della Gran Bretagna, della Danimarca e dell’Italia.
Sono le giovani, fra i 20 e i 24 anni, ad abortire di più, con 27,4 interruzioni per mille. Se si mettono insieme tutte le età, "si valuta che circa il 40% delle donne vi faranno ricorso nella loro vita", nota lo studio, che rileva che "cio’ riguarda tutte le categorie sociali".
"LOGICHE SOCIALI"
La stabilità del numero di aborti ha varie cause. Aldilà dei problemi di informazione e di accesso alla contraccezione di talune donne o dell’ambivalenza dinanzi al desiderio di gravidanza, si spiega anzitutto per l’inadeguatezza del metodo contraccettivo alle loro condizioni di vita sociale, affettiva e sessuale. Cosi’, il 23% delle donne che hanno abortito nel 1998 prendevano la pillola ed il fallimento della contraccezione é dovuto al fatto di aver dimenticato di prendere la pillola quotidiana.
Non per questo si deve dedurre che la contraccezione non ha alcun effetto sul ricorso all’IVG: la generalizzazione delle pratiche contraccettive ha comportato una diminuzione del numero di gravidanze non previste, che rappresentavano il 46% delle gravidanze verso il 1975, il 36% quindici anni più tardi ed il 33% oggi. Semplicemente, le donne ricorrono più spesso all’IVG in caso di gravidanza indesiderata. Mentre quattro gravidanze non previste su dieci si concludevano con una IVG nel 1975, esse sono sei su dieci oggi. La tendenza sembra particolarmente marcata presso le giovanissime, che abortiscono di più da una decina d’anni.
Se le donne ricorrono all’IVG più facilmente che negli anni 70, cio’ é dovuto al fatto che in trent’anni la loro condizione é radicalmente cambiata. Le logiche sociali che sottendono alla decisione d’interrompere la gravidanza dipendono dalla fase del ciclo vitale" della donna e dipendono dalla loro età, dal loro impegno o non impegno negli studi o da una carriera professionale, oltre che dalla loro stabilità affettiva.
Cosi’, se le giovani di meno di 25 anni sono quelle che abortiscono di più, cio’ dipende dal fatto che per loro é determinante l’impegno negli studi. L’IVG appare come un mezzo per rimandare una maternità arrivata troppo presto per le donne in una situazione professionale agli inizi", spiegano i ricercatori. Inversamente, quando gli studi non rappresentano un investimento redditizio, la scelta di una maternità precoce puo’ rappresentare un mezzo per acquisire uno status ed un’identità sociale.
"MATERNITA’ SCELTA"
Per i demografi, la decisione di abortire, lungi dal corrispondere ad un comportamento egoista che porterebbe la donna ad interrompere la sua gravidanza per pura convenienza personale, traduce l’attenzione portata alle condizioni di accoglienza del bambino". "Si tratta di un’anticipazione da parte delle donne e degli uomini della loro capacità di impegno in una parentalità dove il contesto relazionale e materno sia favorevole, davanti ai rischi della vita ", spiegano i ricercatori. Il bambino é "programmato" in un contesto affettivo stabile ed al momento buono della traiettoria professionale dei genitori. In questo senso, se il ricorso all’IVG é più frequente in caso di gravidanza indesiderata, esso non si é, tuttora, banalizzato. "La legalizzazione non ha provocato una banalizzazione nel vissuto delle donne, commenta Nathalie Bajos. L’aborto non é un gesto anodino, esso traduce sempre un momento di vulnerabilità nella vita di una donna."
Trent’anni dopo l’entrata in vigore della legge Veil, "la contraccezione e, in caso di fallimento, il ricorso all’IVG hanno permesso il passaggio da un modello di maternità imposta a quello di maternità scelta, contribuendo cosi’ a ridefinire la parentalità al femminile, come al maschile", secondo Population et sociétés. E, contrariamente a cio’ che affermavano gli avversari dell’aborto all’epoca in cui la legge fu adottata, la legalizzazione dell’IVG non ha avuto un impatto demografico. Un’IVG non costituisce una nascita in meno ma una nascita rimandata a più tardi in un contesto più favorevole", spiega la Signora Bajos.
La fecondità francese, fortemente diminuita dal 1964 al 1976, si é stabilizzata: da trent’anni il numero di bambini desiderato dai Francesi resta invariato e le donne ne hanno sempre altrettanti.
Cécile Prieur
Una legislazione rimaneggiata parecchie volte
< Dicembre 1967. Presentata da Lucien Neuwirth, deputato (UNR-UDT) della Loira, la legge relativa alla regolamentazione delle nascite autorizza la pillola contraccettiva.
< Aprile 1971. Le Nouvel Observateur pubbliche il "Manifesto delle 343 donnacce", un appello in favore dell’aborto libero redatto da Simone de Beauvoir.
< 26 novembre 1974. Simone Veil, ministro della sanità del governo di Valéry Giscard d’Estaing, presenta il suo progetto di legge che autorizza l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) all’Assemblea nazionale. La legge sarà promulgata nel gennaio 1975.
< 1982. La socialista Yvette Roudy, ministro della condizione femminile, fa iscrivere nella legge il rimborso dell’IVG da parte della Sécurité sociale (Servizio Sanitario Nazionale, NdT).
< 1988. L’RU 486 ottiene un’autorizzazione di immissione sul mercato e permette di realizzare aborti terapeutici nei centri specializzati.
< Gennaio 1993. Per lottare contro i commandos anti-aborto, viene adottata la legge della socialista Véronique Neiertz, segretaria di Stato ai diritti delle donne. Essa crea il delitto di intralcio all’IVG, passibile di pene da due mesi a tre anni di prigione e di multe da 2 000 a 3 000 franchi.
< Luglio 2001. Adozione della riforma della legge del 1975. Proposta da Martine Aubry, allora ministra dell’impiego e della solidarità, fa passare il termine legale per il ricorso all’aborto da dieci a dodici settimane di gravidanza e permette alle minori accompagnate da un adulto referente di ottenere un’IVG senza l’autorizzazione dei loro parenti.
< Luglio 2004. Il ministro della sanità, Philippe Douste-Blazy, aumenta del 29% i forfaits IVG negli ospedali e firma il decreto che autorizza l’aborto terapeutico fuori casa fino a cinque settimane di gravidanza, una misura prevista dalla legge del 2001.
Tradotto dal francese da Karl&Rosa
http://www.lemonde.fr/web/recherche_articleweb/1,13-0,36-390064,0.html