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Nelle nostre carceri una pena di morte tutta italiana..
Publie le mercoledì 30 marzo 2011 par Open-Publishing
Dicono che in Italia non vige la pena di morte e la nostra Carta vieta di estradare un cittadino straniero condannato a morte in uno stato dove esiste la pena capitale. In realtà quello che accade nelle carceri italiane oggi sembra somigliare a quanto accade ai peggiori regimi integralisti islamici e dittatoriali.
I nostri governanti si stracciano le vesti e mettono le gigantografie in bella mostra quando si annuncia una condanna a morte in Iran, quando una donna viene condannata alla lapidazione o quando giovani omosessuali vendono impiccati.
Ma a nessun politico e a pochi mezzi di comunicazione sembra più importare delle vite che si spengono continuamente e violentemente dentro le patrie galere. L’orrenda strage di giovani detenuti che avviene dentro le mura delle galere italiane sembra diventata una insignificante fatalità senza rimedio.
In pochi mesi 194 suicidi tentati, 15 riusciti, 1025 atti di autolesionismo e decine di decessi da chiarire tra malasanità e circostanze misteriose. Non ci sono più considerazioni etiche da fare su questa svalorizzazione della vita quando essa è reclusa, quando essa è indebolita da una malattia in un’ospedale, quando è costretta a stare per motivi di sopravvivenza e di lavoro su un’impalcatura pericolosa o in vasche chimiche mai ispezionate.
Dicono che solo Gheddafi dovrebbe comparire davanti alla corte penale internazionale per crimini contro l’Umanità. Dicono che le morti da piangere siano quelle di soldati che tornano dall’Afghanistan in una bara. Soldati ai quali può capitare, per errore, di uccidere anime innocenti in nome della pace. Ma davanti alla Corte penale internazionale non dovrebbero forse starci anche quei ministri e dirigenti italiani responsabili dell’attuale situazione delle carceri del nostro paese dove si sta consumando da anni nel silenzio e nell’indifferenza un moderno sterminio, una nuova shoah ?
Chiudiamo con alcune parole di Eugenio Sarno della Uil Penitenziari pronunciate stamattina in un pubblico convegno:
"L’assenza della politica è voluta e ragionata. Abbiamo la consapevolezza che oggi i politici già si occupano poco di Giustizia e quando se ne occupano hanno ben altre cose per la testa. L’interlocutore politico è più inutile del solito in questo momento. C’è una dignità che vola via, una civiltà incatenata, l’encefalogramma piatto dell’efficienza dell’Amministrazione, un diritto impiccato, purtroppo da noi si impiccano anche le persone e non solo il diritto, la richiesta di aiuto degli operatori di prima linea, la bomba del sovraffollamento... Il provvedimento svuotacarceri non ha inciso per nulla perchè l’uscita di soli 1400 detenuti su 68.000 a fronte di 45 mila posti non modificano il problema. Anche il provvedimento sulla Sanità penitenziaria non garantisce un servizio adeguato e c’è da indignarsi per la barbarie dei tanti bambini in tenera età che stanno dentro e hanno come orizzonte solo le sbarre di un carcere".
Domenico Ciardulli