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Il risveglio

Publie le martedì 5 settembre 2006 par Open-Publishing

Europa USA Michele Bono

...E all’improvviso si è svegliato l’ONU...

di Michele Bono

Dopo anni di letargo l’organizzazione delle Nazioni Unite torna a voler essere protagonista di una politica internazionale sempre più assillata dal problema mediorientale. “Ma perché proprio ora?” viene da chiedersi. E soprattutto, “perché non durante la guerra in Iraq?” o “perché non per frenare l’interventismo statunitense votato unilateralmente all’attuazione cieca del biasimevole principio della guerra preventiva?”

La risposta è semplice ed implicitamente contenuta nelle domande stesse: perché gli Stati Uniti, sordi ad ogni autorità sovranazionale che non sia quella delle lobbies che condizionano la sua spregevole politica estera, hanno sempre rifiutato che si interferisse in qualsiasi modo con il suo nobile progetto di esportazione della democrazia a suon di bombardamenti, embarghi e stragi di civili. Semplice.

Ogni tentativo di placare l’avidità petrolifera e le necessità belliche degli USA si è schiantato contro un marmoreo muro d’indifferenza. Non c’erano ragioni etiche, politiche od economiche che tenessero. Il diritto alla difesa della nazione più potente del mondo non poteva essere messo in discussione da nessuno. Nemmeno dal Papa.

Kofi Annan sembrava un pupazzetto in giacca e cravatta esibito con parsimonia alle occasioni più prestigiose: meeting internazionali sui problemi del terzo mondo, congressi per la pace, viaggi diplomatici d’ogni genere. Se negli ultimi anni si fosse risolto un solo misero problema ad ogni stretta di mano del facoltoso segretario generale delle Nazioni Unite oggi vivremmo in un paradiso mistico fatto di pace amore e LSD.

Purtroppo il mondo che abbiamo davanti agli occhi è ben diverso: in ogni angolo della terra imperversano guerre, fame, povertà, regimi totalitari, sfruttamenti neo-coloniali, stragi etniche, manipolazioni ideologiche, ignoranza, terrorismo e fanatismi religiosi. Le uniche notizie “agostane” a far sorridere sono quelle sulla telenovela del calcio-mercato estivo.

All’improvviso, però, l’ONU ha magicamente smesso di essere la bella addormentata nel bosco; l’Italietta è diventata il fulcro di una difficile campagna di pacificazione, addirittura messa alla testa di un futuro contingente di caschi blu; l’America, guarda caso, si è fatta da parte, pur ribadendo la necessità urgente di risolvere la questione libano-israeliana. Tutto questo mentre la Francia tira il sasso e nasconde la mano, la Germania resta alla finestra in attesa della stella cometa, la Spagna socialista gioca a fare la prima donna, e centinaia di civili continuano a perdere la vita sotto gli incessanti colpi di stupidi missili e bombe intelligenti.
All’improvviso tutti fanno finta di preoccuparsi. Perché? E soprattutto, siamo noi in grado di sostenere l’impegno che ci è stato accollato, dal punto di vista diplomatico, bellico e -non da ultimo- economico? Perché prima di avventurarci in tutte le guerre altrui non cerchiamo di risolvere i nostri problemi? Perché abbiamo votato un governo che ha parlato solo di pace e nei suoi primi due mesi di vita ha discusso solo di guerra? Perché ci ostiniamo a credere che la pace possa essere portata da uomini armati fino ai denti? Perché non partecipano tutti alla pacificazione del mondo, ma solo alcuni (e nella misura in cui fa loro comodo)?

Non voglio addentrarmi né all’interno delle questioni specifiche del conflitto tra Libano e Israele né tra gli impervi cunicoli di una politica diplomatica internazionale ormai divenuta ridicola. Vorrei solo fare alcune modeste considerazioni:

Prima di tutto l’Italia.
Prodi e la sua armata Brancaleone non fanno altro che contraddirsi a vicenda, litigare per le poltrone, portare avanti a fatica il vecchio programma della Cdl, che a sua volta è divisa tra un Fini ex-fascista-filo-ebreo, un Casini pentito ed un Berlusconi “briatoresco”. Ma forse a questo siamo già abituati. La politica italiana è da sempre affetta dal morbo dell’unipolarismo endemico.

Ciò che mi scandalizza è che per la prima volta nella nostra storia un governo di sinistra sia orgoglioso di guidare una missione militare in territorio straniero per una guerra straniera. Orgogliosi di cosa? Di armare 3000 soldati italiani e mandarli allo sbando, di contro ai soli 200 francesi? Di continuare a persistere nell’idea che la pace e la democrazia siano esportabili con carri armati, fregate, bombardieri? O, come ha detto giustamente Cossiga (con il quale per la prima volta nella mia vita mi trovo d’accordo, e quasi me ne vergogno...), orgogliosi di cercare la Crimea cavouriana di Prodi, un’azione militare che dia ulteriore prestigio ai neo-campioni del mondo?

Credo che la pace sia un concetto estraneo alle regole d’ingaggio militari. Credo al valore universale del dialogo, non della guerra, delle invasioni territoriali, dei finti compromessi dietro i quali si nascondono interessi economici inimmaginabili. Credo in quell’umanità, anche logora, in cui ormai non sembra credere più nemmeno un bambino.

L’Europa.
I pochi paesi che hanno aderito all’ambizioso e nobile progetto di una Comunità Europea hanno dovuto affrontare enormi sacrifici: adottare la moneta unica (non tutti); modificare strategie di politica interna per rientrare nei parametri economici comunitari; costituire una confederazione sovranazionale soprattutto per affrontare eventuali problemi internazionali. Risultato: l’Euro sta mandando in bancarotta le famiglie di semplici lavoratori di tutta Europa; nessuno rispetta le normative economiche internazionali, ma vorrebbe che tutti le rispettassero; in caso di guerra lasciamo che l’America si comporti da dittatore o spendiamo inutilmente i soldi dei contribuenti per pacificare zone che gli stessi stati facentene parte (e non solo) hanno scarso interesse a pacificare. Cosa è andato storto? Si parlava di un’Europa che avrebbe dovuto svolgere il ruolo di polo alternativo agli Stati Uniti, a me sembra che continuiamo ad essere il loro docile e fedele cagnolino. Si parlava di un Euro forte e di un Dollaro debole, a me sembra che oggi in Europa le grandi multinazionali USA vendano meglio -proprio perché il Dollaro è sceso, molto lentamente- e comprino ricattando -in virtù del fatto che con l’Euro alla stelle, per mantenere il volume di affari di un tempo, i prezzi delle nostre merci vadano abbassati. Si parlava di solidarietà internazionale, a me sembra di essere un cinico pazzo preso per il culo.

USA e Israele.
Sono i due stati che negli ultimi decenni hanno, se non scatenato, sostenuto la maggior parte delle guerre del pianeta giustificandosi a vicenda, mentre il clima di terrore che attualmente si respira in ogni angolo del mondo ha raggiunto uno stato critico mai esistito prima. Bisognerebbe avere, da un lato, il coraggio di mettere in dubbio, criticare e boicottare apertamente la politica americana, una politica espansionistica meramente finalizzata all’accaparramento dell’oro nero ad ogni costo, umano ed economico; dall’altro, la forza di mandare a casa classi dirigenziali in preda a deliri d’onnipotenza e colpevolezza mistici, che alternano ipocritamente propensioni missionaristiche a desolate mortificazioni per un retaggio storico ampiamente strumentalizzato: l’orrore dell’olocausto.

Israele ha senza dubbio il diritto ed il dovere di difendersi e non ha certamente attaccato per prima il Libano, ma sarebbe ora di finirla con un asservimento ideologico nei confronti di un mostro storico la cui memoria andrebbe perpetuata con il silenzio e la pace, non con l’odio e la guerra preventiva continua.

Credo che la sproporzione della reazione israeliana alle provocazioni degli hezbollah sia palesata dalle armi in campo, dai morti e dai danni provocati. Questa è la realtà. Schierarsi sempre dalla parte del più forte -o quantomeno non suscitare le sue ire- non fa altro che alimentare la folle rabbia del più debole, quindi l’instabilità della pace. Senza dubbio i fondamentalisti islamici sono antisemiti, questo va condannato e compreso nell’ottica di una devastante ignoranza strumentalizzata dai regimi asiatici totalitari, ma anche Israele non è di certo una nazione né pacifista né filo-islamica, anzi. Qui l’olocausto non c’entra nulla. Spero si abbia l’onestà intellettuale di ammetterlo.

Sarebbe ora che i politici facciano ciò per cui sono strapagati: migliorare le condizioni in primis del proprio paese e solo dopo provare a partecipare al miglioramento del mondo, non tirare i fili della macchina del potere come se fossero giocattolai, perché le loro mosse sbagliate sono il terreno fertile della morte. Come disse il genio di Herbert Marcuse in tempi ancora poco sospetti:

“La minaccia di una catastrofe atomica, che potrebbe spazzar via la razza umana, non serve nel medesimo tempo a proteggere le stesse forze che perpetuano tale pericolo? [...] La società industriale avanzata diventa più ricca, più grande e migliore a mano a mano che perpetua il pericolo. [...] Questa società è, nell’insieme, irrazionale. La sua produttività tende a distruggere il libero sviluppo di facoltà e bisogni umani, la sua pace è mantenuta da una costante minaccia di guerra, la sua crescita si fonda sulla repressione delle possibilità più vere per rendere pacifica la lotta per l’esistenza -individuale, nazionale e internazionale.”

H. Marcuse, L’uomo a una dimensione.