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Jeremy Rifkin: "Ognuno diventerà fornitore ed utilizzatore di energia e idee, come sul web"
Publie le lunedì 3 ottobre 2005 par Open-PublishingDazibao Economia-Budget Energia
L’economista Usa ha presentato all’Idc Forum di Parigi la sua ricetta
Idrogeno, internet e Italia Le tre I di Rifkin per salvare il mondo
Il nostro paese potrebbe svolgere un ruolo centrale in questa rivoluzione
"Avete tutte le potenzialità per creare milioni di posti di lavoro in un ventennio"
di PIETRO GENTILE
PARIGI - La terza rivoluzione industriale, quella che porterà il mondo fuori dall’economia alimentata dai combustibili fossili, è a portata di mano. Per realizzarla è necessaria una sinergia tra la rete delle telecomunicazioni e l’uso dell’idrogeno, trainata dalla sensibilità europea per lo sviluppo sostenibile e la tutela ambientale.
E un ruolo chiave, in questo scenario, potrebbe recitarlo proprio l’Italia. A esserne convinto è l’economista statunitense Jeremy Rifkin, autore di diversi best seller come "L’era dell’Accesso" e "Economia all’Idrogeno", che ha presentato in questi giorni il suo punto di vista al Idc Forum, la conferenza europea sulla Information and Communication Technology svoltasi a Parigi.
Mister Rifkin, poco prima di venire a Parigi lei è stato a Bruxelles, dove il Parlamento europeo lo scorso 12 settembre ha finalmente approvato la proposta bi-partisan relativa allo sviluppo dell’utilizzo dell’idrogeno in Europa che lei, insieme ad altri studiosi, economisti e politici, ha sponsorizzato fortemente.
Si, ci è voluto circa un anno per portare a termine questa iniziativa: Vittorio Prodi, fratello di Romano, ha lavorato duramente con me ed altri leader riuscendo ad unire le differenti componenti del Parlamento europeo appartenenti a differenti schieramenti per giungere ad una dichiarazione comune siglata il 12 settembre scorso. L’Europa è oggi nella posizione migliore per condurre la nuova rivoluzione industriale guidata dall’energia prodotta con fonti rinnovabili ed immagazzinata e distribuita attraverso l’idrogeno. Il quadro negativo che abbiamo davanti oggi è chiaro: riscaldamento globale, crisi petrolifera, debito del Terzo Mondo, terrorismo. Siamo alla fine dell’era del petrolio. Le nuove opportunità sono invece ancora da chiarire alla comunità economica internazionale, ma siamo a mio avviso all’inizio della terza rivoluzione industriale.
Ma perché venire a parlare di questi temi all’Idc european forum, un consesso di esperti di Internet e Ict? Qual è il collegamento tra questi due mondi apparentemente distanti fra loro?
Nell’antico scenario storico, nel mondo rurale, il grano accumulato dagli agricoltori era una forma primaria di energia immagazzinata per il futuro. Per organizzare questo modello economico era necessaria una forma di comunicazione rappresentata dall’invenzione della scrittura. Allora i paradigmi erano quindi due: comunicazione, con le prime forme di scrittura, ed agricoltura.
Il secondo scenario è quello della prima rivoluzione industriale: in questo caso il paradigma era rappresentato dalla invenzione della stampa (il comando e controllo) unita alle prime forme di produzione industriale legate al carbone, il vapore e la ferrovia.
Il terzo scenario è quello della seconda rivoluzione industriale in cui il centro di comando e controllo era rappresentato da telegrafo e telefono in relazione ai fattori produttivi abilitanti, quali l’elettricità e gli impianti industriali che hanno generato nuove economia di scala.
Oggi siamo alla terza rivoluzione dove il centro di comando e controllo è rappresentato dalle attuali forme di comunicazione ed elaborazione delle informazioni quali i personal computer, internet, i satelliti, il wi-fi, che oggi collegano già il 20% dell’umanità. Ma ciò che ancora manca è l’aspetto relativo alla creazione, immagazzinamento e distribuzione di nuove forme di energia per produrre ed alimentare le nuove forme di comunicazione.
Quello che io dico è che questa rivoluzione partirà con le fuel cell (celle a combustibile) alimentate da idrogeno che verranno distribuite in centinaia di milioni di personal computer, di auto, in milioni di case, in milioni di negozi e imprese di piccole medie dimensioni. Con le fuel cell ad idrogeno "verde" prodotto dall’acqua, da fonti rinnovabili e da biomasse (non quello "nero", prodotto grazie al carbone, al petrolio o al nucleare), inizierà una terza rivoluzione che partirà dal basso perché ognuno di noi come nel paradigma di internet, diventerà fornitore ed utilizzatore di energia e di idee. Questa è la resurrezione dell’Ict.
In che senso?
Ogni infrastruttura per la produzione e stoccaggio di energia dovrà essere riconfigurata, usando le stesse logiche della rivoluzione internet lanciata dalla Silicon Valley quindici anni fa. E’ un cambiamento che parte dal basso in una logica totalmente orizzontale, la logica del peer-to-peer, per usare un’espressione cara agli amanti di internet.
Quale ruolo può giocare l’Europa in questo scenario?
In questo processo vedo l’Europa in una situazione strategica estremamente interessante. Da anni siete attenti agli impatti ambientali, alle relazioni sociali, le vostre comunità sono più solidali ed attente agli aspetti collettivi piuttosto che quelli del singolo. In secondo luogo l’Europa ha firmato gli accordi per la riduzione del surriscaldamento globale del pianeta.
Un altro motivo è che voi europei, a diffeferenza degli Usa, dove il tasso di risparmio delle famiglie si è pressoché azzerato, avete i fondi e le risorse per investire nella nuova infrastruttura basata sull’idrogeno.
E l’Italia potrà dire la sua in questo contesto?
Come le dicevo l’Europa è oggi nella condizione ideale per sviluppare questo nuovo modello e in Italia le potenzialità - partendo dal basso, dalle province e dalle regioni - per costruire un "bottom-up network" energetico sono enormi. Questo è il modo per resuscitare l’economia italiana: la vostra economia è oggi in una situazione di grave stallo. Creando nuove infrastrutture basate sul paradigma dell’idrogeno e dell’Ict sarete in grado di generare nel lungo periodo (nei prossimi 20 anni) milioni di nuovi posti di lavoro.
(3 ottobre 2005)
http://www.repubblica.it/2005/j/sez...